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Stai sfogliando il n.15 Marzo / Aprile 2005
Taccuino
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Data di pubblicazione: Lunedì, 2 Maggio 2005
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Notizie dal mondo
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TACCUINO
IN PORTOGALLO MUORE A 97 ANNI SUOR LUCIA ULTIMA SUPERSTITE DEI TRE PASTORELLI DI FATIMA
13 febbraio – Muore a Coimbra, in Portogallo, il 13 febbraio, a tre mesi esatti dall'88/esimo anniversario della prima apparizione della Madonna a lei, bambina, e ai suoi due cuginetti, Suor Lucia, la religiosa portoghese ultima superstite dei tre pastorelli che assisterono a quello che sarebbe stato poi riconosciuto dalla Chiesa cattolica come il miracolo di Fatima. Suor Lucia, al secolo Lucia de Jesus dos Santos, era nata il 22 marzo 1907. Dal 1948 viveva nel convento del Carmelo di Santa Teresa, a Coimbra (Portogallo centrale), dedicandosi alla preghiera e alla contemplazione. Da anni era cieca e sorda. Aveva 10 anni la piccola Lucia quel 13 maggio 1917 - in piena Prima guerra mondiale - quando riferì di aver visto per la prima volta, nella località nota come Cova da Iria, la Vergine. Era in compagnia dei cugini Jacinta e Francisco Marto, tra loro fratelli, di 9 e 7 anni rispettivamente. Suor Lucia fu l'unica dei tre pastorelli ad affermare che la Madonna le aveva parlato e le aveva confidato un segreto. I suoi cuginetti riferirono di aver visto la Vergine, ma di non averla sentita parlare, Dopo quel 13 maggio, il fenomeno si ripetè il 13 di ogni mese, fino al 13 ottobre, data dell'ultima apparizione rivelata. I cuginetti di Lucia morirono prematuramente, non molto tempo dopo le apparizioni: Jacinta nel 1919, Francisco nel 1920. Dal 1917, la vita di Lucia è trascorsa totalmente dedita alla preghiera e alla meditazione. Suor Lucia ha vissuto per qualche anno in Spagna prima di ritornare in Portogallo e prendere i voti di Carmelitana nel 1949. La religiosa lascia due opere: un libro di Memorie e un altro sugli 'Appelli del messaggio di Fatima'. Papa Giovanni Paolo II, nella sua visita a Fatima nel 1991 -nel decennale del suo ferimento in Piazza San Pietro a opera di Ali Agca- si intrattenne con lei per un quarto d'ora e la invitò ad andarlo a trovare. Il 13 maggio 2000, nel 19/o anniversario dell'attentato, il Papa beatificò Jacinta e Francisco Marto. Il clero portoghese accolse dapprima con scetticismo l'annuncio delle apparizioni della Vergine, mentre la voce si diffondeva, e fedeli e curiosi affluivano in sempre maggior numero alla Cova da Iria. Solo il 13 ottobre 1930, 13 anni esatti dopo l'ultima comparsa ai pastorelli, il vescovo di Leiria (con giurisdizione su Fatima) disse ufficialmente che ''le apparizioni erano degne di credito'' e autorizzò la celebrazione del culto della Vergine di Fatima. Da allora, progressivamente, il santuario di Fatima ha assunto grandi dimensioni e notorietà internazionale, come luogo di pellegrinaggio e di fede, divenendo nel contempo un centro turistico di grande ampiezza e attrattiva, sotto l' amministrazione della diocesi di Leiria. L'anno scorso, il santuario di Fatima ha accolto 3,75 milioni di pellegrini, giunti da tutto il mondo.
