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  La questione della Tav in Val di Susa

Data di pubblicazione: Mercoledì, 16 Gennaio 2013

TRAGUARDI SOCIALI / n.56 Gennaio / Febbraio 2013 :: La questione della Tav in Val di Susa

Serve la mediazione dei cattolici

La Val di Susa, terra di confine e di transito, ha visto passare la Storia, attraverso i suoi valichi e per le sue strade. Oggi, questo lembo di terra, un tempo distretto manifatturiero, terra di contraddizioni e di lotta, spesso laboratorio politico, ha assunto una nuova centralità mediatica. E’ la terra che dovrebbe essere attraversata dalla nuova linea ferroviaria Torino-Lione, parte del corridoio 5 che vorrebbe collegare, secondo le strategie trasportistiche comunitarie, Kiev a Lisbona. Un’opera contro cui lotta, da oltre vent’anni, il movimento No Tav. Movimento diventato un punto di riferimento, per quanto discusso, per l’ampio (e non sempre concorde) ventaglio delle forze antagoniste.
La “questione cattolica” nel movimento No Tav Un movimento in cui sono confluiti – secondo alcuni per ingenua adesione alla rivendicata difesa dell’ambiente e delle risorse, per altri con un disegno ideologico nella ridefinizione della fisionomia della Chiesa – significativi settori del mondo cattolico di Valle. Riuniti nel gruppo “Cattolici per la Vita della Valle”, parte organica del movimento antitreno, hanno pure eretto un pilone, a Chiomonte, nell’area che ora ospita il cantiere e che prima era occupata dai militanti antitreno.
Vi è, quindi, e su questa ci concentreremo, una “questione cattolica” all’interno ed all’intorno del movimento No Tav.
Forse, a questo punto, è necessario ricordare che Susa è Diocesi e che larga parte dei comuni interessati dall’eventuale transito della nuova ferrovia (e della netta opposizione a che ciò accada) ricadono nei confini diocesani.
Da una parte quanti nel mondo cattolico, pretendendo una diretta discendenza di questa lotta dalla coerenza alla visione evangelica ed al significato autentico delle affermazioni del Magistero sulla “difesa del creato”, ritengono impossibile per un cattolico non essere oppositore di quest’opera (inutile, dannosa per l’economia e per l’ambiente) e, quindi, No Tav. Dall’altra quanti, in armonia con le posizioni più volte espresse dal Vescovo Mons. Alfonso Badini Confalonieri, ritengono che non sia compito della Chiesa schierarsi pro o contro l’opera.
Una sana visione della laicità, piuttosto, dovrebbe vederla attiva ad offrire criteri di giudizio. I cattolici, conseguentemente, dovrebbero essere operatori del dialogo e lievito per il non venir meno di una coesione sociale.
MCL ed i “cattolici per il dialogo e lo sviluppo” In questo contesto opera il Circolo MCL Impegno Sociale Valsusino, che il 15 ottobre scorso ha ricevuto la visita del presidente nazionale Carlo Costalli. Un circolo in cui militano diversi amministratori locali, in primis il sindaco di Susa Gemma Amprino. Un circolo, che pur operando in circostanze non facili e non incontrando sempre piena comprensione delle proprie posizioni, è consapevole della ragionevolezza dell’indicazione di Carlo Costalli: “Sulla Tav serve la mediazione dei cattolici”.
Come ha ricordato il presidente: “senza scelte ideologiche di sì a prescindere, i cattolici impegnati nel sociale debbono parlare chiaro: bloccare le grandi opere in Italia, oggi, significa bloccare lo sviluppo ed impedire ai nostri giovani di avere nuove possibilità di lavoro. Noi, per parte nostra, vogliamo dare il nostro contributo per il superamento delle posizioni ideologiche che hanno bloccato le grandi opere. A noi la persona umana e i suoi diritti – ha aggiunto Costalli – stanno più a cuore degli schemi astratti e delle ideologie; la Torino - Lione deve offrire precise garanzie per la tutela della salute e per la difesa e la valorizzazione del patrimonio storico e naturalistico valligiano, ma rappresenta un’opportunità che non si può, fatte salve queste pregiudiziali, lasciarsi sfuggire. Una chance per questa regione dopo la dura deindustrializzazione: più di 2.000 le persone saranno direttamente impegnate (per 10 anni) e almeno 4.000 nell’indotto. Sono numeri di cui in questa fase storica è irresponsabile non tenere conto”.
Oggi i lavori per la prima fase dell’opera, il tunnel di base a Chiomonte, sono avviati. Con ingenti forze di polizia a presidiarlo.
Un cantiere in cui, nella recente festività di Santa Barbara, il Vescovo, con giusta prudenza ed attenzione contro ogni strumentalizzazione, ha vietato la celebrazione della Santa Messa. La Chiesa, ha detto, “non si fa tirare la giacchetta”. E certo Monsignore, animato dalla volontà di essere il pastore di tutta la comunità diocesana, condivide lo sdegno del circolo MCL verso quei cattolici che, in un documento sulla vicenda della Messa al Cantiere, riferendosi ai lavoratori della polizia e delle ditte li accusano di “prostituirsi per uno stipendio”.
La sfida
Questa Valle, dilaniata da un conflitto ideologico che va ben oltre la realizzazione o meno di un’opera, rischia di essere un prototipo della prossima ventura Italia divisa per la perniciosa sintesi di egoismi localistici, populismi e rabbia sociale. La sfida da accogliere, quindi, è quella di ricostruire una coesione ed una convivenza civile.
I cattolici, che non debbono mai piegarsi all’ideologia ed all’utopia, possono essere una presenza di dialogo capace di non impedire lo sviluppo e mantenere salda l’attenzione alla salvaguardia dell’ambiente.

Marco Margrita
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