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  Taccuino

Data di pubblicazione: Giovedì, 1 Maggio 2008

TRAGUARDI SOCIALI / n.30 Marzo / Aprile 2008 :: Taccuino

Notizie dal mondo



TACCUINO




TRAGICO EPILOGO PER IL RAPIMENTO DI MONS. RAHHO


13 marzo 2008 – Viene ritrovato, nel luogo indicato dai rapitori, il corpo dell’arcivescovo caldeo di Mosul, Mons. Faraj Rahho. L’arcivescovo era stato sequestrato il 29 febbraio scorso davanti alla chiesa dello Spirito Santo di Mosul, poco dopo la celebrazione della Via Crucis, da un commando di uomini armati che lo avevano prelevato dopo aver assassinato il suo autista e due guardie del corpo. E’ l’epilogo peggiore, dopo giorni di speranza e di serrate trattative per la sua liberazione.

In questi anni di guerra Mons. Rahho ha sempre mostrato un grandissimo coraggio, dando testimonianza di fede e di speranza, e insistendo sulla presenza dei cristiani in Iraq e specialmente nella sua diocesi: Mosul. L’arcivescovo ha sempre voluto che tutte le chiese a Mosul rimanessero aperte e, proprio a causa della sua coraggiosa testimonianza di fede, aveva ricevuto numerose minacce e lettere di condanna a morte da vari gruppi terroristici.

Le minacce divennero per la prima volta realtà il 7 dicembre 2004, con l’attentato terroristico contro il palazzo della curia arcivescovile. Da allora più e più volte le chiese di Mosul furono bersaglio di attentati, ma ogni volta Mons. Rahho, dopo aver rimesso tutto a posto, riapriva le porte ai fedeli. Sfidando i terroristi, proclamava: “noi non andremo mai via da qui, perché questa è la nostra terra”.

Il 3 giugno 2007 i terroristi uccisero a sangue freddo il suo segretario, Padre Rageed Ganni, e altri tre suddiaconi, al termine della celebrazione della Santa Messa. Dopo quell’episodio Mons. Rahho dichiarò in diverse interviste che i cristiani a Mosul sono davvero perseguitati. Ma non si è mai arreso, anzi, le minacce sembravano dargli maggior coraggio per proseguire nel suo cammino.

Papa Benedetto XVI, subito informato dell’accaduto, è rimasto “profondamente colpito e   addolorato” ed ha espresso “la sua deplorazione per un atto di violenza disumana che offende la dignità dell’essere umano”.





EMMA MARCEGAGLIA AL VERTICE DI CONFINDUSTRIA


Roma, 13 marzo – La giunta di Confindustria ha designato Emma Marcegaglia nuovo presidente degli industriali, per il quadriennio 2008-2012, con il 95% dei voti. “La percentuale più alta mai raggiunta” ha affermato il presidente uscente, Luca Cordero di Montezemolo.

La Marcegaglia sarà la prima donna nella storia a guidare Confindustria.

Visibilmente emozionata ha tenuto un breve discorso di ringraziamento: “Sono molto emozionata, felice e orgogliosa, metterò tutto il mio impegno e la mia conoscenza al servizio della carica”; al termine ha ricevuto un enorme mazzo di rose rosse da Luca Cordero di Montezemolo, a nome di tutti i presenti, e una standing ovation da parte del parlamentino di Confindustria.

Nella prossima Giunta, il 23 aprile, il neopresidente dovrà presentare la sua squadra. La neoeletta entrerà in carica il 21 maggio prossimo. L’imprenditrice, nell’azienda di famiglia che produce acciaio, ricopre, insieme al fratello, il ruolo di amministratore delegato. Il suo ingresso in Confindustria risale al 1986, a soli 21 anni. Dieci anni dopo è diventata il presidente dei Giovani Imprenditori: anche in questo caso, è stata la prima donna a ricoprire tale carica. Un po’ per la specializzazione dell’azienda di famiglia, un po’ per il suo carattere, Emma Marcegaglia – una laurea alla Bocconi seguita da un master in Business Administration alla New York University – è soprannominata “lady d’acciaio”.

“Spero che la mia presidenza rappresenti un simbolo per tutte le donne per una partecipazione più attiva al mondo del lavoro”, ha detto in conferenza stampa al termine della Giunta. “Uno dei problemi dello sviluppo in Italia è legato alla bassa occupazione femminile e alla scarsa partecipazione delle donne al mondo del lavoro”.