MUORE DON LUIGI GIUSSANI, FONDATORE DI CL, UN GIGANTE DELLA FEDE E DELL’UMILTA'
22 febbraio - Muore a Milano Don Luigi Giussani, il fondatore di Comunione e Liberazione. Aveva 82 anni e da tempo soffriva di una grave polmonite. Il successore di don Giussani, il sacerdote spagnolo Julian Carron così ha comunicato la notizia alle comunità di Cl sparse nel mondo: ''Cari amici, alle ore 3:10 del 22 Febbraio, festa della Catttedra di San Pietro, il Signore ha chiamato il nostro carissimo don Giussani. Certi nella speranza della risurrezione, attraverso l'intenso dolore per questo distacco, nell'abbraccio di Cristo lo riconosciamo padre più che mai, egli che ora contempla la Presenza, a lui tanto cara, di Gesù Cristo, che in tutta la sua vita ci ha insegnato a conoscere e ad amare come consistenza totale di ogni cosa e di ogni rapporto. Affidandoci tutti alla Madonna, 'di speranza fontana vivace', chiediamo alle comunita' di celebrare l'Eucaristia. Grati per la vita di don Giussani, domandiamo che la sua fede, speranza e carità diventino sempre più nostre''. Grande è stata la commozione nel mondo cattolico per la scomparsa di don Giussani. L’Osservatore Romano lo ha ricordato così: maestro di vita cristiana e padre, ha insegnato a migliaia di giovani e adulti l'importanza decisiva della preghiera, ha suscitato una infinità di vocazioni, era uno spirito laico, sostenitore dei laici, sempre obbediente ai papi. La commemorazione del fondatore di Cl è affidata a un articolo di prima pagina intitolato ''Un'anima ecclesiale'', firmato da mons. Massimo Camisasca, superiore generale della Fraternità di san Carlo Borromeo, cioè dei sacerdoti ciellini. ''Le tre parole piu' significative della storia del movimento - scrive tra l'altro Camisasca - sono parole eucaristiche: Memoria, Comunione, Presenza. L'Incarnazione e' stata per don Giussani il mistero centrale del Cristianesimo, quello da cui tutto si irradiava. L'Eucaristia era dunque per lui l'estrema continuità dell'Incarnazione, l'espressione suprema della misericordia di Cristo che si china sull'uomo, il segno definitivo del suo voler essere in mezzo a noi per sempre''. Camisasca segnala anche l'interesse di don Giussani per il canto, per la ''tradizione della Chiesa: gregoriano, polifonico, soprattutto Pergolesi, Da Victoria e Mozart, ma anche le laudi medievali e quelle di san Filippo Neri''. ''Si potrebbe giustamente dire - scrive Camisasca - che don Giussani era uno spirito 'laico'. La sua grande considerazione della ragione dell'uomo, la sua singolare capacità di intercettare le attese di persone di ogni latitudine e condizione, ma soprattutto il suo desiderio di portare Cristo dentro la vita quotidiana degli uomini, ha fatto di lui un grande sostenitore del laicato, del laico, cioè, come usava dire, del cristiano. Ma egli è stato inscindibilmente un'anima ecclesiale: il Papa, il suo Arcivescovo, sono stati i punti di riferimento principali della sua obbedienza, e in taluni casi, come per Paolo VI e Giovanni Paolo II, della sua ammirazione, del suo affetto e del suo discepolato. La Chiesa tutta sa di poter godere dei doni concessi da Dio a monsignor Giussani anche per i tempi futuri''.
IN IRAQ MUORE UN EROE ITALIANO, NICOLA CALIPARI
4 marzo - Il funzionario del Sismi Nicola Calipari viene ucciso a Baghdad in un conflitto a fuoco, scoppiato tra italiani e americani, nel tentativo di proteggere la giornalista del ‘manifesto’ Giuliana Sgrena appena liberata dai suoi sequestratori. Calipari, calabrese, ex funzionario della Polizia di Stato, da oltre un anno passato ai servizi segreti, aveva 50 anni. Era sposato e padre di due figli, una ragazza di 19 anni e un ragazzo di 13. Calipari è stato giustamente definito un eroe, ha perso la sua vita per proteggere quella della giornalista. Ombre pesantissime avvolgono questa assurda sparatoria tra soldati di forze alleate. Equivoci, errori, gestione maldestra delle operazioni, comunicazioni pessime tra i due comandi. Un’inchiesta dovrebbe far luce sulla vicenda, speriamo. Resta il fatto che un onesto servitore dello Stato, un appartenente ai servizi segreti, quei servizi tante volte vilipesi e maltrattati dagli organi di informazione, ha messo la sua vita davanti ai proiettili del cosiddetto fuoco amico, e l’ha persa, pur di salvare l’ex ostaggio per la quale tanto si era dato da fare.
