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  Dalla sinodalità parole e stili nuovi per il bene comune

Data di pubblicazione: Giovedì, 26 Maggio 2022

TRAGUARDI SOCIALI / n.105-106 Gennaio-Aprile 2022 :: Dalla sinodalità parole e stili nuovi per il bene comune

A colloquio con S.E. Mons. Luigi Renna, Arcivescovo di Catania, presidente del Comitato Scientifico e Organizzatore delle Settimane Sociali e Presidente Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro

Eccellenza, la Chiesa italiana ha avviato il percorso del Sinodo. Un cammino non solo e non tanto di riflessione, per come è stato proposto, piuttosto di immersione profonda nella realtà. Una realtà illuminata dall’intelligenza della fede e affrontata con lo stile creativo della fraternità, osando il dialogo come testimoniante modalità di presenza a fianco dell’uomo di questo tempo. Quale compito deve sentirsi affidato, in questa che è anche una grande sfida, un movimento come il nostro che si propone una testimonianza evangelica organizzata nel mondo del lavoro?

Credo che movimenti come il MCL possano cogliere nel cammino sinodale la grande opportunità di crescere al proprio interno e rendere un grande servizio alla comunità ecclesiale. Al proprio interno hanno l’occasione di ascoltarsi per verificare il senso della propria ispirazione cristiana, facendo riferimento, ad esempio, alla corresponsabilità nella missione della Chiesa (nucleo tematico quinto: Poiché siamo tutti discepoli missionari, in che modo ogni Battezzato è convocato per essere protagonista della missione?), o al dialogo con le realtà ecclesiali ( es. al nucleo tematico sesto viene chiesto: Quali sono i luoghi e le modalità di dialogo all’interno della nostra Chiesa particolare?). Possono dare inoltre un grande apporto alla vita ecclesiale, perché hanno l’opportunità di ascoltare il mondo del lavoro e di chiedere agli uomini e le donne del lavoro come si sentono inseriti nella vita della Chiesa: è questa la domanda fondamentale rivolta a tutti i battezzati in vista del Sinodo dei Vescovi del 2023.

Il Mezzogiorno e il Mediterraneo, come non chiederlo a lei che guida la diocesi di Catania, sono frontiere che non possono essere abbandonate e sulle quali la Chiesa può giocare un ruolo importante per innescare processi di attenzione e anche di attivazione di nuove energie. L’incontro a Benevento, della scorsa estate, sul rilancio pastorale per le aree interne, di cui è stato uno dei promotori, e il più recente summit di vescovi e sindaci mediterranei, a Firenze, confermano che non manca la consapevolezza nelle istituzioni ecclesiastiche. Quale contributo deve venire dalle comunità cristiane? La necessità di idee ricostruttive, che il Pnrr ci chiede, che risposta può avere dai credenti?

Il convegno sulle aree interne e l’incontro di Firenze sono, a mio parere, momenti “generativi”, che non devono attendere la successiva celebrazione dell’evento, in una edizione magari rinnovata, per dare forma all’impegno, ma sono l’opportunità per tutti gli uomini di buona volontà, che hanno a cuore il bene comune, di “accendere i riflettori” su questioni che diventano azione nella quotidianità. Una responsabilità creativa, in ambito sociale, politico ed economico, non può solo guardare all’emergenza o all’opportunità che, ad esempio, può dare il Pnrr, ma deve mettere in agenda un impegno che genera risorse e che sollecita progettualità e risorse economiche. Il tema del Mediterraneo ci ricorda quello che un mare può offrire, ossia, la “creazione di ponti”: tale è tutta la Sicilia e il Sud, e   l’incontro con i vescovi e i sindaci va in questa direzione, accogliendo il “sogno” di La Pira. Le aree interne hanno bisogno di un’attenzione maggiore e credo che l’input ricevuto a Benevento ora debba trovare impegno in realtà attente al mondo del lavoro come il MCL.

Il Segretario di Stato Parolin ha evidenziato come sia preoccupante una afonia dei cattolici nella società. Da neopresidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali, quale ritiene che possa esser la strada per un nuovo positivo protagonismo del laicato cattolico? Come unire in una proposta generativa temi etici e quelli sociali?

Penso che l’afonia dei cattolici debba essere superata ricercando nuovi modelli.
Non si supera con un ritorno al tempo nel quale esisteva una “sola voce”, quella del partito di ispirazione cattolica, che in verità aveva al suo interno diverse anime. Quello che manca ai cattolici impegnati in politica è un luogo dove confrontarsi, una sorta di “forum” per il discernimento su alcune questioni che toccano sul vivo la vita del Paese e che vanno dalla legislazione riguardante la vita, al lavoro, alla pace. Una risorsa da riscoprire sono le scuole di formazione all’impegno socio-politico, delle quali è in programma un incontro a Roma il 26 aprile prossimo, e che evidenziano una esigenza sempre presente nel laicato, quello di formarsi ad un pensiero che sia in sintonia con la Dottrina sociale della Chiesa. Ma credo che non bastino: c’è bisogno che anche l’associazionismo discuta e formi alla politica in maniera più decisa e facendo rete con gli altri.

La Laudato Si’ stimola a una maggior attenzione nella custodia del creato, si possono sviluppare reti sociali per concretizzarla? Può esser questo un terreno su cui ritrovare ascolto tra i più giovani?

La Laudato sì ha trovato nella Settimana sociale di Taranto una “via italiana”, e cioè quella che permette di fare delle scelte concrete, che a Taranto sono state la proposta di dar vita a comunità energetiche e carbon free, e quella di creare alleanze in cui i giovani sono protagonisti. è già in atto un movimento stupendo che chiede di essere solo più conosciuto e approfondito, e ricevere una convinta adesione. L’urgenza del momento storico, acuita anche dagli squilibri internazionali, chiede delle scelte coraggiose, che ci mettano in condizione di salvare il nostro futuro.
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