TRENT’ANNI DAL RAPIMENTO DI ALDO MORO


Roma, 16 marzo. Qualche minuto dopo le nove del 16 marzo 1978, un commando delle Brigate Rosse sequestrò a Roma il presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro e uccise i cinque uomini della sua scorta. Dopo una terribile prigionia, caratterizzata da quello che con infami parole venne definito dai terroristi ‘il processo’ all’on. Aldo Moro, il corpo dell’esponente democristiano, crivellato di colpi sparati a bruciapelo, venne ritrovato 55 giorni dopo in una stradina del centro di Roma, via Caetani. Quelle terribili giornate sono rimaste nella memoria di ciascuno di noi.

In questi tempi di anniversario, tante voci si sono accavallate, ricostruzioni più o meno ardue sono state tentate, ma non si può dire che chiarezza sia stata fatta. E’ rimasto ignoto il grande regista che ha ispirato e guidato quella feroce esecuzione, che colpì cinque poveri padri di famiglia agenti di polizia e una fra le più straordinarie personalità politiche del Paese.

E purtroppo, al di là della verità giudiziaria, spesso lacunosa, ci resta oggi il silenzio dignitoso delle famiglie delle vittime e l’incredibile seconda vita di brigatisti ed ex brigatisti, che mai hanno avuto parole di pentimento per il dolore creato e che imperversano nella vita pubblica.





UN LIBRO SU GIOVANNI PALATUCCI, UN EROE LONTANO DALLE LUCI DELLA RIBALTA


Roma, 1° aprile – Nell’ambito degli incontri Presentiamo un libro, a cura della Pontificia Università Lateranense di Roma, è stato presentato il libro di Angelo Picariello “Capuozzo, accontenta questo ragazzo. La vita di Giovanni Palatucci” (edizioni San Paolo, 304 pagine). Nel volume l’autore – tra l’altro giornalista di Avvenire – ci offre il ritratto storico di un eroe ai più sconosciuto: Giovanni Palatucci, ultimo questore di Fiume, che negli anni che vanno dal 1938 al 1944 salvò dalla deportazione moltissimi ebrei, ma anche rom e perseguitati politici. Fu un’opera coraggiosa, quella di Palatucci, andata avanti per anni fino al giorno dell’arresto da parte dei tedeschi. Palatucci morì a Dachau poco prima della liberazione, quando aveva solo 36 anni. Picariello riporta le testimonianze dei familiari, amici, conoscenti, congiunti di ex colleghi, e di sopravvissuti al campo di Dachau.

Il Capuozzo cui si allude nel titolo del libro (padre di Toni, noto giornalista e vicedirettore del TG5, autore della prefazione del libro), fu un collaboratore di Palatucci a Fiume e testimone di un commovente episodio: Palatucci infatti, al momento della sua deportazione a Dachau, diede ordine al brigadiere Pietro Capuozzo di avvertire della deportazione la madre di un ragazzo che era con lui, in partenza sul vagone piombato, dicendo appunto: “Capuozzo, accontenta questo ragazzo”.

L’eroismo di Palatucci fu tra l’altro ribadito dalla Prima Conferenza Mondiale Ebraica, tenuta a Londra nel ’45, nel corso della quale si stabilì che il questore di Fiume aveva salvato la vita a più di cinquemila ebrei (ma potrebbero essere molti di più, passati sfuggendo a ogni controllo). In favore di Palatucci, annoverato da Papa Giovanni Paolo II tra i martiri del XX secolo, è in corso la causa di beatificazione, che si è conclusa nella fase diocesana - presso la Diocesi di Roma - nel 2002, ed è ora in attesa del giudizio della Congregazione delle Cause dei Santi.

Alla presentazione del libro sono intervenuti, oltre all’autore, monsignor Rino Fisichella, il Capo della Polizia di Stato Antonio Manganelli, il professor Rino Guerrero e il senatore Giulio Andreotti.





MAGDI ALLAM DIVENTA CRISTIANO


Roma, 22 marzo. La notte di Pasqua il giornalista Magdi Allam, vicedirettore del Corriere della sera, egiziano di nascita ma oramai italiano di adozione, lascia la religione musulmana e si fa battezzare da Benedetto XVI.

La sua conversione fa discutere, alcuni addirittura criticano il Papa per aver compiuto un gesto così plateale (il battesimo in Vaticano) nei confronti di un personaggio scomodo. Allam da anni combatte una sua personale battaglia, attraverso l’informazione, contro il fondamentalismo islamico che anche in Italia trova un consistente brodo di coltura. Nei suoi libri il giornalista non si è risparmiato durissime critiche verso gli aspetti più discussi della cultura islamica, perciò la sua conversione dagli ambienti musulmani è stata accolta negativamente e commentata con accenti molto critici soprattutto sui media arabi.

