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  Ci sono due serbie a Belgrado

Data di pubblicazione: Mercoledì, 14 Giugno 2006

TRAGUARDI SOCIALI / n.20 Aprile / Maggio 2006 :: Ci sono due serbie a Belgrado

di Piergiorgio Sciacqua


CI SONO DUE SERBIE A BELGRADO


       Dopo un lunghissimo oblio la Serbia è tornata alla ribalta internazionale in seguito alle false voci sul presunto arresto di Ratko Mladic , accusato di genocidio dal Tribunale Penale Internazionale, e per la morte - nel carcere dell'Aia - dell'ultimo dittatore comunista Slobodan Milosevic.

       Nei prossimi giorni un referendum secessionistico nel Montenegro - che porterà alla separazione ma che non servirà a niente nella prospettiva di una crescita civile realmente democratica - e la questione del Kosovo, nella sua fase "post-Rugova", riporteranno ancora di più in evidenza questioni che potrebbero nuovamente ridisegnare confini di carte geografiche e riaccendere fermenti irridentisti che, nel nome dell'identità religiosa ed etnica, potrebbero finire col coinvolgere anche la Macedonia e mettere la Grecia in una difficilissima posizione.

       Il nostro Paese non può restare indifferente di fronte a questo scenario e non solo perché esso si materializza di fronte alle nostre coste ma soprattutto perché noi potremmo contribuire a risolvere i problemi legati alla convivenza cercando di ‘esportare’ il nostro modello di autonomia realizzato in Alto Adige che per il Kosovo, e forse anche per il Montenegro, potrebbe costituire una   valida prospettiva. Proprio in questi giorni una visita a Belgrado, insieme al Presidente Costalli, mi ha permesso di conoscere meglio questa realtà e di approfondire le relazioni che il MCL intrattiene, da tempo, con il Sindacato Indipendente Nezavisnost.

       Attraverso colloqui con il Presidente Branislav Canak e con l'Arcivescovo di Belgrado S.E. Mons. Stanislav Hocevar ho potuto toccare con mano come il ‘non allineamento di Tito’ fosse per la ex Jugoslavia una dittatura comunista del tutto simile alle altre dell'est europeo e capire quanto l'avventura di Milosevic - per realizzare il mito della grande Serbia -, con il suo nazionalismo, con le guerre di sfaldamento, con gli eccidi verso uomini e donne innocenti, abbia impedito alla società civile, alle forze libere, di compartecipare alla rinascita del Paese nello sviluppo della democrazia così come stava avvenendo -dopo la caduta del muro di Berlino - in tutta l'area del vecchio ‘patto di Varsavia’.

       A Belgrado ci sono sempre state ‘due Serbie’ ma noi tutti ne abbiamo vista sempre una sola!

       Quella che rappresenta l'espressione della libera società civile e che ha combattuto per la libertà e per la democrazia - rischiando la vita o pagando con la vita- è stata costretta alla marginalità ed è stata lasciata sola nel combattere una lotta impari: ancor oggi paga troppo alto il prezzo per questa battaglia e l'isolamento cui è sottoposto il Paese finisce col far pagare un secondo costo del tutto ingiustificato.

      In questi anni di silenzio anche le forze democratiche e civili della nostra società non hanno saputo - e/o voluto - ascoltare il grido di aiuto. Non abbiamo visto le bandiere della pace nelle piazze a sostegno della resistenza serba!

       Non abbiamo dato sostegno per una rapida rinascita della democrazia in Serbia e ....chissà perché questo compiacente silenzio si riserva sempre alle esperienze dittatoriali della sinistra..... bisogna recuperare questo gap e favorire il dialogo e il processo di riconciliazione.

       Anche Benedetto XVI nei giorni scorsi ha rivolto ai Vescovi della Bosnia   questo messaggio ed io credo che sia urgente cominciare proprio dalla riconciliazione tra i cristiani che ancora vivono le conseguenze di antiche diaspore.

       Una recente visita del Presidente Mcl Carlo Costalli a Sarajevo ha contribuito a concretizzare iniziative e rapporti che, con i progetti in corso a Zagabria e a Banja Luka, contribuiranno a creare una rete nei Balcani che guardi al futuro.

       La prospettica di una nuova convivenza civile non può essere disgiunta da quella dell'Unione Europea: sappiamo che le strade dovranno convergere verso Bruxelles ma poiché questo non sia un semplice miraggio oggi è richiesto il coraggio di un gesto che guarda al futuro. La pace si costruisce soltanto riconciliando gli uomini e praticando la giustizia nella libertà.


Piergiorgio Sciacqua

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