NOME UTENTE        PASSWORD  

Hai dimenticato la tua password?

Nell'ultimo numero di Traguardi Sociali:
Traguardi Sociali

Stai sfogliando il n.56 Gennaio / Febbraio 2013

Leggi la rivista in formato pdf Cerca numeri arretrati in archivio
.PDF Numero 56 (3340 KB) Sfoglia l'archivio di Traguardi Sociali Sfoglia l'archivio di Traguardi Sociali

  Lavoro, partecipazione, integrazione sociale e linguistica

Data di pubblicazione: Venerdì, 18 Gennaio 2013

TRAGUARDI SOCIALI / n.56 Gennaio / Febbraio 2013 :: Lavoro, partecipazione, integrazione sociale e linguistica

Due progetti MCL per l’anno appena concluso

Quelli dell’associazionismo sociale sono ambiti che il MCL promuove come espressione delle attività di partecipazione, solidarietà e pluralismo sociale nonchè impegno civile, culturale, di ricerca etica e spirituale. Per questi motivi anche nel 2012
il Movimento Cristiano Lavoratori ha lavorato alla realizzazione di progetti e iniziative cofinanziate dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ai sensi della Legge 383/00 articolo 12 lettere D ed F. In particolare l’azione è stata indirizzata al raggiungimento di due specifici obiettivi. Il primo, che trova posto nel progetto dal titolo “Per una partecipazione responsabile e condivisa” è un percorso alla scoperta dei motivi che sono alla base del mutamento delle relazioni industriali, cercando di andare oltre la superficialità delle ottiche che vedono all’origine dell’indebolimento del sindacato il semplice cambiamento della composizione del lavoro dipendente: una spiegazione, quest’ultima, non del tutto vera e in parte riflettente piuttosto l’incapacità sindacale a innovare le proprie proposte e ad entrare in contatto con le nuove componenti delle forze di lavoro. Tale analisi, a seguito della crisi economica globale, diviene oggi ancor più necessaria in quanto tale drammatico evento ha gettato ombre nuove sui rapporti tra comportamento dell’impresa, ambiente sociale circostante e relazioni di lavoro.
Da un’analisi sul campo si è potuto riscontrare che il cambiamento è percepito come la conseguenza della fine del modello di organizzazione sociale ed economico che sottostava alla contrattazione collettiva.
L’implosione di un modello basato sulla separazione tra fabbrica e famiglia, tra la sfera della produzione con i suoi criteri razionali e scientifici e la sfera del consumo guidata da standard di affettività e personalità. E allora il collasso del modello delle relazioni industriali potrebbe trovare spiegazione solo se considerato come il disgregarsi dei confini di un tempo tra imprese, settori produttivi, mercati, famiglie. Fattori critici del cambiamento, in relazione alla famiglia, sarebbero invece stati la crescita della partecipazione femminile al mercato del lavoro e l’aumento del tasso di divorzio. Ne sarebbe risultata la sostituzione della contrattazione collettiva con un regime di diritti individuali tesi a garantire eguali opportunità di impiego.
Per questo il MCL, davanti all’evidenza che il futuro sarà caratterizzato da una crescente precarizzazione del lavoro e una crescente instabilità dell’occupazione, che la durata del rapporto di lavoro con la stessa azienda sarà destinata a diminuire drasticamente, che il futuro sarà segnato dal passaggio dal lavoro ai lavori e, comunque, da una maggiore mobilità del lavoro (non necessariamente precarietà), con questo progetto vuole contribuire allo sviluppo di un nuovo sistema di relazioni industriali, superando antiche diffidenze e tabù, al fine di garantire non solo un miglioramento dei risultati imprenditoriali, ma un’evoluzione positiva dell’economia e, di conseguenza, un miglioramento economico e sociale degli stessi lavoratori i quali, se dotati di una maggiore e più convinta cultura della conoscenza, avranno certamente migliori prospettive di partecipazione alla vita dell’impresa.
La soluzione che vogliamo sperimentare col progetto in questione è il superamento di quegli aspetti che, soprattutto nel passato, hanno alimentato atteggiamenti antagonistici, motivi di opposizione e di estraneità, manifestazioni conflittuali anche aspre, promuovendo invece il concetto di relazione/interazione fra gli attori coinvolti. Una interazione che dovrà essere non semplicemente occasionale, bensì dotata di un certo grado di continuità: forme di negoziato e di scambio piuttosto che rapporti di forza e di potere; rapporti che attengono alla sfera della società civile e delle aggregazioni sociali piuttosto che a quella solamente politico-istituzionale.
Il secondo progetto invece, dal titolo “Io parlo e scrivo italiano”, sempre muovendo dalla linea che caratterizza l’impegno alla crescita culturale e spirituale del MCL e dei suoi aderenti, ha come obiettivo un intervento teso a promuovere processi di integrazione dell’immigrato nella società di accoglienza.
I protagonisti sono i giovani immigrati di “seconda generazione”: figli di immigrati che vivono in Italia, dove sono nati o dove hanno vissuto gran parte della loro socializzazione. La lingua è un mezzo di comunicazione e il comunicare è la prima forma di interazione. Ma è anche vero che non sempre al processo di apprendimento della lingua corrisponde sistematicamente la realizzazione di un percorso di integrazione: la maggior parte delle persone acquisisce la lingua materna durante l’infanzia e la conserva per tutta la vita, utilizzandola nella vita quotidiana, pur studiando e apprendendo lingue straniere.
Bisogna tener conto del fatto che per gli immigrati la lingua materna è la lingua d’origine, poi esiste la lingua ufficiale del paese di destinazione, e ancora la lingua usata nelle relazione familiari.
Seguendo l’approccio demo-linguistico, il processo di integrazione di un immigrato nella società di accoglienza non si realizza automaticamente né attraverso l’atto formale di acquisizione della cittadinanza né tramite l’apprendimento didattico della lingua del paese di destinazione: sarà perciò necessario un passaggio successivo affinché la lingua italiana diventi la lingua parlata nel vivere quotidiano dall’immigrato nelle relazioni familiari, negli ambienti scolastici e lavorativi, nel tempo libero come nel negozio sotto casa. In questa prospettiva, la lingua è un veicolo del processo di integrazione.
Ne consegue che per l’immigrato residente in Italia si potrà parlare di percorso di integrazione reale solo se sarà portato a pensare italiano; questo processo di interiorizzazione di una lingua, che è molto di più che una semplice conoscenza linguistica, è noto con il nome di transfert linguistico: a questo punto l’immigrato non solo avrà acquisito la capacità di socializzare, ma soprattutto sentirà la capacità di progettare il proprio futuro in Italia.
Questi sono gli obiettivi che il MCL si è posto nella progettazione di questo intervento che vuole essere non un semplice o l’ennesimo corso di lingua italiana per immigrati, ma piuttosto un progetto che rivela l’intento del MCL di promuovere l’apprendimento dell’italiano, sostenendo lo sviluppo delle potenzialità personali, fornendo strumenti atti a “leggere” il contesto territoriale e settoriale cui l’immigrato è chiamato ad appartenere, promuovendo una presa di coscienza sulle risorse e le criticità del territorio, sui bisogni e gli interessi della comunità, fornendogli gli strumenti per interagire in maniera incisiva nei confronti dei propri coetanei, contribuendo anche a prevenire i conflitti e i comportamenti a rischio che possono minarne il difficile processo d’integrazione.

Stefano Ceci
 Torna ad inizio pagina 
Edizioni Traguardi Sociali | Trattamento dati personali