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  PNRR investimenti e riforme?

Data di pubblicazione: Lunedì, 16 Maggio 2022

TRAGUARDI SOCIALI / n.105-106 Gennaio-Aprile 2022 :: PNRR investimenti e riforme?

Una possibilità per curare mali economici che ci affliggono da decenni

Invertire il declino con investimenti strutturali e programmazione

Il “Piano Nazionale di Rinascita e Resilienza”, in breve PNRR, ovvero il piano che l’Italia sta implementando per la ripresa del paese, sfrutta in via quasi esclusiva le risorse del ‘Next Generation Ue’, ovvero finanziamenti che l’Europa ci mette a disposizione. In parte maggioritaria attraverso prestiti. In parte minoritaria attraverso importi a fondo perduto. Ma non va dimenticato che sono risorse europee e la destinazione d’uso, almeno nelle linee guida fondamentali, l’ha già decisa l’Europa stessa. Questo a volte la nostra classe politica se lo dimentica.
Ci vengono concesse per contribuire a porre rimedio all’incapacità del nostro sistema economico di tenere il passo con gli altri paesi europei.
Nella pagina di apertura del PNRR troviamo esposte con una chiarezza disarmante le problematiche dell’economia italiana. In particolare il documento riporta due dati di fatto incontrovertibili. Il primo è che il Belpaese è stato colpito dal Covid prima e più duramente rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea. Il secondo è che i malanni del sistema economico Italia non principiano col Covid-19 ma hanno origine in tempi lontani: visto che sono più di vent’anni che l’Italia arranca nella crescita rispetto agli altri Paesi dell’Europa, e su questa diversa dinamica lo shock da Covid-19 ha influito marginalmente. La pandemia si è abbattuta su un tessuto economico e sociale già sfilacciato che mostrava da tempo le sue debolezze. Per non parlare dell’attuale shock scaturito dal rincaro delle materie prime energetiche generatosi nel terzo trimestre dello scorso anno ed acuitosi con lo scoppio del conflitto russoucraino.
L’Italia già soffriva un ritardo di crescita economica rispetto agli altri paesi più industrializzati. La variabile responsabile di questo vuoto impressionante e degli squilibri economici, sociali e ambientali italiani è l’andamento della produttività: il lievito madre della crescita economica. Come far tornare a crescere la produttività? Il PNRR ha due personaggi in cerca d’autore nel nostro Paese che conosciamo bene: 1) gli investimenti pubblici e privati e 2) le riforme economiche; con il primo al quale viene affidato il compito di creare attraverso la crescita lo spazio delle riforme. Il problema però è che la digitalizzazione del sistema Italia, gli investimenti sul sistema sanitario, sulle infrastrutture, sull’istruzione e sulla ricerca e sviluppo sono investimenti che erano già necessari per colmare il gap infrastrutturale al di là della pandemia e per questo a nostro avviso non saranno sufficienti per la rinascita e la resilienza dell’Italia. Visto che, facendo qualche calcolo che non riportiamo, avranno un impatto sulla crescita effettiva del Pil inferiore a quanto il documento lascia trasparire. Per mettere qualche punto fermo possiamo dire che il PNRR contiene numeri realistici e obiettivi alla portata del nostro Paese. Ma la loro sola realizzazione non sarà la svolta ad U attesa come Godot da tempo. Gli sforzi richiesti, soprattutto sulla concorrenza e l’efficienza, vanno al di là delle intenzioni del Piano, senza contare il problema di un Paese corporativo piegato sull’oggi ed insensibile al benessere delle generazioni future. Malgrado ciò è il PNRR indica la giusta rotta ma che si concentra poco sulla robustezza dello scafo e sulla velocità. Riguardo all’utilizzo delle risorse l’Italia è andata sul tutto compreso sul PNRR, impegnando da subito tutte le sovvenzioni e i prestiti e aggiungendo anche una trentina di miliardi “fuori sacco”.
Decisione mossa dal desiderio di invertire un declino fatto di pessima programmazione e dalla irredimibile propensione a privilegiare la spesa corrente a quella per investimenti.

Marco Boleo
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