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  La domenica: giorno del Signore, giorno dell’uomo

Data di pubblicazione: Martedì, 3 Maggio 2005

TRAGUARDI SOCIALI / n.15 Marzo / Aprile 2005 :: La domenica: giorno del Signore, giorno dell’uomo

di Noè Ghidoni


LA DOMENICA: GIORNO DEL SIGNORE, GIORNO DELL’UOMO


       L’occasione dell’ormai prossimo Congresso eucaristico di Bari è opportuna per riprendere l’attenzione sulla Domenica che ha perso via via la sua connotazione fondativa. La mercificazione del giorno di festa, l’estensione di attività lavorative anche se non strettamente necessarie (fino ad occupare il 31% dei lavoratori secondo il Censis), la banalizzazione della Domenica come semplice giorno di riposo, ci portano lontano   da quello che la Domenica è: innanzitutto il giorno del Signore con al centro l’Eucarestia ma anche giorno della festa, del comune ritrovarsi per coltivare quelle relazioni umane e quelle dimensioni della vita che non ubbidiscono alle logiche del produrre e del consumare. Una società tutta incentrata sulle logiche economiche e di mercato è sostanzialmente vocata all’autodistruzione, non riuscendo più a generare al proprio interno né quei valori che danno senso al vivere né quel tipo di relazioni che costruiscono l’ordinato e pacifico con-vivere sia a livello familiare che comunitario.

       Per dirla con Giovanni Paolo II°, “ci sono bisogni collettivi e qualitativi che non possono essere soddisfatti mediante i meccanismi del mercato; ci sono esigenze umane importanti che sfuggono alla sua logica; ci sono beni che, per loro natura, non possono e non si debbono vendere o comprare” (C.A.). Il Santo Padre è tornato più volte sull’argomento in particolare con la lettera apostolica Dies Domini ma anche nello stesso momento in cui raccomandava all’Europa di salvaguardare i valori ed i principi che le derivano dalle sue radici cristiane: “…nel contesto attuale, le circostanze rendono precaria la possibilità per i cristiani di vivere pienamente la Domenica come giorno dell’incontro con il Signore. Avviene, non di rado, che essa sia ridotta a fine settimana, a semplice tempo di evasione. Occorre perciò un’azione pastorale articolata a livello educativo, spirituale e sociale, che aiuti a viverne il senso vero. Rinnovo, pertanto, l’invito a recuperare il significato più profondo del giorno del Signore: venga santificato con la   partecipazione all’Eucarestia e con un riposo ricco di letizia cristiana e fraternità. Non si tema, perciò, di difenderlo contro ogni attacco e di adoperarsi perché,   nell’organizzazione del lavoro, esso sia salvaguardato, così che possa essere giorno per l’uomo, a vantaggio dell’intera società. Se, infatti, la Domenica fosse privata del suo significato originario e in essa non fosse possibile dare spazio adeguato alla preghiera, al riposo, alla comunione e alla gioia, potrebbe succedere che l’uomo rimanga chiuso in un orizzonte tanto ristretto che non gli consente più di vedere il ‘cielo’. Allora, per quanto vestito a festa, diventa intimamente incapace di ‘fare festa’. E senza la dimensione della festa, la speranza non troverebbe una casa dove abitare”. Come è evidente, tutelare e promuovere il carattere ‘festivo’ della Domenica non ha esclusivamente connotazioni ecclesiali o confessionali ma ha una rilevante valenza ‘civile’ ed essenzialmente umana.


Noè Ghidoni

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