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  Taccuino

Data di pubblicazione: Martedì, 13 Giugno 2006

TRAGUARDI SOCIALI / n.21 Giugno / Luglio 2006 :: Taccuino

Notizie dal mondo

TACCUINO



BERTINOTTI E MARINI ELETTI PRESIDENTI DI CAMERA E SENATO


       Franco Marini alla Presidenza del Senato della Repubblica e Fausto Bertinotti alla Camera dei Deputati.

       Questo il verdetto del Parlamento, alla fine di due lunghe giornate di votazioni in un clima rovente, quasi grottesco: due giorni trascorsi, in particolar modo al Senato, fra dispute dal sapore cultural-politico sul significato recondito dell’indicazione, sulla scheda elettorale, di ‘Francesco’ in luogo di ‘Franco’. Due giorni che comunque hanno avuto il merito di far sentire, sia pure per poche ore, protagonisti della storia della Repubblica i neo-eletti onorevoli, prima che la stragrande maggioranza di essi ricada inevitabilmente nell’oblio della condizione di peones di lusso.

       “Dedico l’elezione alla Presidenza della Camera alle operaie e agli operai”, ha detto nel suo discorso di insediamento l’On. Bertinotti, con ciò implicitamente anticipando quella che già si va delineando come una presidenza dai contorni spiccatamente politici.

       Molto più moderato e al di sopra degli schieramenti - com’è nel suo Dna di vecchio leader democristiano e, prima ancora, di un sindacato moderato quale la Cisl - il discorso del Sen. Marini, che ha ringraziato tutti, anche l’opposizione che aveva votato per Andreotti. Marini, dopo un ricordo commosso ai caduti di Nassiriya, non ha mancato di augurarsi che si apra finalmente nell’interesse del Paese un’epoca di dialogo e di convergenza sulle grandi scelte.

       Così, ormai messo in archivio il voto del 9 e 10 aprile, quando si erano recati alle urne ben 38 milioni di cittadini, si apre finalmente la nuova legislatura: e ora che la risicata maggioranza uscita dalle urne ha ‘fatto filotto’ accaparrandosi tutte le massime cariche istituzionali, si cerca di ricomporre gli animi invocando il bene comune. Staremo a vedere.




LA PRIMA STORICA VISITA BENEDETTO XVI L’HA VOLUTA IN POLONIA


       28 maggio - “Sono qui come figlio del popolo tedesco. Non potevo non venire qui. Dovevo venire. Era ed è un dovere di fronte alla verità e al diritto di quanti hanno sofferto, un dovere davanti a Dio” queste le toccanti parole, pronunciate interamente in italiano, di Papa Benedetto XVI durante la sua visita al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, nell’ultimo dei quattro giorni di pellegrinaggio in Polonia, la terra natale del suo amato predecessore Giovanni Paolo II.

       Di fronte all’orrore di quei luoghi, Papa Ratzinger ha alzato un grido di dolore: “Dove era Dio in quei giorni? Perché Egli ha taciuto? Come poté tollerare quest’eccesso di distruzione, questo trionfo del male?”. Parole forti, cui ha aggiunto: “Non possiamo scrutare il segreto di Dio” ma “dobbiamo rimanere con l’umile ma insistente grido verso Dio: Svegliati! Non dimenticare la tua creatura”.

       Durante il suo viaggio ecumenico, iniziato il 25 maggio, Papa Ratzinger, che era atteso all’aeroporto di Varsavia dal Presidente della Repubblica Lech Kaczynsky e dalle massime autorità politiche e religiose, ha visitato fra l’altro il santuario mariano di Jasna Gòra a Czestochowa, dove è venerata la Madonna Nera, cuore del patrimonio religioso polacco.

         Il Pontefice ha quindi ripercorso le principali tappe che hanno segnato la vita di Giovanni Paolo II: da Wadowice, paese natale di Carol Wojtyla, a Cracovia, dove Giovanni Paolo II esercitò il ministero di vescovo.

         Non è mancata una sosta al Santuario della Madonna di Kalwaria, meta di molti pellegrinaggi di Wojtyla negli anni della gioventù, e al Santuario della Divina Misericordia, dedicato a suor Faustina Kowalska.




‘SCIENZA E VITA’: SECCO NO AL MINISTRO MUSSI CHE RITIRA IN SEDE UE IL ‘NO’ ITALIANO ALL’USO DELLE STAMINALI


       31 maggio - Levata di scudi del Comitato ‘Scienza e Vita’ – fermo sostenitore dell’astensionismo durante la campagna referendaria sulla Legge 40, nonché assoluto vincitore della consultazione popolare di allora – all’uso di cellule staminali embrionali, dopo che il neoministro alla Ricerca Fabio Mussi ha annunciato di ritirare la firma italiana dalla ‘Dichiarazione etica’ che sanciva la contrarietà del nostro Paese (insieme ad altri quattro Stati Ue) a questa pratica.

