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  Taccuino

Data di pubblicazione: Sabato, 16 Settembre 2006

TRAGUARDI SOCIALI / n.22 Settembre / Ottobre 2006 :: Taccuino

Notizie dal mondo

TAC C U I N O



MISSIONE MILITARE ITALIANA IN LIBANO


       Missione di pace del contingente italiano in Libano, in un momento molto delicato per quel Paese lacerato e martoriato, e più in generale per tutto il Medioriente, visti i difficilissimi problemi di varia natura e le tante insidie che sono legate a questa missione.

       Il trionfalismo di alcuni esponenti di Governo a commento della missione italiana in Libano ha sollevato diverse critiche. Fra queste quella dell’Osservatore Romano che scrive: “C’è chi in ambienti politici illustra tale complesso evento con enfasi, se non addirittura con trionfalismo. Questi atteggiamenti – nota il quotidiano della Santa Sede – sorprendono e appaiono francamente inopportuni”.

       Il Mcl vuole rivolgere un pensiero particolare ai cristiani libanesi che si sono trovati fra due fuochi e che, come già capitato altre volte in quelle martoriate aree del mondo, pagano un prezzo molto alto. Le responsabilità degli Hezbollah sono gravissime (Hezbollah che recentemente, anche da Amnesty International, sono stati bollati come “animali da guerra”), e anche quelle dei loro sostenitori in Iran e Siria; particolarmente gravi anche le responsabilità di Damasco, che ha tenuto per anni occupato il Libano con la forza e si è sempre opposta, anche con atti di terrorismo, alle richieste di indipendenza che provenivano da quasi tutta la società libanese.




E’ MORTA ORIANA FALLACI: UN’ITALIANA CORAGGIOSA


       Firenze, 15 settembre – E’ morta in Italia, nella sua Firenze, Oriana Fallaci, di venerdì, appena quattro giorni dopo il quinto anniversario dell’attentato alle Torri gemelle. Ostinatamente innamorata di Firenze, aveva scelto New York come patria di elezione. Era pugnace, ostinata, puntigliosa, litigiosa. Si sentiva braccata, anche odiata, vittima di un qualche furore con le consuete categorie della diversità ideologica e della lontananza culturale. Con i suoi libri e con le sue coraggiose battaglie è stata una combattente per la libertà, un esempio di coerenza nel fronteggiare i totalitarismi del vecchio e nuovo millennio.
      
       Dopo l’11 settembre, l’attentato che le aveva segnato la vita, è diventata uno dei simboli più alti della civiltà occidentale, grande difensore laico della cristianità di fronte alle minacce del fondamentalismo islamico. Negli ultimi anni ha dedicato ogni sua stilla vitale alla missione, che sentiva come un dovere ineludibile, di risvegliare le coscienze intorpidite dal relativismo, esponendosi al fuoco di fila delle èlite intellettuali asservite al conformismo.




IL CARDINALE TARCISIO BERTONE NUOVO SEGRETARIO DI STATO DELLA SANTA SEDE


       Roma, 15 settembre - Si insedia in un clima politico molto difficile il nuovo Segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, voluto dal Papa per succedere al cardinale Angelo Sodano che ha retto la diplomazia vaticana per un quindicennio. Il nuovo braccio destro di Benedetto XVI per le questioni internazionali si è subito trovato in mezzo all’intolleranza e alle aggressioni, che speriamo rimangano solo verbali, rivolte da mezzo mondo islamico al Papa. I campioni della tolleranza e della libertà dei popoli accusano il Papa tedesco di aver insultato la religione islamica, solo perché in una lectio magistralis tenuta a Regensburg, in Baviera, Benedetto XVI ha osato ricordare che Dio non chiede violenza, che la fede non cammina insieme con la spada. Al Papa ne hanno dette di tutti i colori e il cardinale Bertone ha preso possesso del suo nuovo incarico, lasciando la diocesi di Genova, con una vera prova del fuoco.

       Di Bertone sappiamo tutto, che era alla Congregazione della dottrina della fede ai tempi del cardinale Ratzinger di cui è buon amico, che viene dai salesiani, che ama il calcio e che, soprattutto, di questi tempi, è un fedele servo di Dio e della Chiesa, chiamato ad aiutare chi ha il difficile compito di custodire l’autentica tradizione della fede ordinata da Gesù Cristo, e guidare la sua Chiesa nel nostro tempo. Il cardinale Bertone è uomo spiritoso e colto, e come tutti i salesiani dotato di sapienza e praticità, l’uomo giusto per condurre quella che viene pomposamente definita la diplomazia vaticana.

       Nella stessa occasione si è insediato anche il nuovo ministro degli esteri, che è monsignor Dominique Mamberti, arcivescovo di origine corsa nato a Marrakech, in Marocco, finora nunzio in Sudan ed Eritrea, dalla lunga esperienza diplomatica con particolare dimestichezza per le realta’ dei Paesi islamici: come segretario per i Rapporti con gli Stati, Mamberti prende il posto di mons. Giovanni Lajolo, diventato presidente del Governatorato dello Stato della Citta’ del Vaticano.




LA MEGA DELEGAZIONE DEL GOVERNO ITALIANO IN CINA SI DISINTERESSA DELLE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI E RELIGIOSI


       Settembre 2006 – Ai tempi di Craxi, il geniale Andreotti disse che Bettino era andato in Cina con i suoi cari. Si riferiva con ironia e malizia a una missione diplomatica nella quale il premier socialista si era fatto accompagnare da quasi cento persone. Che dire? Altri tempi rispetto a oggi che il presidente del consiglio Prodi corre nel Paese del sol Levante con una processione di un migliaio di persone fra politici, industriali e portaborse vari. Un viaggio della speranza, destinato forse più alla politica interna che a quella estera, più a rinsaldare rapporti fra industria e politica nazionale, che non a stipulare contratti. Ma vi pare che l’industriale di successo va a Pechino e in due giorni firma un accordo con un’azienda locale mai vista prima?

