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  "L’Europa non ci abbandoni"

Data di pubblicazione: Martedì, 3 Maggio 2005

TRAGUARDI SOCIALI / n.15 Marzo / Aprile 2005 :: "L’Europa non ci abbandoni"

Bosnia,l’appello del vescovo


"L'EUROPA NON CI ABBANDONI"
BOSNIA, L'APPELLO DEL VESCOVO


       Mons. Franjo Komarica, vescovo di Banja Luka in Bosnia Erzegovina, da sempre è un sacerdote in prima linea in una terra di frontiera “in cui - ha detto - si incontrano e ogni tanto vengono in conflitto tante diversità etniche, religiose, culturali: una terra che, dopo essere stata poligono di sperimentazione di mezzi bellici vecchi e nuovi, tante volte è stata trascurata dall’Europa occidentale”. Non ha usato mezzi termini Mons. Komarica a Verona: “l’Europa è stata testimone responsabile’ di un’immane tragedia”.

       Quindi ha fornito una serie di numeri che rendono l’idea di quanto sia stata dura la persecuzione subita dai cristiani bosniaci: “più di un milione e 200mila profughi; di 830mila abitanti di religione cattolica ben 465mila sono stati costretti a lasciare le proprie case. A distanza di dieci anni dalla guerra, oggi in Bosnia ci sono 460mila cattolici: il che significa che 370mila non sono più tornati”. Anche le cifre che riguardano i danni materiali subiti non lasciano spazio a dubbi: “Sono state totalmente distrutte 125 Chiese e santuari, 63 oratori, 8 cimiteri, 65 case parrocchiali, 8 conventi”.

       Questo senza considerare il numero degli edifici che hanno subito solo dei pur significativi danneggiamenti. Ma la diocesi di Banja Luka è stata, fra le quattro diocesi in cui è suddiviso il territorio bosniaco, quella che ha subito le maggiori perdite, pur non essendosi combattuta alcuna battaglia armata: “la pulizia etnica e confessionale ha fatto sì che i 2/3 dei fedeli sia stato cacciato in esilio e il 95% delle Chiese siano state distrutte o danneggiate”.

       “Oggi la Bosnia è uscita dalla guerra con un sistema governativo, sociale, culturale, etico e morale del tutto confuso, scomposto e rovinato. Questa situazione crea un ambiente assai adatto perché si instauri il ‘dominio dei più forti’, che sta dando come frutto il dilagare di ingiustizia, crimini, anarchia, immoralità, assenza di diritti umani e libertà civili, delusione da parte della gente, diffusione di droga, alcool, e così via”. La disoccupazione in Bosnia Erzegovina raggiunge cifre intorno al 50% della popolazione, mentre “in media le pensioni ammontano a circa 60 euro”. E’ quasi un grido di dolore, il suo: “La più grande ingiustizia di questo tempo sta nel fatto che, a seguito degli orrori della guerra, della ‘pulizia etnica e confessionale’ e della divisione della Bosnia in due entità (l’una quasi esclusivamente serba e l’altra in prevalenza musulmana), i croati sono stati di fatto pesantemente discriminati”. “L’accordo di pace di Dayton ha fermato la guerra, ma alcuni sue disposizioni oggi ci sembrano insostenibili e alcuni progetti sbagliati perché contrari alla storia di questi popoli e di questa terra”. E conclude invocando l’aiuto di tutti attraverso “un’azione decisiva della comunità internazionale, della Chiesa universale e di ognuno di voi”.


Fiammetta Sagliocca



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