       L’Assemblea di ‘Scienza e Vita’, riunitasi a Roma il 31 maggio, all’indomani delle dichiarazioni del Ministro alla Ricerca, ha deliberato all’unanimità una dichiarazione rivolta al Presidente del Consiglio e al Ministro dell’Università: “La sperimentazione distruttiva sull’embrione umano – si legge in una nota diffusa dai Presidenti Bruno Dallapiccola e Maria Luisa Di Pietro – è eticamente intollerabile perché contrasta insuperabilmente con il rispetto della dignità umana” e “in ogni caso una decisione così grave avrebbe meritato la preventiva valutazione del Consiglio dei Ministri. Sarebbe stato quanto mai opportuno anche un preliminare ed esauriente dibattito in Parlamento”.

       Il Mcl, che ha partecipato alla costituzione dell’Associazione ‘Scienza e Vita’, e ha promosso attivamente in tutta Italia manifestazioni a difesa del valore della vita e della sua tutela fin dal concepimento, non può che unirsi alle dure posizioni espresse dall’Assemblea sottolineando lo stupore per questo tentato ‘colpo di mano’ da parte di un Ministro della Repubblica, il quale, oltretutto, con il suo comportamento, ha palesemente irriso alla volontà popolare chiaramente espressa dalle urne in occasione del referendum.




IL CARD. SEPE NUOVO ARCIVESCOVO DI NAPOLI, SUBENTRA A GIORDANO CHE LASCIA PER LIMITI DI ETA’


       20 maggio – Il Cardinale Crescenzio Sepe è stato nominato da Papa Ratzinger arcivescovo di Napoli. Sostituisce il cardinale Michele Giordano che il 26 settembre scorso aveva raggiunto i 75 anni (limite massimo previsto dal codice di diritto canonico).

       Sepe, 63 anni appena compiuti, vanta una lunga esperienza negli Uffici della Segreteria di Stato. Ordinato sacerdote nel 1967, ha conseguito la laurea in teologia e la licenza in diritto canonico presso la Pontificia Università Lateranense e la laurea in filosofia presso l’Università ‘La Sapienza’ di Roma. Nel 1972 entra nel Servizio diplomatico della Santa Sede, destinato alla rappresentanza Pontificia in Brasile. Richiamato nel 1975 presso la Segreteria di Stato, nel 1987 è nominato Assessore per gli Affari Generali. Fu Giovanni Paolo II a crearlo cardinale nel febbraio 2001, al termine di un lungo impegno in qualità di Segretario Generale del Comitato e del Consiglio di Presidenza del Grande Giubileo del 2000. A Sepe Papa Wojtyla affidò uno dei dicasteri più importanti del Vaticano: la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli (la ex Propaganda Fide), che gestisce la vita delle missioni in Asia, in Africa e in America Latina.

       Al posto di Sepe, Benedetto XVI ha nominato il cardinale indiano Ivan Dias, attualmente arcivescovo di Bombay.




L’ASSOCIAZIONE PATRIOTTICA CINESE ORDINA AUTONOMAMENTE DUE VESCOVI: ANCORA UNO STRAPPO CONTRO LA SANTA SEDE


       5 maggio - La storia è la solita: l’Ap, Associazione Patriottica della Repubblica Popolare cinese, ha ordinato due vescovi “senza rispettare le esigenze di comunione con il Papa”, contravvenendo a quell’accordo di fatto che da due anni lasciava a Roma l’indicazione del candidato, dopo che per decenni l’Ap era stata la titolare (illegalmente, a norma del diritto canonico), di tali ordinazioni. I fatti risalgono, rispettivamente, al 30 aprile a Kunming e al 2 maggio a Wuhu.

       Decisa la reazione della Santa Sede, affidata a una nota del portavoce vaticano Joaquin Navarro Valls, il quale ha riferito che il Santo Padre ha “appreso le notizie con profondo dispiacere”. Secondo Navarro Valls si tratta di “una grave ferita all’unità della Chiesa, per la quale, com’è noto, sono previste severe sanzioni canoniche”.

       “La Santa Sede – ha concluso il portavoce vaticano – ha, in varie occasioni, ribadito la propria disponibilità a un dialogo onesto e costruttivo con le competenti autorità cinesi, per trovare soluzioni che soddisfino le legittime esigenze di entrambe le parti. Iniziative come quelle sopra indicate non soltanto non favoriscono tale dialogo, ma creano anzi nuovi ostacoli contro di esso”.




COSTALLI VISITA IL MONTENEGRO A DIECI GIORNI DAL “DIVORZIO” DALLA SERBIA


       Giugno 2006 - A dieci giorni dal Referendum che ha sancito il “divorzio” dalla Serbia, il Presidente Nazionale del Mcl, Carlo Costalli, si è recato in visita in Montenegro per incontrare la piccola, ma molto attiva, comunità cattolica montenegrina, guidata dal Vescovo, Monsignor Ivo Gugic, nelle città di Kotor e Cetinje (antico capoluogo). E’ ancora viva nel Paese la soddisfazione per la vittoria degli “indipendentisti” che cancella una convivenza, a volte forzata, con la Serbia, e avvicina il Montenegro all’Europa.

