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  Intervista a S.E. Mons. Giampaolo Crepaldi

Data di pubblicazione: Venerdì, 12 Gennaio 2007

TRAGUARDI SOCIALI / n.24 Gennaio / Febbraio 2007 :: Intervista a S.E. Mons. Giampaolo Crepaldi

Un ponte fra gli uomini di buona volontà



INTERVISTA A S.E. MONS. GIAMPAOLO CREPALDI


       In un’epoca di conflitti e di confusione morale, di scontri generazionali e di incomunicabilità, mentre il mondo assomiglia sempre più a un villaggio globale, quali risposte offre la Chiesa per affrontare il clima di generale spaesamento? Come superare i conflitti? Come riempire il vuoto di valori? E c’è ancora spazio per un dialogo vero tra religioni diverse? Abbiamo rivolto queste ed altre domande a Mons. Giampaolo Crepaldi, Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, nonché autore di un recente libro dedicato appunto a queste tematiche: “Globalizzazione. Una prospettiva cristiana”. Mons. Crepaldi, fra l’altro, nel prossimo mese di aprile, parteciperà come relatore a un convegno che il Mcl organizza a Roma sui temi del dialogo euro-mediterraneo.



UN PONTE FRA GLI UOMINI DI BUONA VOLONTA'


Eccellenza, nel libro Globalizzazione. Una prospettiva cristiana, Lei afferma: "Il discorso della Chiesa sulla globalizzazione è condotto alla luce dell'intera dottrina sociale". In che senso si può affermare la presenza di temi globali nella dottrina sociale della Chiesa?

      Tra globalizzazione e dottrina sociale della Chiesa esiste un nesso molto intimo di cui potremmo precisare la radice ultima nei termini seguenti: la dottrina sociale, che si radica nel messaggio evangelico, possiede una spinta unificante l’intero genere umano. Da un lato la globalizzazione è sempre maggiormente accolta dentro la dottrina sociale a mano a mano che si susseguono le encicliche sociali, dall’altro la dottrina sociale si globalizza sempre di più. Un aspetto senz’altro importante della dimensione di globalità della dottrina sociale della Chiesa è quello antropologico. Quella cristiana è, infatti, un’antropologia di totalità; essa getta uno sguardo su tutto l’uomo e su tutti gli uomini, non vuole dimenticare nessun aspetto della vita umana.

"La sfida è quella di assicurare una globalizzazione nella solidarietà", ha affermato Giovanni Paolo II nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace nel 1998. è possibile indicare concretamente linee praticabili da potenziare o da realizzare ex novo?

       Nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1998 dal titolo «Dalla giustizia di ciascuno nasce la pace per tutti», Giovanni Paolo II aveva affermato: «La sfida insomma è quella di assicurare una globalizzazione nella solidarietà, una globalizzazione senza marginalizzazione». Va assicurata soprattutto la solidarietà tra le generazioni. Essa richiede che nella pianificazione globale si inserisca il criterio della universale destinazione dei beni, che rende illecito moralmente e controproducente economicamente scaricare i costi attuali sulle future generazioni. Illecito moralmente perché significa non assumersi le dovute responsabilità, controproducente economicamente perché la correzione dei guasti è più dispendiosa della prevenzione. è chiaro che questo criterio va applicato soprattutto nel campo delle risorse della terra e della salvaguardia del creato.

Nel libro citato, un intero capitolo è dedicato alla "Globalizzazione e unità della famiglia umana". Un concetto "che rappresenta uno dei fondamentali principi orientativi per chiunque voglia adoperarsi per una globalizzazione nella giustizia e nella pace". Che ne è,oggi, dell'unità del genere umano?

       Quando il Magistero della Chiesa parla di «unità del genere umano» ha in mente la unità-molteplicità trinitaria e non una forma di forzata «reductio ad unum», di appiattimento od omologazione, di coartazione delle diversità liberamente espresse dalle persone e dai popoli. Il bene comune universale non è da intendersi come unico e univoco. La fede cristiana non anima alcuna forma di collettivismo. Essa ispira e sostiene la consapevolezza che l’unità e la comunione vere sono fondate sullo spirito e sulla libertà e che, pertanto, non hanno bisogno di annullare le singole persone ma, al contrario, di valorizzarle al massimo.

Globalizzazione e democrazia globale. "Che la democrazia sia uno strumento politico, e quindi anche una tecnica e una procedura, non significa, però, che essa sia solo questo". Nel terzo millennio, che significato (o che significati) dare alla parola "democrazia"?

      Di fronte alle tante accezioni di democrazia, nel mio libro metto in evidenza l’esigenza di intendere la democrazia come un sistema politico di protezione e sviluppo della persona umana. Secondo una definizione più completa, la democrazia è un regime politico che difende i diritti della persona e ne promuove i doveri; così intesa, essa è maggiormente in grado di servire la dimensione dell’universale famiglia umana. Il criterio che determina la preferenza accordata a questa accezione della democrazia è quello dell’inclusività. La democrazia veramente utile alla maturazione di una comunità universalmente umana è allora quella che viene sperimentata non solo come libertà politica ed elettorale, non solo come pariteticità nel pubblico dibattito, non solo come rule or law, ma anche e soprattutto come tutela e sviluppo della persona.

Il dialogo fra religioni, i rapporti con l'Islam, anche alla luce dell'importantissimo viaggio del Papa in Turchia. Lei parteciperà, il 20 e 21 aprile 2007, ad un Seminario internazionale che il MCL organizza a Roma sul "Dialogo euro-mediterraneo", cui parteciperanno, tra l'altro, rappresentanti che provengono da Gerusalemme, Beirut, Sarajevo. Eccellenza, vuole dare su questi temi una ulteriore indicazione agli amici del MCL?

       Il Santo Padre Benedetto XVI nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace di quest’anno ci invita a fondare il dialogo in un comune riferimento alla dignità della persona umana. Il Santo Padre richiama a questo proposito un punto assai importante e decisivo se considerato nell’orizzonte complessivo dell’insegnamento morale cattolico: per far progredire il fronte della pace, l’umanità di oggi deve far tesoro delle norme del diritto naturale che “non vanno considerate come direttive che si impongono dall'esterno, quasi coartando la libertà dell'uomo. Al contrario, esse vanno accolte come una chiamata a realizzare fedelmente l'universale progetto divino iscritto nella natura dell'essere umano. Guidati da tali norme, i popoli — all'interno delle rispettive culture — possono così avvicinarsi al mistero più grande, che è il mistero di Dio. Il riconoscimento e il rispetto della legge naturale pertanto costituiscono anche oggi la grande base per il dialogo tra i credenti delle diverse religioni e tra i credenti e gli stessi non credenti. è questo un grande punto di incontro e, quindi, un fondamentale presupposto per un'autentica pace”.


Fiammetta Sagliocca



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