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  Una proposta Cisl sul mondo del lavoro

Data di pubblicazione: Martedì, 6 Dicembre 2011

TRAGUARDI SOCIALI / n.50 Novembre / Dicembre 2011 :: Una proposta Cisl sul mondo del lavoro

Partecipare per andare oltre la crisi

Prosegue anche in questo numero la corrispondenza da Bruxelles, curata dal giornalista Pierpaolo Arzilla.
‘Una finestra sull’Europa’ questa volta si occupa di una proposta targata Cisl sulla partecipazione dei lavoratori all’impresa, presentata in questi giorni a Bruxelles.

La partecipazione è un “momento nuovo”. Il mercato diviene proiezione di un interesse pubblico e la proprietà privata è difesa “nell’interesse di tutti”.
La Settimana della partecipazione finanziaria dei lavoratori (“The week of employee financial partecipation in the Eu”) organizzata dal Comitato economico e sociale europeo (Cese) ha ridato slancio al dibattito su un tema considerato sempre più fondamentale per andare, in tempi di crisi, oltre la crisi.
Ristabilire la fiducia tra amministratori e amministrati, significa rompere l’autoreferenzialità di quelle élite finanziarie “che gestiscono troppi soldi, hanno troppe informazioni, le monopolizzano e le usano male”. Lo afferma la Cisl in un documento che ha presentato a Bruxelles, in cui è contenuta una proposta che punta a rafforzare il coinvolgimento dei lavoratori e la democrazia economica nel settore industriale.
Quattro i punti fondamentali della proposta: - Istituzione del comitato d’impresa o del comitato di gruppo “per il rafforzamento dei processi d’informazione e consultazione dei dipendenti nelle scelte strategiche delle imprese e dei gruppi d’imprese”.
- Accesso dei rappresentanti dei lavoratori agli organi societari di governo (consiglio d’amministrazione o consiglio di sorveglianza) e all’assemblea generale degli azionisti anche attraverso l’ammodernamento di alcuni diritti di coinvolgimento dei dipendenti nelle scelte societarie, che determinano cambiamenti rilevanti all’assetto societario e alla sua governance.
- Istituzione di un programma di democrazia economica (Proefp), articolato su un piano di partecipazione agli utili e un piano di azionariato dei dipendenti obbligatorio per tutte le imprese di capitale con più di 500 dipendenti.
- Garantire ai dipendenti-azionisti l’accesso agli organi societari con la nomina di un proprio rappresentante nel consiglio d’amministrazione, con funzioni non esecutive, o nel consiglio di sorveglianza.
La strategia della Cisl, in realtà, non guarda solo alla realtà Fiat e a tutte quelle imprese del sistema Italia con oltre 500 dipendenti, ma ambisce a un respiro sovranazionale ed europeo, che via Po svilupperà nel dibattito che si avvierà nei prossimi mesi a Bruxelles. Intanto si guarda al Paese. Gli obiettivi della proposta, sostiene il sindacato, si possono ottenere utilizzando normative già presenti nelle direttive europee, che possono essere recepite dalla Consob, e con un paio di interventi legislativi molto leggeri, che eliminino quegli ostacoli che impediscono la partecipazione, mutuando in particolare il sistema francese. In sostanza, osserva il segretario confederale della Cisl Maurizio Petriccioli, occorre che la norma “stabilisca luoghi, obblighi e tempi per il management, per la costruzione di un livello concordato di azioni che permetta ai rappresentanti dei lavoratori di entrare nei consigli d’amministrazione”.
Lungi però l’idea di ingessare la partecipazione in un quadro normativo, magari europeo, chiarisce la Cisl. “Credo che il problema ‘legge Ue-non legge Ue’ (paventato dalle rappresentanze europee di piccole e medie imprese - Ueapme - e servizi pubblici – Ceep, ndr), debba essere superato”, afferma Petriccioli.
“Nessuno - spiega - pensa di fare la partecipazioneper editto, perché occorre piuttosto un clima d’impresa favorevole. Quello che si chiede all’Unione europea è di creare semmai quelle condizioni che favoriscano una scelta partecipativa, influendo magari sulla fiscalità e su altre leve”. La legge dunque, nazionale o europea che sia, è chiamata a offrire opportunità, non a imporre limiti, perché comunque l’elemento fondamentale resta sempre “il clima aziendale o territoriale nel quale una comunità è chiamata a scegliere”. Si tratta piuttosto di non cadere nel trappolone del conflitto d’interessi, che non è solo quello legato alla questione del ricambio nei consigli di amministrazione, ma può anche coinvolgere l’azione del sindacato nella stanza dei bottoni.
Nella partecipazione finanziaria dei lavoratori, le scelte delle rappresentanze dovranno essere chiare.
Se è vero, com’è vero, che i criteri di Ocse e Ue per la governance delle aziende quotate in borsa passano per una divisione netta tra proprietà, controllo e gestione, lo stesso deve valere per i sindacati, nel nome della trasparenza. Il sindacato che vuole partecipare, rileva Standard Ethics, un’agenzia di rating indipendente con base a Bruxelles, deve prima decidere se porsi dalla parte della gestione, della proprietà o del controllo. Se si sceglie la gestione, “non si potrà parlare di dividendi e non si potranno fare controlli, perché ai controlli si sarà invece sottoposti”;
anche l’attività sindacale potrebbe essere ridotta, perché si gestiscono vendite e risorse umane;
se si vuole stare nella proprietà, sostiene Standard Ethics, “si ha più libertà d’azione, si gestiscono scelte e dividendi e la parte finanziaria, si gode di un ritorno economico, si nominano gli organi societari”;
se invece si partecipa al controllo, non si può fare nessuna di quelle scelte, “ma si può verificare che la governance sia trasparente”. Non si tratta di alternative necessariamente nette, ma è bene che i lavoratori ne tengano conto. Netta invece sembra essere la grande morale di questa storia: nella finanza del futuro, sindacati e lavoratori non dovranno essere complici dei modelli che hanno portato agli attuali disastri finanziari.
La chiave, allora, è nella capacità dei lavoratori di riappropriarsi del mercato, “perché serva il bene pubblico”. Se il mercato non sarà più “la proiezione di un interesse privato”, e se la tutela dell’iniziativa privata non diventerà “la legittimazione di una gerarchizzazione cristallizzata degli interessi privati tra cittadini”, sostiene la Cisl, “l’interesse del mercato può saldarsi con l’interesse del lavoratore”.