       Da queste iniziative è lecito aspettarsi solo ottime dichiarazioni d’intenti, caciocavallo e salami saporiti, vino buono, la Ferrari, la coppa del mondo, un sacco di chiacchiere, cene a volontà. Ma niente di più. I rapporti Italia-Cina oggi sono caratterizzati dalla crisi di moltissime piccole imprese italiane, messe in ginocchio da prodotti spesso contraffatti o fotocopiati che i commercianti cinesi stanno immettendo ormai da anni sul nostro mercato a pressi bassissimi. Immaginiamo che Prodi abbia fatto la voce grossa su questo tema, intimando ai cinesi di interrompere il fenomeno, e soprattutto di dare paghe e diritti sindacali ai poveri operai e bambini schiavizzati nel grande Paese che è ancora orgoglioso della sua storia comunista. Non sappiamo cosa si siano detti a tal proposito italiani e cinesi. Sappiamo però che il nostro Governo ha auspicato la messa al bando del divieto della vendita di armi alla Cina, deciso dai Paesi liberi all’indomani della rivolta di Tien An Men soffocata nel sangue. Si vede che la riapertura del commercio di armi verso Pechino non ha controindicazioni rispetto al fatto che in quel Paese i diritti umani sono un optional, e che i cattolici, e i dissidenti in genere, vengono incarcerati, e che un vescovo sia stato arrestato lo stesso giorno in cui la gigantesca delegazione italiana è atterrata all’aeroporto pechinese. Nemmeno la ministra radicale Emma Bonino ha avuto nulla da ridire, eppure per anni ci ha fatto una testa così sui diritti umani.




SARKOZY: “NO” AD ANKARA. “L’EUROPA AGLI EUROPEI”


       Bruxelles, 8 settembre - Parte in Francia la corsa all’Eliseo e il favorito del centro-destra alla sostituzione di Chirac, il Ministro degli Interni Nicolas Sarkozy, lancia il suo programma in un discorso a Bruxelles, alla Fondazione Robert Schuman. E affronta anche i temi dell’allargamento dell’Europa. Sull’eventualità dell’ingresso della Turchia il “No” di Sarkozy è netto, al di là delle alleanze militari e delle possibili partnership privilegiate nell’area del Mediterraneo. Le aperture sono invece possibili per i Paesi che appartengono “chiaramente” al continente europeo, come i Paesi balcanici. Brucia anche la questione del genocidio armeno, in questo 2006 proclamato dalla Francia “Anno dell’Armenia”.

       Sul piano interno Sarkozy ha lanciato un duro monito: “Il ’68, una rovina”. Fra le colpe del Maggio francese “l’inversione dei valori, la confusione dei diritti e dei doveri, l’esaltazione del maoismo e del castrismo”.




COSTALLI A SARAJEVO: “L’ITALIA PUò GIOCARE UN RUOLO IMPORTANTE PER LA PACE NEI BALCANI


       Sarajevo, 10 luglio - Nuova visita, nelle scorse settimane, del Presidente Nazionale del Movimento Cristiano Lavoratori, Carlo Costalli, a Sarajevo, dove il Mcl è impegnato in diverse iniziative di cooperazione, su invito dell’Associazione culturale Napredak.

       “L’area dei Balcani, Montenegro e Kossovo, è in continua evoluzione – ha affermato al suo rientro in Italia Costalli – e attraversa ancora una fase di tensioni e di instabilità. In questo contesto l’unico soggetto in grado di esercitare un ruolo forte appare l’Unione Europea.

       Per i Paesi balcanici infatti l’Ue rappresenta un faro verso cui tendere e in ragione del quale modulare le proprie ambizioni e le proprie politiche. Maggiore è il numero dei Paesi dell’area che ottiene un riconoscimento dall’Ue (adesione, associazione e stabilizzazione), maggiore risulta il prezzo in termini di credibilità e possibilità di sviluppo per chi rimane fuori”.

       “In tal senso il sogno europeo potrebbe contribuire a mitigare le spinte più retrive all’interno della Serbia e ad evitare il collasso della Bosnia, dove vanno assolutamente disinnescate le spinte all’indipendenza esistenti nella Repubblica Srpska di Bosnia, essendo non più sostenibile lo status quo nel lungo periodo. Bisogna insomma andare oltre l’accordo di Dayton”.

       “In uno scenario così complesso - ha proseguito Costalli - l’Italia dovrebbe giocare un ruolo importante, se non fondamentale, per la vicinanza geografica, per gli interessi strategici, economici, di sicurezza, e per i legami storici, facendosi promotrice a livello europeo di una politica attiva nei Balcani per cercare di accelerare il più possibile la definizione di accordi con i vari Paesi dell’area e affrontare speditamente il problema della Bosnia Erzegovina: ma non può farlo un Governo così diviso sulla politica estera”.

       Il Presidente Costalli, che guidava una delegazione di cui facevano parte anche Nicola Napoletano ed Alfonso Luzzi, della Presidenza Nazionale Mcl, ha anche incontrato il Presidente della Confederazione Unitaria Indipendente “Sindikat” di Bosnia, Edhem Biber, e diversi rappresentanti della Chiesa cattolica. Filo conduttore dei vari incontri è stata anche l’attenzione alle prossime elezioni politiche che si terranno in Bosnia il 1° ottobre.


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