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  Con queste pensioni non si vive

Data di pubblicazione: Mercoledì, 14 Giugno 2006

TRAGUARDI SOCIALI / n.21 Giugno / Luglio 2006 :: Con queste pensioni non si vive

Le proposte della federazione pensionati Mcl


Le proposte della federazione pensionati Mcl


CON QUESTE PENSIONI NON SI VIVE


       La riforma delle pensioni del Governo Dini ( legge 335/95) ha sostituito dal 1.1.96 la pensione sociale con l’assegno sociale. Non è stata certo una scelta felice per i pensionati perché pur aumentando l’importo mensile da 376.300 lire a 480.000 lire, ha ridotto nel contempo la soglia del reddito sia personale che coniugale per ottenerne il diritto.

       Proiettando la normativa Dini all’anno in corso (2006) il pensionato sociale ante 1996 ne mantiene il diritto se il reddito proprio non supera 4.089,54 euro (7.918.000 lire) e il reddito coniugale è inferiore a 14.091,72 euro (27.285.000 lire).

       L’assegno sociale in vigore dal 1.1.96 è concesso al cittadino italiano, residente in Italia e ai cittadini extra UE titolari di carta di soggiorno, quando il reddito proprio non supera 4.962,36 euro (9.608.470 lire) ed il reddito coniugale è inferiore a 9.924,72 euro (19.217.000 lire).

       Come si vede quindi il requisito reddituale di due coniugi anziani è stato ridotto di 4.167,00 euro (8.068.000 lire annue). Con un esempio ulteriore possiamo vederne gli effetti. Prima del 1996 si poteva ottenere la pensione sociale quando il reddito complessivo lordo dell’altro coniuge era inferiore a 1.188.000 lire mensili mentre per ottenere l’assegno sociale nel 1996 l’importo della pensione del coniuge non doveva superare 960.000 lire mensili con una differenza mensile pari a 228.000 lire. Tale forbice nel 2006 è cresciuta a 320 euro mensili (620.000 lire). Una vera rapina a danno delle persone più deboli. Tutto ciò potrebbe sembrare a prima vista un problema tecnico mentre al contrario ha una rilevanza politica enorme perché rientra tra le misure di carattere “redistributivo” presenti nei programmi dei due schieramenti politici che si sono confrontati nelle ultime elezioni.

       Nello stesso tempo la Federazione Pensionati MCL chiede l’innalzamento delle pensioni minime e sociali prendendo come parametro il limite coniugale fissato per la vecchia pensione sociale pari a 14.091,00 euro annue. Ciò consentirebbe a numerose famiglie che vivono attualmente con l’unica pensione di uno dei coniugi, di poter beneficiare di un assegno sociale integrativo, fino a raggiungere il cosiddetto minimo che noi riteniamo “vitale”.

       Diverso dovrà essere il discorso per due coniugi titolari di pensione minima obbligatoria, cioè derivante dal versamento dei contributi versati all’INPS, per i quali dovrà essere individuata una soglia più elevata (16900 euro annui consentirebbe di aumentare il trattamento minimo a 650 euro mensili).

       Infine per i pensionati che vivono soli e non posseggono redditi propri, casa di abitazione esclusa, si dovrà prevedere un incremento della pensione minima fino a 800 euro mensili e il mantenimento del potere di acquisto delle medesime attraverso il recupero dell’inflazione.

       Le nostre ci sembrano proposte ragionevoli che rispondono in pieno alle giuste attese dei tanti pensionati al minimo. Il nuovo Governo ha ora il dovere di concretizzarle in tempi brevi facendo leva su risorse “esterne” al sistema previdenziale.


Roberto Milaneschi

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