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  Europa: a 50 anni dal Trattato di Roma

Data di pubblicazione: Giovedì, 22 Marzo 2007

TRAGUARDI SOCIALI / n.25 Marzo / Aprile 2007 :: Europa: a 50 anni dal Trattato di Roma

Più forza alle istituzioni


EUROPA: A 50 ANNI DAL TRATTATO DI ROMA
PIU' FORZA ALLE ISTITUZIONI



       Il 27 marzo 1957, con il trattato di Roma, nasceva in Campidoglio la Comunità   Economica Europea ed oggi, nella ricorrenza del 50° anniversario, una riflessione su questo gran momento della nostra storia sembrerebbe non saper più cosa evidenziare: è come quando si perde il filo di un discorso…

       Guardiamo al passato, al presente, o cerchiamo di immaginare il domani della nostra Unione? Se guardiamo indietro, se pensiamo alla nostra storia e ci domandiamo dove essa sia finita, allora non possiamo che ricollegarci alla libertà, alla pace e sicurezza, allo sviluppo e al benessere, all’evoluzione positiva del diritto, alla solidarietà…

         Tutto questo è l’Unione Europea.

       Anche se in ogni punto soprarichiamato c’è qualche cosa d’Europa, molti oggi vorrebbero che in questi “ fili” ci fosse “più” Europa politica (e, forse, meno “euroburocrazia”) e “più” Europa sociale, oltre che un “supplemento d’anima”. Alla vigilia di un vertice che si annuncia di rilancio noi sentiamo ancora la necessità di affermare e sostenere, con più coraggio, le ragioni della nostra identità.

       Parlare ancora d’identità e di valori non vuol dire richiamare il nostro “trapassato remoto” ma significa – come ben detto, più volte, dal Magistero della Chiesa – riaffermare che è “nella memoria culturale dell’Europa che ci sono dei valori che l’hanno modellata nel corso della nostra storia” e che in essa “cola la linfa del cristianesimo che alimenta nello stesso modo chi crede come chi non crede”.

       Se guardiamo l’Europa d’oggi vediamo che essa vive le problematiche legate ad un grande ampliamento (necessario, tardivo e mal gestito). Inoltre, la necessità – indiscutibile – della solidarietà verso i Paesi dell’ex blocco comunista sembra indebolire le Istituzioni che vivono nella “decisione ad unanimità” un ritardo che porta a preoccupanti e ricorrenti momenti di stallo. Il rifiuto alla “Costituzione” di Francia ed Olanda – di là dalle scarse motivazioni europee – cela il piegarsi ad esigenze e logiche dell’economia di mercato che, davanti alle sfide della globalizzazione, richiede proprio quella rapidità di risposte che l’Unione Europea oggi non sa e non può più dare. Pertanto, se guardiamo e pensiamo allo scenario futuro, si nota subito che è necessario rafforzare le nostre Istituzioni!

      Bisogna rivalutare il ruolo centrale del Parlamento e riattivare il “Progetto Europeo” ponendo al centro la ritrovata unità sulla Costituzione. Angela Merkel, oltre che ricordare il ruolo storico dell’Europa e dei suoi Padri fondatori, vuole rilanciare il “grande progetto” perché esso possa riproiettarci sulla scena mondiale con un autonomo slancio capace di vincere ogni complesso e titubanza.

       Crediamo che il nostro Paese debba sostenere questa prospettiva e, per il rinnovato ruolo europeo, ci auguriamo che esso sia davvero marcato da “un coraggio globale”. I temi dell’Africa, dello sviluppo, dell’ambiente, dei diritti globali, della solidarietà e del lavoro ci chiedono prova di questo coraggio. Anche Giovanni Paolo II il 1° maggio 2000 a Tor Vergata, durante il Giubileo, ci disse che dovevamo camminare su questa strada per “globalizzare i diritti dei lavoratori in tutto il mondo”.

       Nello spirito del grande “evento romano”, dopo 50 anni, noi dobbiamo dare ancora più impulso all’unione politica, all’integrazione economica – soprattutto pensando anche al bacino mediterraneo – al dialogo ed alla coesione sociale. Così facendo l’Europa di domani saprà vincere le forme di nazionalismo che sembrano riapparire e non resterà prigioniera delle disparità che conosciamo.

       Saprà vincere i nuovi populismi ma, soprattutto, saprà portare avanti con coraggio il “sogno romano” solennemente sancito quel lontano 27 marzo 1957.


Piergiorgio Sciacqua

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