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  L'intervento di Mario Mauro

Data di pubblicazione: Domenica, 3 Dicembre 2006

Un momento del Convegno Mcl-Adapt

Un momento del Convegno Mcl-Adapt

TRAGUARDI SOCIALI / n.23 Novembre / Dicembre 2006 :: L'intervento di Mario Mauro

"L'Europa si è scoperta vecchia"


L’intervento di Mario Mauro
al Convegno Mcl-Adapt di Milano


L’EUROPA SI E' SCOPERTA VECCHIA


       L’Europa si è scoperta vecchia. Le istituzioni ne avevano già preso coscienza 20 anni fa, quando le statistiche indicavano che nel 2020 avremmo avuto 110 milioni di immigrati, una cifra che allora appariva paradossale, ma che oggi è realtà. Se qualcuno sorvola l’Africa sub sahariana, vede alle fermate di autobus migliaia di persone in attesa di venire in Europa. E’ gente che, rispetto a uno degli elementi centrali di cui parla Lisbona - lo scopo di tornare ad essere la più grande economia della conoscenza - non ha di fatto nessuna chance, posto che, anche se dovesse migliorare le condizioni di vita, finirebbe comunque con l’appesantire il sistema continentale per il fabbisogno formativo. Insomma: ci siamo accorti non solo di essere vecchi, ma di aver sbagliato i calcoli e non aver puntato per tempo sul futuro. Da questo punto di vista la sfida l’abbiamo già persa.

       L’orizzonte politico del dibattito di Lisbona sta nel tentativo di rimettere in discussione i termini di quel sistema di welfare europeo le cui radici non sono più fonte di sicurezza per il futuro. All’indomani della seconda guerra mondiale, il sistema Europa - sia nella scansione democratica occidentale capitalista, sia in quella assistenzialista, dirigista e collettivista dell’Est -, aveva mutuato una concezione del welfare ancorata al principio della rendita politica: l’accesso al lavoro, la definizione dei percorsi formativi e di istruzione, i meccanismi del welfare sanitario e socio-assistenziale, erano tutti incentrati sull’idea che controllando tali esperienze umane si poteva controllare il presente ed il futuro di una generazione. Il sistema ha retto grazie alla crescita economica e demografica: si tornava a sperare, vi erano ragioni sufficienti per dire a una generazione: metti su casa, metti su famiglia, metti al mondo figli!

       Da allora è avvenuto un invecchiamento di valori, di certezze; l’Europa non ha fatto più figli e non ha prodotto soluzioni per il futuro. La politica europea è stata incapace di una vera leadership, né di dare indicazioni concrete per vincere la sfida del futuro. Nel confronto globale abbiamo perso terreno. Non siamo più stati la grande economia della conoscenza. Che fare? In che senso Lisbona può non essere un’utopia? Il fallimento di Lisbona è dovuto alla mancanza di visione politica delle cancellerie dei 25 Paesi che hanno fatto l’Unione Europea, e che hanno ripiegato sul calcolo politico a breve termine facendo prevalere il desiderio di non scontrarsi con il proprio pubblico, con i popoli, sul terreno della previdenza, delle riforme nel mondo del lavoro, della scuola, dell’università. Si è stati cioè incapaci di corrispondere alla strategia di Lisbona.

       L’attuale Presidente della Commissione ha impostato le cose diversamente: ha chiesto che a fronte di decisioni delle istituzioni europee, vi sia una sorta di ‘legislazione premiale’ per quei Paesi che intendono varare le riforme. Cioè: nel momento in cui tu diventi capace di attuare la strategia di Lisbona, io ti vengo incontro e do senso allo sforzo che hai fatto, premiandoti. Credo che questo sia un punto nodale che ci permette di cogliere il fine vero di Lisbona.

       Per esempio: c’è una strategia europea legata all’adozione della moneta unica? L’euro dovrebbe essere uno dei fattori di sviluppo per i 450 milioni di cittadini Ue. L’euro è moneta unica: in teoria ci mette al nastro di partenza di una gara uguale per tutti, ma se poi nel mio Paese il sistema di giustizia civile, ad esempio per le imprese, consente di svolgere un processo in non meno di 12 anni e nel tuo ci mettiamo 8 mesi, è evidente che io faccio più fatica pur avendo la stessa moneta. Se nel mio Paese il sistema di prelievo fiscale è incentrato su certe prerogative concettuali e nel tuo è più attento alla libertà dell’imprenditore facilitando l’operatività sui mercati, evidentemente c’è ancora una differenza. L’euro ci ha messo al nastro di partenza di una gara con identico percorso, io però “corro con gli stivali pieni di sabbia”.

       Il cuore della strategia di Lisbona va in questa direzione: nel momento in cui non siamo capaci, pur avendone le prerogative giuridiche, di affrontare una riflessione comune sui sistemi di welfare per andare ad intaccare, tramite gli strumenti di Lisbona, il problema di una discussione sul welfare, non riusciamo a dare all’Europa energie né chiarezza di intendimenti. Mettiamo cioè una generazione fuori dai mercati, e non tanto da quelli economici quanto dal mercato per la competizione della vita, perché competere è una parola latina che significa cercare insieme la soluzione migliore. Se l’Europa non vince la propria titubanza politica e non si assume la responsabilità di agire, questa generazione è perduta.


F. S.

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