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  Da oggetti a soggetti di sviluppo

Data di pubblicazione: Venerdì, 23 Marzo 2007

TRAGUARDI SOCIALI / n.25 Marzo / Aprile 2007 :: Da oggetti a soggetti di sviluppo

Le proposte Mcl per il problema Mezzogiorno


LE PROPOSTE MCL PER IL PROBLEMA MEZZOGIORNO
DA OGGETTI A SOGGETTI DI SVILUPPO


      L’attuale governo, come i precedenti, ha incluso nel programma il “problema Mezzogiorno”. Lo ha fatto, anche con una certa enfasi, inserendolo nel famoso dodecalogo, e assegnandogli un decoroso sesto posto: “Attenzione permanente e impegno concreto a favore del Mezzogiorno, a partire dalla sicurezza”. Sentir parlare ancora, dopo decenni di politiche per il Sud, di “impegno concreto”, provoca un certo turbamento se si pensa alle immani risorse finanziarie stanziate negli anni, e al poco che hanno prodotto.

       La domanda, forse ingenua, che ci si pone, è: il Mezzogiorno, in questi decenni, è stato soggetto od oggetto di sviluppo? Nel propendere per la seconda ipotesi, ci si chiede poi: se un popolo dalle nobili e antiche tradizioni, un territorio dalle enormi risorse naturali, sono stati oggetto (più che soggetto) di sviluppo, la responsabilità a chi va imputata? E si è ancor oggi propensi ad essere oggetto di impegni e politiche cosiddette “mirate”? Non è il caso di chiarire che il Sud non ha bisogno di interventi straordinari ma chiede strutture e infrastrutture che favoriscano lo sviluppo, senza assumere per questo i connotati della straordinarietà? E’ chiaro che le responsabilità della politica per quanto accaduto, sono enormi e non possono essere disconosciute da alcuno. Altrettanto evidenti, però, sono le omissioni della società civile che spesso si è accontentata, assumendo il ruolo di vittima del sistema Paese, delegando a terzi la soluzione dei problemi e ritenendosi incapace di essere protagonista del proprio destino.

       Le risorse e gli strumenti di riscatto, anche economico, vanno invece ricercate all’interno, evitando facili deleghe che portano con sé il germe della de-responsabilità. Certo gli strumenti vanno forniti, strutture e infrastrutture vanno realizzate, ma poi deve intervenire la voglia, la fatica, il sacrificio che, insieme, portano il frutto dell’opera costruita. Il Mezzogiorno deve affrancarsi dal groviglio di rapporti di dipendenza verticale verso le istituzioni, che ne ha fin qui rallentato la crescita. E noi, cattolici impegnati nel sociale, dobbiamo riaffermare il valore della solidarietà e, soprattutto, il principio di sussidiarietà, asse portante dell’insegnamento sociale della Chiesa.

       Sussidiarietà - dalla parola latina subsidium, ‘aiuto’ - significa che le istituzioni sono tenute ad aiutare la persona, non sostituirsi ad essa svolgendone le attività. Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione Pastorale Gaudium et Spes, rimarcando la presenza della Chiesa nel mondo contemporaneo, recita: “Si guardino i governanti dall’ostacolare i gruppi familiari, sociali o culturali, i corpi o istituti intermedi, né li privino delle loro legittime ed efficaci attività che, al contrario, devono volentieri e ordinatamente favorire. Quanto ai cittadini, individualmente o in gruppo, evitino di attribuire un potere eccessivo all’autorità pubblica, né chiedano inopportunamente ad essa troppi servizi e troppi vantaggi, col rischio di diminuire così la responsabilità delle persone, delle famiglie e dei gruppi sociali” (n. 75).

       E’ ora di superare la questione meridionale con una politica economica unitaria. Le comunità locali devono ampliare la visuale per concorrere allo sviluppo: vanno incentivati i confronti, forniti strumenti nuovi, riassegnati ai corpi intermedi il ruolo che gli è proprio - perché essi soltanto costituiscono la cerniera con il Paese reale fatto di bisogni, aspirazioni, aspettative -.

       In questo contesto si inserisce il lavoro del Mcl che da anni, e senza inutili rivendicazioni meridionaliste, propone modelli di sviluppo che fanno sì riferimento alle risorse, sia naturali sia umane, presenti sul territorio ma che, al tempo stesso, si inquadrano in una politica economica nazionale unitaria. Qualcuno tempo fa ha coniato un termine di grande significato: “glocalismo”, cioè guardare lontano a un mondo globalizzato partendo dalle risorse locali, siano esse culturali, di tradizione, o naturali e territoriali.

       Il seminario internazionale che il Mcl organizza per il prossimo 28 e 29 settembre, a Reggio Calabria, dal titolo Nuove frontiere e Periferie dell’UE: la coesione sociale, le politiche del lavoro, le infrastrutture, lo sviluppo, rientra in questo quadro di azione. Non ci scandalizza, né ci trova ostili, l’eventuale realizzazione del Ponte sullo Stretto che in ogni caso è - e rimane - una grande opera che può essere un volano di sviluppo per il Mezzogiorno. Il Mezzogiorno è una grande risorsa per il Paese, non un problema da risolvere. Lavoriamo affinché ciò accada.


Vincenzo Massara

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