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  Un “diritto di proposta” per i cattolici

Data di pubblicazione: Venerdì, 23 Marzo 2007

TRAGUARDI SOCIALI / n.25 Marzo / Aprile 2007 :: Un “diritto di proposta” per i cattolici

di Noè Ghidoni


UN “DIRITTO DI PROPOSTA” PER I CATTOLICI


       Uno dei passaggi importanti della prolusione al Consiglio permanente della Cei dello scorso gennaio è stato centrato sulla eccessiva litigiosità tra le forze politiche. Così si è espresso il card. Ruini: “Alla luce di questi vari elementi sembra fondata l’esigenza, da non pochi avvertita e condivisa, di uscire dalle contrapposizioni fini a se stesse, senza confondere per questo i ruoli propri del Governo e dell’opposizione, per cercare anzitutto lo sviluppo complessivo e solidale dell’Italia. Non mancano certo gli ambiti in cui un tale sforzo comune può esplicarsi. Essi non si limitano ai delicati terreni della riforma della legge elettorale o anche di alcuni aspetti dell’ordinamento costituzionale. Si estendono infatti a quei problemi che sono maggiormente avvertiti dalle persone e dalle famiglie come, oltre al lavoro e al potere di acquisto, la casa, la sanità, il sistema pensionistico e quello fiscale, l’assistenza ai bambini più piccoli e agli anziani, la sicurezza dei cittadini. E comprendono parimenti l’attenzione a settori chiave per lo sviluppo del Paese come l’istruzione, la ricerca e l’innovazione, e ancor prima l’impegno per arrestare il declino demografico della nostra popolazione”.

       In altre parole è il bene comune che va perseguito (chi ne parla più?) non esclusivamente quello individuale, di categoria, di parte o di schieramento politico. E’ chiaro che non perseguendo queste prospettive continuerebbero ad essere penalizzate quelle categorie di bisogno indicate dal Card. Ruini. Proprio sul “bene comune” si articolerà la riflessione della Chiesa italiana per questo anno, in preparazione alle settimane sociali che, in celebrazione del centenario, si terranno a Pistoia e Pisa, nel prossimo ottobre, sul tema: “Il bene comune oggi: un impegno che viene da lontano”. Il primo dei seminari preparatori si è tenuto a Treviso il 20 gennaio ed ha visto la presenza di numerosi rappresentanti di diocesi, associazioni (folta la delegazione Mcl) e centri di ricerca che si sono confrontati in un dibattito franco e aperto stimolati da relazioni non rituali o conformiste.

       Va segnalata in particolare quella svolta da Mons. Giampaolo Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e Pace, che ha individuato tre rilevanti carenze del mondo cattolico in Italia negli ultimi anni: aver subito l’idea di una laicità come neutralità e quindi aver ceduto sul piano della propria identità; non aver capito per tempo che i temi della vita e della bioetica non erano solo di bioetica ma sociali e politici; non aver sempre valorizzato la Dottrina sociale della Chiesa in modo organico e sistematico ricercando quei percorsi attualizzabili nell’attuale contesto storico/culturale.

       “Tutti noi abbiamo vissuto non pochi passaggi della nostra storia recente con sofferenza. Non sempre, nonostante la guida attenta del magistero, si è resistito alle fughe in avanti, alle parzialità, all’indebolimento della propria identità”. Secondo Mons. Crepaldi “Una teologia della separazione tra fede e politica si è alternata con una teologia dell’impegno diretto. Mentre si perdeva tempo nel dibattito tra queste tendenze, avanzava nel frattempo, non sufficientemente avvertita, una cultura dell’agnosticismo e del relativismo che, diventata impositiva e quasi dittatoriale, colpiva nel suo stesso cuore il messaggio cristiano, impedendone in modo radicale la ricezione. Perso di vista che l’uomo è capax veritatis diventa impossibile ritenere che egli possa essere capax Dei”. Secondo mons. Crepaldi il Progetto culturale – come sta insegnando il Cardinale Ruini - è oggi spinto a guardare in profondità alle proprie stesse radici e ad aprirsi ad un più vasto impegno dal fatto che la questione antropologica (da cui dipende anche il valore della famiglia e la sua tutela) è ormai diventata la questione sociale. «Non riusciremo a dare un valido contributo al bene comune dell’Italia – ha detto Mons. Crepaldi – se non dilatando la cultura della vita, dalla bioetica oltre la bioetica, e facendola diventare vera e propria cultura sociale e politica.

       Il Mcl ribadisce la sua consolidata posizione che è di categorico rifiuto di qualsiasi indifferenza o di quella neutralità che viene ordinariamente contrabbandata come laicità, rivendicando la necessità per i cristiani di riprendersi in carico, accanto al dovere di testimonianza, il proprio “diritto di proposta” per una società fondata su quei valori “indisponibili” quali vita, etica, famiglia. Non si può impedire ai cattolici di proporre un sistema fondato su questi principi, né i cattolici possono rassegnarsi a lasciarli beffeggiare o distruggere (come succede per la famiglia) senza uno scatto di responsabilità. Usando un’espressione forte, si può dire che indifferenza e neutralità si configurano come condiscendenza. Non sono questi i tempi per comportamenti simili.


Noè Ghidoni

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