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  La riforma della Costituzione verso il referendum

Data di pubblicazione: Giovedì, 15 Giugno 2006

TRAGUARDI SOCIALI / n.20 Aprile / Maggio 2006 :: La riforma della Costituzione verso il referendum

di Giuseppe Martino


LA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE VERSO IL REFERENDUM


      Saremo chiamati prossimamente a confermare o respingere una controversa riforma costituzionale che ha marcato ulteriormente le profonde divisioni degli schieramenti politici presenti nel Parlamento e nel Paese.

       La consultazione referendaria certamente non ci troverà impreparati. Qualunque sarà la posizione che ognuno di noi assumerà, un dato di fatto è certo: non possiamo e non dobbiamo - a mio parere - schierarci in modo preconcetto, né con i dissacratori né con i consacratori della Costituzione del ‘48, mutuando una contrapposizione manichea e surrettizia, alimentata soltanto da opportunità politiche di partito e/o di schieramento. La nostra concezione della Politica - che non stiamo qui a ripetere - ci spinge ad andare oltre i neoideologismi della sinistra, così come i neopopulismi demagogici della destra.

       Il nostro Movimento ha assunto sul tema della riforma costituzionale una posizione sempre chiara e netta. Ripetiamo: non è assolutamente concepibile che si possa riscrivere la nostra Carta fondamentale a colpi di maggioranza, così come deve essere decisamente respinto ogni tentativo di ricatto delle minoranze, fuori e dentro gli schieramenti.

       Se ciò è un dato politico inconfutabile (su cui tutti dichiarano di concordare), è necessario trarre le dovute e doverose conclusioni. Ha sbagliato il centro sinistra alla fine della precedente legislatura e ha ripetuto (purtroppo) l’errore il centro destra, con il rischio che nulla cambi, o che cambi poco per mantenere le cose come stanno, compresa quella brutta riforma del 2001, che ha avuto il solo effetto di ingolfare il lavoro della Consulta. La Carta Costituzionale del 1948 ha bisogno di essere rivisitata (questo è un altro dato di fatto, sul quale converge il consenso di quasi tutti), perché è mutato il clima politico nel quale è nata, è mutato lo scenario nazionale e internazionale; i processi culturali di questi ultimi cinquant’anni sono stati causa ed effetto di una nuova coscienza dei diritti; le nuove scoperte scientifiche, la globalizzazione ed il multiculturalismo in atto richiedono la costituzionalizzazione di nuovi e diversi rapporti economici ed internazionali; le Istituzioni del Paese hanno bisogno di essere rafforzate, ancorandole a principi democraticamente forti, che tutelino i diritti delle minoranze, ostacolando ogni tentazione di instaurare dittature delle maggioranze.

      La riforma approvata dalla maggioranza di Governo modifica sostanzialmente tutta la parte seconda della Costituzione e, se verrà confermata con il prossimo referendum, rivoluzionerà - in senso positivo per alcuni e negativo per altri - il sistema di Governo, l’iter formativo delle leggi, i poteri del Primo Ministro e del Capo dello Stato; le Regioni avranno competenza esclusiva su alcune materie (scuola, sanità, polizia locale); cesserà definitivamente il bicameralismo perfetto, in quanto il “Senato Federale della Repubblica” avrà competenza su materie concorrenti e regionali (solo per citare alcune modifiche).

       Non sappiamo quale sarà il responso referendario. Una cosa è però certa: le questioni affrontate ed i problemi legati agli assetti istituzionali modificati dalla riforma, non potranno essere elusi. La nostra Carta Costituzionale deve essere comunque modificata, per rafforzare ‘principi’ e fissare regole chiare che rendano il nostro Paese più moderno e la nostra democrazia più compiuta.

       Per questo crediamo che sia fuori tempo il “patriottismo costituzionale” di alcuni: la Costituzione si difende aiutandola a crescere, a stare al passo con i tempi, perché solo così onoriamo i nostri padri costituenti. Nello stesso tempo riteniamo che sia fuori luogo il tecnicismo pragmatico di altri: ciò è fortemente riduttivo, tendenzialmente elusivo, perché appesantisce una Legge che riguarda la totalità dei cittadini, che devono comprenderla per sentirla propria.

       A mio sommesso parere, i costituzionalisti che hanno scritto la riforma costituzionale approvata dal Parlamento, avrebbero dovuto fare uno sforzo in più per rendere alcune norme più comprensibili a noi comuni mortali, fissando i principi generali e demandando ai regolamenti delle Camere ed alle leggi ordinarie alcune questioni prettamente tecniche non aventi rilevanza costituzionale.

       Se il popolo italiano dovesse bocciare questa riforma, il nostro auspicio è che il nuovo Governo e le nuove maggioranze (qualunque essi siano) abbandonino definitivamente la via parlamentare ordinaria o altre forme (tipo convenzioni o Commissioni varie) e procedano a una vera riforma attraverso una rivisitazione di tutti gli articoli della vigente Costituzione, attraverso una apposita Assemblea costituente eletta su base proporzionale.

       Non voglio ripetere ciò che in tantissime occasione è stato detto e scritto, ma occorre, a nostro avviso, riformare, per aggiornarla, tutta la Costituzione, la prima, come la seconda parte. La seconda parte della Costituzione non è un corpo estraneo rispetto alla prima: i principi fondamentali vanno riempiti di contenuti, elaborando un sistema di Governo e una articolazione Istituzionale che rafforzi i contenuti delle affermazioni di principio, incominciando dall’articolo 1. Ciò non è assolutamente scandaloso e non può essere considerata la profanazione di un tempio, costruito in un particolare momento storico per affermare ciò che è naturale, ma che una cultura nazi-fascista aveva relegato nella sfera dei diritti derivati da una potestà statuale suprema, da un potere insito nella concezione hegeliana dello stato.

       Su questo fronte noi ci batteremo sempre, mettendo in campo tutte le iniziative possibili, per creare un grande consenso, nell’uno e nell’altro schieramento, affinché si realizzino tutte le condizioni per una Costituzione
condivisa, legittimata da una assemblea popolare costituente, introitata dalle coscienze della gente e vissuta con la consapevolezza di ubbidire a una legge guida, sulla quale vigilerà una Corte Costituzionale al di sopra di qualunque sospetto.


Giuseppe Martino


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