L’ARRESTO DI DON CESARE LODESERTO, L’ AMICO DEGLI IMMIGRATI CHE HA DISTURBATO POTERI FORTI E CRIMINALITA'
12 marzo – I carabinieri arrestano don Cesare Lodeserto, il noto criminale che è anche direttore del centro di permanenza temporanea Regina Pacis di San Foca a Melendugno (Lecce) che dipende dalla curia di Lecce, dove da anni vengono assistiti e aiutati gli immigrati extracomunitari che a migliaia sbarcano sulle rive salentine. Don Cesare viene arrestato a Mantova dove esiste un altro centro gemello del Regina Pacis, e poi rinchiuso nel carcere di Verona, in compagnia di assassini, delinquenti, spacciatori di droga e malviventi della sua stessa risma. L’arresto di don Lodeserto ha fatto tirare un sospiro di sollievo all’umanità intera. V’immaginate il rischio che correvano i cittadini leccesi non sapendo di avere in casa un criminale incallito mascherato da prete? Quanti clandestini avrà trasformato in spacciatori di droga? Don Cesare Lodeserto finora tutti eravamo abituati a conoscerlo come un uomo di Chiesa al servizio dei disgraziati che vengono nel nostro paese in cerca di fortuna, spesso senza trovarla. Uno disponibile giorno e notte con poveracci di cui nessuno altrimenti si prende cura. Uno che ha preso una specie di topaia, tale era la vecchia colonia del Regina Pacis e l’ha trasformata in un luogo confortevole dove le persone giunte clandestinamente in Italia vengono accolte. Don Cesare lo ricordavamo come uno che ha ricevuto minacce dai boss della droga e della prostituzione. Un prete dalle maniere forti, capace di dire molti no e di pretendere dagli ospiti del suo centro il rispetto di regole e l’impegno a mettersi su una giusta strada, esigenza quest’ultima molto forte in un contesto dove la criminalità vera e la devianza la fanno da padroni. Tutto questo sapevamo di questo prete di frontiera, finché non è stato sbattuto in galera senza tanti complimenti, accusato addirittura di sequestro di persona e abuso dei mezzi di correzione, per avere impedito a delle donne moldave di andare a prostituirsi. Che brutto e pericoloso personaggio!!! Immaginiamo le risate dei veri criminali.
COSTALLI: LA SOCIETA' CIVILE OCCIDENTALE A FIANCO DELL’OPINIONE PUBBLICA LIBANESE CHE CHIEDE DEMOCRAZIA
15 marzo - “La società civile libanese cerca di costituirsi per promuovere dal basso il processo di democratizzazione in quel Paese: è quindi indispensabile che l’opinione pubblica occidentale sia presente e attiva”, lo ha detto il presidente nazionale del Movimento Cristiano Lavoratori (Mcl), Carlo Costalli, commentando le manifestazioni pacifiche che si sono svolte a Beirut per il ritiro dei soldati siriani.“I pacifisti nostrani, ‘marciatori a senso unico’ (Iraq), dimostrano ancora una volta la loro strumentalizzazione cercando di far passare sotto silenzio una grande iniziativa per la libertà e la democrazia”.“Una catena invisibile ma saldissima unisce quegli studenti ai nostri studenti, quei lavoratori ai nostri lavoratori, per fare del Libano un esempio di democratizzazione dal basso per tutto il Medio Oriente”, ha concluso Costalli.
L’EUTANASIA SI FA SEMPRE PIU’ STRADA IN UNA SOCIETA’ CHE CI VUOLE SOLO SANI BELLI E PERFETTI
31 marzo – Muore in un ospedale americano Terri Schiavo, la giovane donna in coma dal 1990 a cui, su richiesta del marito, e con l’avallo dei giudici, i medici hanno staccato i tubi con i quali la donna veniva alimentata. E’ stato uno strazio assistere all’agonia di questa povera donna, costretta da una terribile infermità ad essere bisognosa di tutto per poter sopravvivere. Terri non è morta di morte naturale, ma è stata uccisa, dall’egoismo, dalla violenza di una cultura che non sopporta di vedere i malati, i disabili, quelli che non sono sani e perfetti. La povera Terri aveva avuto la sventura di una brutta malattia, che l’ha trasformata da ragazza giovane bella e felice, in una specie di peso morto per il marito, per i sanitari e per chissà quanti altri. A causa delle bislacche leggi federali americane, va rimarcato che nemmeno il presidente Bush - sensibile alle richieste dei genitori di Terri di un intervento per salvare la vita della povera ragazza in extremis - è riuscito, pur provandoci, a impedire l’esecuzione di questa donna. Terri sarebbe vissuta ancora. Ma l’hanno fatta morire di fame e di sete.
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