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  Editoriale

Data di pubblicazione: Sabato, 7 Maggio 2005

TRAGUARDI SOCIALI / n.15 Marzo / Aprile 2005 :: Editoriale

Crescita occupazionale e capitale umano


CRESCITA OCCUPAZIONALE E CAPITALE UMANO


       In Italia economisti e sociologi, tra i quali il Censis, lanciano l’allarme: alla crescita tra il 2001 e il   2003 di oltre 700.000 posti di lavoro ha corrisposto un calo della produttività del 2,2%; solo Olanda e Portogallo hanno registrato, in Europa, un calo, anche se più modesto. Il problema è grave. L’occupazione è cresciuta, ma è calato il valore aggiunto (non tanto la produttività, intesa come ritorno della produzione). Segno del basso contenuto professionale della nuova occupazione, fortemente legata ai servizi domestici e alle attività di cura. E’ quindi necessario puntare su servizi e terziario più avanzati, sul lavoro qualificato. Bisogna meglio valorizzare le competenze e la formazione. Bisogna tornare alla ‘valorizzazione del capitale umano’ per motivare le persone accrescendone il contributo al lavoro. Il merito deve divenire un elemento essenziale senza il quale nessun sistema dei diritti può sopravvivere e nessuno sviluppo economico duraturo può realizzarsi. Perché la tendenza positiva dell’occupazione continui è necessario comunque che riprenda rapidamente l’economia. Non c’è da illudersi, la crescita degli ultimi anni è stata determinata dalla rilevante componente dei Servizi ad alta intensità occupazionale e dagli effetti degli incentivi sulle nuove occupazioni che hanno anche, in parte, ridimensionato la componente sommersa del mercato del lavoro. Nel 2004 ci sono stati aspetti positivi per l’offerta del lavoro derivanti dalla Riforma Biagi ma pesano le incognite della crescita economica. Al Consiglio Europeo di Bruxelles del 22/23 marzo, un tema decisivo al centro dell’incontro è stato l’approfondimento della Strategia di Lisbona con l’obiettivo di puntare a programmi concreti, preso atto che l’economia europea sta perdendo slancio e la sua competitività comparata appare addirittura in calo. Essa viene riorientata verso le priorità ‘crescita e occupazione’ con tre pilastri: 1) conoscenza e innovazione, motori di una crescita sostenibile; 2) spazio attraente per investire e lavorare in Europa, con un quadro normativo   più favorevole alle imprese;   3) crescita e occupazione al servizio della coesione sociale .   Una strategia che punti a ‘migliorare l’addestramento, l’educazione, la mobilità, l’integrazione professionale e l’inclusione sociale dei giovani europei, facilitando la compatibilità fra vita lavorativa e familiare. Anche in questi tempi è di grande attualità l’enciclica di Giovanni Paolo II Centesimus Annus: “La moderna economia di impresa comporta aspetti positivi, la cui radice è la libertà della persona che si esprime in campo economico come in tanti altri campi. L’economia infatti è un settore della multiforme attività umana ed in essa, come in ogni altro campo, vale il diritto alla libertà, come il dovere di fare un uso responsabile di essa. Ma è importante notare che ci sono differenze specifiche tra queste tendenze della moderna società e quella del passato anche recente. Se un tempo il fattore decisivo della produzione era la terra e più tardi il capitale, inteso come mossa di macchinazione e di beni strumentali, oggi il fattore decisivo è sempre più l’uomo stesso, e cioè la sua capacità di conoscenza che viene in luce mediante il sapere scientifico, la sua capacità di organizzazione solidale, la sua capacità di intuire e soddisfare il bisogno dell’altro”. E’ bello ricordare ancora oggi queste ‘profezie’.


Carlo Costalli

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