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  L'Università italiana è stanca di dire sempre no

Data di pubblicazione: Giovedì, 20 Ottobre 2005

TRAGUARDI SOCIALI / n.16 Maggio / Giugno 2005 :: L'Università italiana è stanca di dire sempre no

Dal mondo accademico il desiderio di una svolta



IL ‘DOCUMENTO PER L’UNIVERSITA' FIRMATO DA OLTRE
1.300 FRA RETTORI E PROFESSORI


L’UNIVERSITA' ITALIANA E’ STANCA DI DIRE SEMPRE NO.
DAL MONDO ACCADEMICO IL DESIDERIO DI UNA SVOLTA


      Siamo stanchi di dire e ascoltare solo dei ‘no’: da più di trent’anni l’Università italiana non sa fare altro. O meglio: non l’Università, ma quella piccola minoranza alla quale consentiamo da troppo tempo di parlare a nome di tutti, e di bloccare tutto. Da trent’anni, infatti, questa minoranza che pretende di parlare a nome dell’intera Università si esprime regolarmente contro tutti i progetti, contro tutti i tentativi di cambiare le cose. Intendiamoci: molti di questi tentativi sono stati e sono senz’altro discutibili o addirittura del tutto sbagliati, ma è un fatto che non una volta ci è capitato insieme ai ‘no’ di sentire da parte delle associazioni degli studenti o delle organizzazioni dei docenti, cioè da parte di coloro che nell’Università realmente vivono, qualche proposta concreta, qualche suggerimento in positivo di portata generale e destinata a durare. Al massimo la richiesta di provvedimenti specifici a favore di questa o quella categoria, o l’eterna domanda di “più fondi”. Una richiesta sacrosanta, ma che ha qualcosa di paradossale e politicamente insostenibile quando i suddetti fondi vengono invocati per una struttura che così com’è rischia il collasso. Vogliamo cambiare questo stato di cose, cambiando innanzi tutto noi stessi e la parte che fin qui abbiamo avuto – o meglio non avuto – nell’Università. Vogliamo cioè batterci contro i progetti sbagliati proposti dall’alto, ma batterci anche a favore di proposte in positivo. Vogliamo riprenderci la parola, togliendola a quelli del ‘no’ senza se e senza ma. Sappiamo per esperienza diretta che l’Università è giunta a un punto limite: vogliamo cercare di migliorarla, di riformarla. Non ci interessa mettere alla gogna il Ministro o il Governo di turno, oggi quello di destra come domani quello di sinistra. Vogliamo, insomma, iniziare a cambiare il senso e il modo d’essere della presenza dei docenti e degli studenti dentro e fuori dagli Atenei. Vogliamo cercare un impegno politico di tipo nuovo, diverso dal passato.

       Penseremo più tardi a scrivere programmi e documenti dettagliati, come si conviene. Qui ed ora vogliamo solo indicare quella che ci sembra la premessa essenziale di questo nuovo impegno.

       Per noi l’Università non può e non deve perdere il suo senso originario di luogo dove si trasmette e si elabora la cultura. Il luogo cioè dove la nostra società acquista conoscenza e consapevolezza della sua storia, dei suoi valori, della situazione della nostra epoca, e cerca su questa base, nella necessaria molteplicità dei punti di vista, di costruire pensieri e paradigmi intellettuali e prospettive di azione in grado di accresce e perfezionare la sua sostanza spirituale e umana. Se viene meno questa trama di fondo anche la formazione delle competenze professionali si disarticola e si riduce a ben poca cosa. Senza la sua radice culturale e umanistica, senza il carattere che è stato originariamente suo di libera comunità di studio e di saperi, l’Università non solo perde se stessa ma anche ogni vera funzione sociale. Sulla base di questa premessa, ci rivolgiamo a tutto il mondo universitario convinto dell’urgenza di mettersi su una strada nuova perché si impegni insieme a noi per far udire la propria voce, per affermare la propria volontà riformatrice in nome dell’interesse generale. Ma se questa voce non sarà sufficientemente forte e non riuscirà ad esprimersi in un numero significativo di adesioni, allora la nostra iniziativa non avrà più ragione di continuare.

Hanno aderito fra gli altri:
Francesco Bistoni
Università di Perugia;
Giovanni Cannata
Università del Molise;
Franco Cuccurullo
Università ‘Gabriele D’Annunzio’ di Chieti e Pescara;
Adriano De Maio
Università Luiss ‘Guido Carli’ di Roma;
Francesco De Sanctis
Istituto universitario ‘Suor Orsola Benincasa’ di Napoli;
Guido Fabiani
Università di Roma Tre;
Alessandro Finazzi Agrò
Università di Roma ‘Tor Vergata’;
Marino Folin
Università Iuav di Venezia;
Alessandro Maida
Università di Sassari
Lorenzo Ornaghi
Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano;
Angelo Provasoli
Università ‘Luigi Bocconi’ di Milano;
Gianfranco Rebora
Università Carlo Cattaneo’ Liuc;
Roberto Schmid
Università di Pavia;
Salvatore Settis
Scuola Normale Superiore di Pisa;
Francesco Tomasello
Università di Messina, Rettore;
Daniele Bassi
Università di Milano;
Giancarlo Cesana
Università di Milano-Bicocca;
Biagio De Giovanni
Università di Napoli ‘L’Orientale’;
Ernesto Galli della Loggia
Università di Perugia;
Claudia Mancina
Università ‘La Sapienza’ di Roma;
Angelo Panebianco
Università di Bologna;
Gaetano Quagliarello
Luiss ‘Guido Carli’ di Roma;
Nicola Rossi
Università di Roma ‘Tor Vergata’;
Giorgio Rumi
Università di Milano;
Gian Enrico Rusconi
Università di Torino;
Giovanni Sabbatucci
Università ‘La Sapienza’ di Roma;
Aldo Schiavone
Università di Firenze.

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