Certo, la conversione religiosa è sempre, e solo, un fatto molto personale, ma nel caso di Allam non poteva che avere un risalto pubblico. Il giornalista peraltro da anni vive sotto scorta, in quanto minacciato di morte da estremisti islamici per i suoi articoli sul terrorismo di matrice islamica e per le sue posizioni, diciamo così, amichevoli, su Israele e sull’occidente. Ma, si sa, la libertà ha un prezzo.




COSTALLI: BOICOTTIAMO OLIMPIADI PECHINO


“La sconcertante violenza in corso in Tibet non può essere considerata una questione altrui, lontana da noi: i Paesi che si dicono civili devono far sentire la propria voce, anche boicottando in massa le prossime Olimpiadi di Pechino”: questa la dura presa di posizione del presidente nazionale del Movimento Cristiano Lavoratori, Carlo Costalli. “Un evento che dovrebbe essere simbolo di amicizia, di fratellanza e di pace fra i popoli non può svolgersi in un luogo dove un governo violento e antidemocratico sparge sangue per le strade, uccidendo monaci inermi e liberi cittadini”.

“La Cina ha dimostrato di essere un Paese dove i bambini sono costretti a lavorare come schiavi, dove il governo dà man forte a regimi totalitari cruenti e repressivi, come quello militare (comunista) della Birmania, un Paese dove è negata ogni libertà di culto: ecco perché non può essere il vessillo di una manifestazione che, storicamente, è sinonimo di amicizia e di fratellanza”, ha spiegato il presidente Mcl.

“Non basta scendere in piazza ed agitare bandiere e fiaccole per dirsi pacifisti: la vera pace esige profondo rispetto per ogni essere umano. E un pacifismo autentico, che non sia ideologico né di facciata, si snoda attraverso azioni e comportamenti che generano vera amicizia, e passa attraverso la negazione, a Paesi come la Cina, di riconoscimenti e allori che non le spettano”.

Secondo Costalli “Tenere le Olimpiadi a Pechino significherebbe avallare la vittoria della violenza sulla democrazia e sulla libertà. Il Mcl si farà promotore di iniziative volte a sollecitare in tal senso l’opinione pubblica e le istituzioni italiane ed europee”.





BERNHARD SCHOLZ NUOVO PRESIDENTE DELLA CDO


4 aprile 2008. Bernhard Scholz, 51 anni, sposato con tre figli, è il nuovo presidente della Compagnia delle Opere.

Scholz svolge attività di consulenza e formazione manageriale in imprese multinazionali e nelle piccole e medie imprese italiane ed internazionali. Dal 2003 è responsabile della Scuola d’Impresa della Fondazione per la Sussidiarietà, in questo ambito ha già avuto modo di collaborare con Compagnia delle Opere e di incontrare un ampio numero di imprenditori associati.

“Tutte le nostre attività e i nostri tentativi saranno tanto più significativi e creativi quanto più si orienteranno all’ideale per il quale CDO è nata: un’esperienza cristiana che diventa possibilità di umanità per tutti”: queste le prime parole che il nuovo presidente della CDO ha rivolto all’assemblea subito dopo essere stato eletto all’unanimità.

Scholz succede a Raffaello Vignali eletto alla Camera dei Deputati.






LUIGI BENCETTI CI HA LASCIATI


Il 10 marzo scorso si è spento, all’età di 71 anni, Luigi Bencetti.

Una vita spesa al servizio del prossimo, un grande impegno per la difesa e la diffusione del cattolicesimo nel mondo, Luigi, accanto all’impegno nel MCL (negli ultimi anni è stato anche Direttore Responsabile di Traguardi Sociali), era Diacono permanente della Chiesa di Roma, oltre che vicepresidente generale della Croce Rossa Italiana. Giornalista professionista, è stato vicepresidente di Rai International.

Negli ultimi anni si è dedicato all’attività di missionario in Perù, all’estrema periferia di Lima, dove era stato inviato dal Cardinal Camillo Ruini.

Durante le esequie, celebrate nella Basilica di San Giovanni in Laterano, il Cardinal Ruini lo ha ricordato quale “Esempio e stimolo per la Chiesa di Roma”.

Alla famiglia, agli amici, e a quanti hanno avuto il modo di conoscere la sua grande umanità, vanno il ricordo, l’affetto e le preghiere della presidenza nazionale e del MCL tutto.



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