       “La Regione dei Balcani può avere un futuro normale solo se si risveglia la società civile – ha affermato al suo rientro in Italia Costalli –, a partire da quelle persone che sono rimaste troppo tempo a guardare: devono diventare protagoniste conducendo la battaglia anche con il loro diritto di voto, perché nei Balcani, troppo spesso, una minoranza ha compiuto scelte al posto di una maggioranza addormentata. Occorre un vero risveglio delle coscienze e della consapevolezza di essere cittadini attivi e la Chiesa cattolica può avere un ruolo molto importante”.

       “Per l’indipendenza del Montenegro adesso esultano anche in Kossovo e Vojvodina – ha commentato Costalli - ; è tempo che i governanti di Belgrado si domandino perché nessuno voglia stare insieme a questo tipo di Serbia ed accelerino tutte le riforme richieste da Bruxelles”.




DELEGAZIONE DEL MCL IN UCRAINA: “INAMMISSIBILE L’EQUIPARAZIONE DEL MATRIMONIO AD ALTRE FORMAZIONI SOCIALI”


       12 maggio - Il Presidente nazionale del Mcl, Carlo Costalli, ha partecipato al XII Congresso Internazionale La famiglia – La società dell’amore, svoltosi a Kiev dal 9 all’11 maggio. Costalli ha presentato all’assemblea un proprio intervento, nel corso della prima giornata dei lavori, dedicato al “lavoro svolto dal Mcl in difesa del valore della famiglia”.

       Riferendosi alla situazione italiana, Costalli ha affermato: “La Costituzione italiana riconosce che la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio, quindi è un soggetto sociale che precede e fonda il vivere sociale. La famiglia assolve il proprio obbligo e dovere fondamentale di costituire in nucleo fondante della società e lo Stato ha l’obbligo, attraverso proprie determinazioni, di proteggere e tutelare la valenza sociale e pubblica della famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna. Una certa cultura intende ridurre la famiglia a una dimensione meramente privata e ad interpretare il patto familiare come semplice rivendicazione affettiva e solidaristica, perdendo così di vista la specificità che i Patti costituzionali hanno riconosciuto al matrimonio in quanto patto pubblico, stabile, che sancisce il reciproco obbligo responsabile dei coniugi”. “Non sono per noi ammissibili lo svuotamento del matrimonio a favore di indistinti, incontrollabili, in documentabili e in disciplinabili legami affettivi, così come non lo sono neppure l’equiparazione del matrimonio ad altre formazioni sociali di varia ed eterogenea natura”, ha concluso.

       Costalli era accompagnato dal vice presidente Mcl Antonio Di Matteo, insieme al quale ha incontrato il Primate della Chiesa greco-cattolica ucraina, cardinale Lubomyr Husar. Il Mcl ha da tempo un progetto di collaborazione con la Chiesa greco-cattolica ucraina in campo sanitario.




IL VICE PRESIDENTE MCL DI MATTEO INCONTRA L’AMBASCIATORE DI ROMANIA IN ITALIA


      31 maggio – Continua l’impegno del Mcl per la costruzione di una forte rete di relazioni con i Paesi dell’Est europeo, al fine di agevolare il dialogo tra culture e storie diverse anche in funzione del prossimo ingresso in Ue.

       Una delle ultime tappe è stato l’incontro tra il vicepresidente Mcl, Antonio Di Matteo, e l’Ambasciatore di Romania in Italia, Cristian Colteanu. Un colloquio cordiale, nel corso del quale si è parlato fra l’altro di come proseguire sulla strada di un sempre più intenso rapporto di collaborazione tra Mcl e la comunità rumena in Italia, anche attraverso l’ampliamento dell’offerta di servizi che il Movimento è in grado di proporre a quanti risiedono fuori dal loro Paese d’origine.

       All’ordine del giorno del colloquio anche l’espansione delle attività sociali, culturali e sanitarie, che il Mcl ha intrapreso in Romania, in particolare a Bucarest e a Craiova dove da tempo, anche grazie alla collaborazione della Chiesa cattolica rumena, sono attive strutture del Movimento, tra cui un ambulatorio in grado di fornire prestazioni gratuite ai cittadini rumeni meno abbienti.

       Sono certo poche gocce nell’immenso oceano dei bisogni che assillano queste popolazioni che ancora versano in un grave stato di difficoltà, ma certamente sono azioni che favoriscono la costruzione di una solida rete di amicizia e di conoscenza reciproca, un sostegno concreto al percorso di integrazione di un est europeo che, ancora oggi, è costretto a guardare all’Unione come a un sogno di benessere.

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