Pierpaolo Arzilla
Il sistema dei Patronati guarda al futuro

Il mondo dei patronati riscuote sempre più successo presso l’opinione pubblica, che ne apprezza sia il livello di qualificazione sia l’utilità dei servizi offerti, a titolo gratuito, per il disbrigo delle varie pratiche amministrative: se ne è parlato a lungo martedì 15 novembre al CNEL, dove è stata organizzata una giornata di dibattito in occasione del decennale della legge di riforma dei Patronati (L.152/2011).
L’iniziativa, organizzata dai quattro raggruppamenti dei Patronati (CE.PA, C.I.P.A.S., C.I.P.L.A. e CO.P.A.S.) è stata voluta per fare il punto e tracciare le linee dell’impegno futuro. Al centro del dibattito la presentazione dei risultati dell’indagine commissionata alla Società ISPO di Mannheimer, che ha analizzato il grado di conoscenza e di soddisfazione dell’azione dei Patronati nei confronti della popolazione, degli utenti/assistiti e del web (social network).
Risultati decisamente lusinghieri: l’indagine ha evidenziato un alto tasso di conoscenza dei cittadini intervistati (un campione di 1007 individui di più di 24 anni): nove italiani su dieci (93%) dichiarano di aver sentito parlare dei Patronati, di cui il 47% sa indicare più o meno correttamente una sigla. Alta anche la quota di italiani che si sono rivolti a un Patronato (44%), mentre il 28% dichiara che potrebbe farlo in futuro.
Il servizio più conosciuto è quello riferito alle pensioni e alle questioni contributive e previdenziali (95%), seguono a pari merito i servizi per gli assegni familiari e per l’invalidità civile (85%) mentre risultano relativamente meno conosciuti i servizi per la previdenza complementare (59%) e i procedimenti amministrativi per i migranti (47%). Quasi tutti gli utenti giudicano positivamente (98%) i servizi offerti; otto su dieci li valutano molto positivamente (79%).
Di prim’ordine il parterre degli intervenuti al dibattito: tra gli altri, oltre al prof. Renato Mannheimer che ha illustrato la ricerca, il Presidente del CNEL Antonio Marzano, il Presidente dell’INPS Antonio Mastrapasqua,il Direttore generale dell’INAIL Lucibello, dell’INPDAP Pianese, dell’ENPALS Antichi. Hanno inoltre preso parte ai lavori i Ministri del Lavoro Maurizio Sacconi e dell’Interno Roberto Maroni. Le conclusioni sono state affidate ad Alfonso Luzzi, Presidente del raggruppamento di Patronati CIPALS.
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