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  In nome di Dio fermate questo massacro!

Data di pubblicazione: Martedì, 31 Maggio 2022

TRAGUARDI SOCIALI / n.105-106 Gennaio-Aprile 2022 :: In nome di Dio fermate questo massacro!

“In nome di Dio fermate questo massacro! Non si arresta la violenta aggressione contro l’Ucraina, con un massacro insensato dove si ripetono scempi e atrocità, del quale non c’è giustificazione. Supplico la comunità internazionale di fare cessare questa guerra ripugnante”.

Le parole di Papa Francesco ci portano alla triste realtà di questi giorni e chiamano tutti ad essere operatori di pace. Una Pace da realizzare subito!
Porre fine all’aggressione russa dell’Ucraina che sta provocando morte, distruzione e un esodo biblico verso i Paesi dell’Unione Europea, è un’urgenza della comunità internazionale. Questa guerra, come stiamo vedendo, vede una straordinaria mobilitazione di solidarietà e di accoglienza che deve continuare nel tempo, dopo la cessazione delle armi, ma porta anche alla necessità di riconsiderare le relazioni politiche e commerciali, insieme ai piani di sviluppo di ciascun Paese. Nel caso dell’Italia, infatti, prima del conflitto russoucraino ci si aspettava che i prezzi cominciassero a scendere dal livello raggiunto in seguito agli effetti economici negativi della pandemia, ma ora con l’inflazione che resterà elevata nei prossimi mesi bisognerà rivedere gli interventi di politica economica per assicurare contemporaneamente l’equilibrio economico, quello sociale e quello finanziario, operazione che è stata sempre difficile in tempi normali mentre adesso è divenuta quasi improba.
Questo accade anche perché l’attuale classe politica, proiettata nel brevissimo periodo verso le elezioni politiche del 2023, ha subito pensato di concentrarsi solo sull’equilibrio sociale tralasciando gli altri, sperando di fare più spesa pubblica per sostenere il pagamento della rincarata bolletta energetica di famiglie e imprese. La realtà purtroppo è differente, l’aumento dei prezzi, infatti, è stato determinato quasi esclusivamente dalla componente energetica (+ 46%), che rappresenta circa un decimo della spesa di una famiglia italiana media, mentre il repentino incremento dell’inflazione, iniziato lo scorso autunno, determinerà una cospicua riduzione del salario reale, con difficoltà a tutelare il potere d’acquisto dei lavoratori ed una possibile riduzione della domanda di lavoro da parte delle imprese, che potrebbero scaricare i maggiori costi della produzione sui prezzi con grossi problemi di carattere sociale. Sulla stessa barca sono anche i pensionati in particolare quelli coi livelli minimi. Forse gli effetti dell’inatteso innalzamento dei prezzi dei beni energetici importati, come suggerisce il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, potrebbero essere compensati dai bilanci pubblici per attenuarne l’impatto sui prezzi e per sostenere le fasce più deboli della popolazione, ma anche con una diversificazione delle fonti di approvvigionamento, come stiamo vedendo. Nel lungo periodo, invece, il mantenimento dell’attuale tenore di vita potrebbe essere ottenuto solo attraverso un aumento della produttività e dall’introduzione di innovazioni tecnologiche meno energivore. La maggiore produttività richiede, però, relazioni industriali, dal contratto nazionale a quello decentrato, tale da consentire alle imprese di essere incentivate per sostenerne l’innovazione in uno scambio politico, à la "Ezio Tarantelli", tra Stato, imprese e lavoratori, mediato dalle parti sociali. Ezio Tarantelli e Marco Biagi (ricordato in questi giorni a vent’anni dal suo barbaro assassinio) erano accomunati dall’incrollabile fiducia nelle proprie idee e dalla ricerca ostinata di soluzioni concrete alle sofferenze sociali. Per avere dinamiche retributive più in linea con il costo della vita, va inoltre superata l’insufficiente articolazione tra livelli contrattuali, che ormai da troppo tempo e in molti settori va a scapito del livello decentrato.
La crisi economica, la pandemia ed adesso gli effetti della guerra nel cuore dell’Europa, ci mostrano l’importanza della sinergia tra profit, non profit e società civile all’interno di un rinnovato ruolo del sistema di Welfare. In tale contesto il Terzo Settore si trova ad affrontare diverse sfide, la prima è quella della Governance, che implica un cambiamento culturale nell’ottica della sussidiarietà orizzontale, con la co-programmazione e co-progettazione, introdotte dalla Riforma del Codice del Terzo settore, per valorizzare il ruolo socioassistenziale del Terzo Settore nei confronti delle persone più fragili e meno abbienti. In questa direzione dobbiamo volgere il nostro sguardo e l’impegno per adeguare il Mcl alla normativa vigente deve essere solo l’inizio di un cammino proficuo per continuare ad essere protagonisti nella società che cambia con l’attenzione alla ‘persona’ e ai suoi bisogni.

Antonio Di Matteo
Presidente Generale Mcl
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