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  Siamo dentro le doglie del parto

Data di pubblicazione: Sabato, 28 Maggio 2022

TRAGUARDI SOCIALI / n.105-106 Gennaio-Aprile 2022 :: Siamo dentro le doglie del parto

Il compito di leggere in profondità il cambio d’epoca

Il Sinodo parte dall’ascolto per il discernimento comunitario

Rilanciare la vita delle Chiese che sono in Italia realizzando in esse e nelle realtà ecclesiali quel “camminare insieme” che consente di conformarsi alla specificità della loro missione. Come ha chiesto papa Francesco, infatti, c’è “la necessità di essere una Chiesa sinodale con un cammino di comunione, partecipazione e missione conformemente alla missione di annunciare il Vangelo che ad essa è stata affidata”. Riflettendo su natura e prospettive della sinodalità, avendo come bussola il Concilio Vaticano II e i suoi documenti, il Sinodo vuole raccogliere le esperienze e rilanciare la sfida, per l’intero quinquennio iniziato lo scorso anno e che si concluderà nel 2025.
L’avvio sarà definito in un biennio di ascolto (2021-2023), ovvero in una fase narrativa che raccoglierà in un primo anno i racconti, i desideri, le sofferenze e le risorse di tutti coloro che vorranno intervenire; nel periodo seguente invece ci si concentrerà su alcune priorità pastorali.
Farà seguito una fase sapienziale nella quale l’intero Popolo di Dio, con il supporto dei teologi e dei pastori, leggerà in profondità quanto emerso nelle consultazioni capillari (2023-24). Un momento assembleare finale, nel 2025, in via di definizione, cercherà di assumere alcuni orientamenti profetici e coraggiosi, da riconsegnare alle Chiese nella seconda metà del decennio. Tutti gli eventi si inseriscono in un percorso espressione di una Chiesa che si apre e che dialoga.   
La fase in corso vuole intraprendere un discernimento comunitario partendo dalla base delle parrocchie, delle diocesi e delle esperienze associative
Il Cammino sinodale è, dunque, un processo atto ad aiutare a «riscoprire il senso dell’essere comunità, il calore di una casa accogliente e l’arte della cura». «Sogniamo una Chiesa aperta, in dialogo. Non più “di tutti” ma sempre “per tutti”», scrivono i Vescovi nella Lettera indirizzata alle donne e agli uomini di buona volontà: «Tu che desideri una vita autentica, tu che sei assetato di bellezza e di giustizia, tu che non ti accontenti di facili risposte, tu che accompagni con stupore e trepidazione la crescita dei figli e dei nipoti, tu che conosci il buio della solitudine e del dolore, l’inquietudine del dubbio e la fragilità della debolezza, tu che ringrazi per il dono dell’amicizia, tu che sei giovane e cerchi fiducia e amore, tu che custodisci storie e tradizioni antiche, tu che non hai smesso di sperare e anche tu a cui il presente sembra aver rubato la speranza, tu che hai incontrato il Signore della vita o che ancora sei in ricerca o nell’incertezza…».
Dei vari nuclei tematici proposti per il confronto sinodale, sono in particolare due quelli chehanno una valenza rilevante per il cammino   territoriale del Movimento Cristiano lavoratori: quello della corresponsabilità nella missione e quello del dialogo tra chiesa e società.
Affrontare questi temi significa accettare di mettersi in una condizione di evidente discontinuità rispetto ad un modello di Chiesa che ci ha rappresentati fino ad ora. Vivere la sinodalità significa dunque fare uno sforzo evangelico per pensare come sia possibile superare una esperienza di Chiesa fatta spesso di immobilismo, superficialità, di individualismi egoistici in cui oggi ci troviamo a vivere come comunità.
La domanda che potremmo porci è: quale sinodalità abbiamo mai   vissuto nella nostra Chiesa? Quanta corresponsabilità viene vissuta nella nostra Chiesa locale?
Il cammino sinodale che siamo condividendo come Chiesa, ci renda sempre più umani per condizione, figli e figlie di Dio per adozione filiale, fratelli e sorelle per vocazione. Al contrario, la frammentazione culturale a cui oggi siamo esposti, ci spinge ad ignorarci, cosicché a volte si assiste ad una catena di scontri umani molto aspri, acuiti dalla cultura dello scarto e del consumo. Il cammino sinodale intrapreso si traduce i n un impegno a creare spazi concreti di legami, relazioni, riconciliazione, formazione. Si deve così cercare di ricucire e sanare storie di odio e di violenza, causate dalla povertà, dall’emarginazione e dalle guerre.
Perché ciò avvenga, occorre saper guardare con amore la Chiesa e il mondo. Guardarli con gli stessi occhi di Cristo. Diventiamo un popolo che cammina verso un nuovo modo di sapersi affratellati nell’amore.
L’esperienza di una Chiesa sinodale non è solo “esperienza umana”, ma è camino di Dio con il suo popolo. E siccome è cosa anche di Dio, a noi spetta camminare con fiducia: il Signore lo renderà possibile.

don Francesco Poli
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