NOI STIAMO CON IL PAPA
Un pretesto, colto al volo dagli estremisti. Questo il senso dell’incredibile aggressione rivolta, nelle settimane scorse, a Benedetto XVI da capi di stato musulmani, imam, folle di facinorosi dei paesi mediorientali e anche da islamici che vivono in Europa e in Italia.
Le parole del Papa a Regensburg sono state infatti travisate, in parte volutamente, e in parte per la maldestra e superficiale, e in qualche caso sospetta, presentazione che ne hanno fatto le tv arabe.
Così quello che era un invito al dialogo rivolto a tutta la comunità degli uomini, per valorizzare la ragione nei percorsi della fede, e ricordare che Dio non chiede violenza ma pace e amore, ecco, quell’invito si è tradotto in un inesistente insulto all’Islam da parte di Papa Ratzinger.
La lectio magistralis di Regensburg è uno dei momenti più alti del pontificato di Papa Ratzinger. Mai prima d’ora un grande uomo di fede che è anche un teologo coltissimo, aveva riaffermato in modo così profondo e motivato l’inscindibilità del rapporto tra fede e ragione.
Per secoli ci hanno riempito la testa di frasi del tipo “la fede e la ragione sono due cose antitetiche”; “chi ha fede non usa la ragione”, per dimostrare che l’uomo che riconosce e ama Dio sarà pure una brava persona, ma è un bonaccione un pò ignorante, che non usa la ragione.
Il Papa ha smontato alla radice questo assunto peregrino e lo ha rivoltato in una domanda uguale e contraria: può la ragione negare l’esistenza di Dio, e quindi negare il riconoscimento del suo limite che solo la presenza di Dio consente di superare e, soprattutto, di spiegare?
Filosofia spicciola ? No, essenza concreta della vita.
Come dimostra il secondo passaggio sottolineato da Benedetto XVI con l’ormai famosa citazione dell’imperatore Manuele II Paleologo: la fede non cammina sulla punta delle spade. Cosa che non è del tutto chiara se, specie nei paesi arabi o a maggioranza islamica, i cristiani sono vittima di persecuzioni e violenze di ogni genere, o sono ostilmente tollerati solo a atto che non mostrino in pubblico i loro ‘simboli’ e che non esercitino alcun ruolo fuori dal privato.
Dall’aggressione al Papa e dai tragici fatti che ne sono seguiti (suor Leonella uccisa in Somalia, i tre fucilati in Indonesia, le chiese distrutte, gli insulti e le volgarità pubblicati dai giornali in medioriente contro il Papa e la Croce). Ma pochi si sono scomposti. Ci si aspettava una levata di scudi del mondo libero, a difesa soprattutto di se stesso, e della libertà di parola. Invece il Papa è rimasto solo a fronteggiare l’intolleranza e l’aggressività musulmane: zitto Bush; inesistente la Ue; troppo impegnato con la Telecom, Prodi.
Solo la cancelliera tedesca Merkel e il commissario Ue Frattini, hanno rivolto ai facinorosi tre concetti elementari: primo, leggete il discorso; secondo, il Papa ha libertà di parola; terzo, i vostri modi legittimano chi dice che l’Islam sia pericoloso.
Il Papa si è detto rammaricato dell’equivoco suscitato dalle sue parole, non ha ritrattato nulla e non ha chiesto scusa, perché non c’era nulla di cui chiedere scusa.
Certo non voleva offendere, e lo ha detto chiaramente.
Resta il fatto che è stato lasciato solo anche da gran parte del cosiddetto mondo cattolico, spesso tale solo per convenzione.
L’occidente vive di rendita, oggi. Una rendita culturale e politica, che di questo passo non durerà molto. L’occidente ha imparato dal cristianesimo il valore della tolleranza, il rispetto per la libertà e per gli individui, il valore della vita e della cultura. Oggi questi valori (che abusata parola tocca usare !) ce li ritroviamo ancora, ma ne stiamo perdendo un pezzetto alla volta, sacrificati sull’altare del politically correct. Così mentre in tanti, anche fra i cattolici, si affannano a parlare di dialogo con l’Islam, pur di dialogare rinunciano alle proprie convinzioni. In Italia ci sono maestri che vietano di fare il presepe a Natale, per non urtare la suscettibilità delle irritabili famiglie musulmane. In Arabia se ti vedono con una bibbia ti arrestano.
Da noi si toglie il crocefisso dai luoghi pubblici; in Turchia (quella che deve entrare nella Ue) viene arrestato perfino chi osa parlare in pubblico del genocidio di centinaia di migliaia di cristiani armeni, e i preti non possono predicare (chi si ricorda di don Andrea Santoro martire?).
Da noi gli enti pubblici sborsano bei soldoni per costruire moschee; nei paesi mediorientali, ma anche altrove, è proibito costruire chiese e dire Messa in pubblico; la povera suor Leonella martire, in Somalia, poteva accudire i bambini orfani e malati, ma non parlare di Gesù. E lo chiamano dialogo! Oriana Fallaci direbbe che Eurabia è già qui, prima di quanto pensassimo. Siamo culturalmente e psicologicamente già sottomessi, soprattutto noi cattolici che spesso non muoviamo un dito per difendere la Chiesa di Cristo e la nostra fede.
Come diceva un noto personaggio televisivo, tutto ciò fa sorgere alcune domande, e dà pure delle risposte.
Ognuno faccia per sé. Noi stiamo con il Papa.