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  Il silenzio costituzionale

Data di pubblicazione: Mercoledì, 20 Settembre 2006

TRAGUARDI SOCIALI / n.22 Settembre / Ottobre 2006 :: Il silenzio costituzionale

Un’Assemblea costituente per dar vita alla nuova Carta


Un’Assemblea costituente per dar vita alla nuova Carta


IL SILENZIO COSTITUZIONALE


       In un articolo pubblicato in occasione del recente referendum sulla riforma costituzionale varata dal precedente Governo, senza entrare nel merito dei “SI” o dei “ NO”, avevamo posto con forza la questione che, comunque, la nostra Carta Costituzionale necessitava di una radicale riforma.

       Non a caso, abbiamo parlato di “radicale riforma” e non semplicemente di “riformicchia”, perché eravamo (e lo siamo ancora), convinti che la Carta fondamentale della nostra Repubblica andava riformata, senza con ciò nulla togliere al valore ed alla funzione che Essa ha avuto per la crescita democratica e per lo sviluppo del nostro Paese.

       Abbiamo criticato la riforma sottoposta al referendum popolare, nel metodo e nel merito, e abbiamo detto con molta chiarezza che la vittoria dei “NO” non poteva assolutamente significare la riconsacrazione di un totem da idolatrare, così come la vittoria dei “SI” non poteva costituire un punto fermo su cui costruire il cammino democratico del nostro Paese per i prossimi cinquant’anni (almeno).

       Purtroppo, ciò che paventavamo si sta verificando: il contingente travolge tutto nell’oblio ed a destra come a manca si respira un’aria di preoccupante silenzio, che non fa onore alla cultura giuridica e alla sensibilità democratica della nostra classe politica.

       Se le cose che diciamo e scriviamo hanno un senso e scaturiscono da profonde convinzioni ideali e culturali, non possiamo rassegnarci alle mode del momento.

       Se il dibattito sulla riforma costituzionale non è più di moda, significa che o i problemi posti erano falsi problemi, oppure le convenienze di parte sovrastano gli interessi generali.

       Volutamente vogliamo essere pedanti: la Costituzione della nostra Repubblica va modificata, nella prima come nella seconda parte.

       Non è possibile affrontare le sfide di un futuro caratterizzato dalla globalizzazione e dalla realtà dell’Unione Europea con uno strumento ormai datato.

       Per amore della politica è necessario uscire allo scoperto: i conservatori ed i riformatori si dichiarino tali, senza ricorrere ad atteggiamenti ambigui o a manovre gattopardesche.

       Con molta chiarezza poniamo alcuni interrogativi.

       Se l’ordinamento della nostra Repubblica deve essere adeguato alle mutate esigenze di una democrazia avanzata, per far funzionare in modo efficiente ed efficace le nostre Istituzioni va riformata la seconda parte della Costituzione.

       Se concordiamo che il principio personalistico, lavoristico, internazionalistico, vada rafforzato; che gli spazi della libertà e della democrazia vadano ampliati; che i diritti inviolabili della persona umana sono diritti connaturati all’uomo stesso, la Costituzione deve essere rivisitata anche nella prima parte.

       Se concordiamo su tutto ciò, il problema è principalmente di metodo, perché esso incide in modo profondo sul contenuto delle riforme che si vogliono fare.

       Dopo aver sperimentato il totale fallimento delle varie Commissioni bilaterali e dell’accordo parlamentare, non rimane altra via che quella di un’apposita Assemblea Costituente, eletta con il sistema proporzionale.

       Lo abbiamo detto più di dieci anni fa, lo abbiamo ripetuto in ogni occasione e lo abbiamo stigmatizzato anche con riferimento alla riforma bocciata dal recente referendum popolare.

       Le forze politiche presenti nel Parlamento, a mio avviso, non saranno mai capaci di porre mano ad una riforma costituzionale condivisa, per evidenti ragioni di contrapposizione politica e di potere.

       La riforma della Costituzione è un fatto straordinario. Per questo è necessaria un’Assemblea straordinaria, che sia veramente rappresentativa della realtà culturale, sociale, politica ed economica dell’intero Paese; che tenga conto dei valori di fondo del popolo italiano, fortemente ancorati ad una tradizione impregnata di cultura cristiana.

       I rappresentanti eletti nell’ipotizzata Assemblea Costituente, sarebbero, a nostro parere, gli unici deputati a riformare una Costituzione per tutti, perché non distratti da altre questioni politiche e/o governative, ma soprattutto perché meno condizionati e condizionabili dagli equilibri delle maggioranze politiche o da strumentali opposizioni.

       Una Costituzione aggiornata è una reale esigenza della maggioranza degli italiani, specialmente dei giovani. Occorre che la politica dia una chiara risposta in tempi brevi, tranquillizzando tutti coloro che temono che l’elefante possa partorire un topolino, fortemente appesantito da tecnicismi incomprensibili.

       La legge costituzionale deve essere introitata da tutti per divenire coscienza collettiva di un popolo. Per questo, a mio parere, essa deve essere scritta in modo semplice e chiaro, affinché tutti i cittadini possano comprenderla, assimilarla e sentirla propria.

       Il metodo adottato dai costituenti del ‘47 può essere ripercorso; riscrivendo i principi generali e riarticolando l’ordinamento della nostra Repubblica secondo le nuove esigenze.

       Su questo importantissimo tema non abbasseremo la guardia, nella speranza di vedere a breve l’alba di una nuova stagione costituzionale.


Giuseppe Martino

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