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  Un atto d’amore per l’Italia, nella logica del bene comune

Data di pubblicazione: Lunedì, 5 Maggio 2008

TRAGUARDI SOCIALI / n.30 Marzo / Aprile 2008 :: Un atto d’amore per l’Italia, nella logica del bene comune

La nuova “questione meridionale”


LA NUOVA “QUESTIONE MERIDIONALE”
UN ATTO D’AMORE PER L’ITALIA, NELLA LOGICA DEL BENE COMUNE



       Sessant’anni fa, il 25 gennaio 1948, i Vescovi meridionali, su iniziativa di Mons. Antonio Lanza, Arcivescovo di Reggio Calabria e Vice Presidente del Comitato delle Settimane Sociali dei cattolici italiani, firmarono congiuntamente una lettera pastorale sui problemi del Mezzogiorno.

       Un Documento lucido e profondo, direi un vero trattato di sociologia in prospettiva pastorale, che fa un’attenta lettura della realtà e propone linee di intervento per l’azione pastorale della Chiesa e per l’impegno sociale dei credenti, in un momento storico particolarmente difficile.

       Poco più di quarant’anni dopo, nel 1989, invece, furono tutti i Vescovi italiani ad elaborare e firmare un Documento congiunto che, facendo memoria di quello precedente, rilanciava i temi della questione meridionale, rispetto ai problemi di quel particolare momento storico.

       Un ottimo documento che, però, è rimasto fermo tra la ristretta cerchia degli addetti ai lavori e non è riuscito invece a coinvolgere pienamente tutta la comunità ecclesiale italiana che, via via, si è divisa sempre di più in particolarismi a volte settari.

       Oggi, a sessant’anni dal primo Documento, i Vescovi italiani ne hanno preannunciato un altro che sembra essere già in fase di preparazione.

       Un nuovo Documento è certamente utile se va però al di là degli stereotipi che vogliono un Mezzogiorno avvitato su se stesso, che non riesce a guardare alle cose positive che ha e che non sa aprirsi al di là di frontiere che oggi sono molto elastiche.

       La fotografia che i media spesso ci offrono del Mezzogiorno oggi è alquanto avvilente: lo scandalo dell’immondizia, il problema della mozzarella campana avvelenata, i vari blocchi di protesta, la recrudescenza mafiosa, gli scandali a ripetizione.

       Una fotografia avvilente che evidenzia però i veri problemi che spesso abbiamo segnalato in passato e che oggi richiedono un supplemento d’impegno anche al laicato cattolico che, oggi più di ieri, in questa situazione, deve rendere ragione della speranza di Cristo Risorto.

       Problemi che sono stati assenti anche nel corso della recentissima campagna elettorale che ha mostrato, più che in passato, la mancanza di idee e di progettualità da parte di chi si è candidato a governare tutto il Paese.

      Problemi, allora, che dobbiamo evidenziare con forza affinché emergano nuove vocazioni a favore di un Mezzogiorno che ha tante potenzialità, ma pochissime progettualità.

       In tal senso, si ripropone, ancora una volta, il problema della classe dirigente; una classe dirigente che, come diceva don Luigi Sturzo, possa guardare in faccia le persone, sia capace cioè di interpretare realmente i problemi del Sud e di proporre così progetti concreti per uno sviluppo integrale, nel rispetto delle vocazioni del territorio.

      Una classe dirigente che sappia innescare un vero progetto di rivoluzione culturale, cioè un cambiamento di mentalità nella stima degli autentici valori, che garantisca a tutti le stesse possibilità per una vita degna dell’uomo.

       Per questo, sono convinto che il nuovo Documento dei Vescovi italiani, se vorrà essere veramente profetico, dovrà puntare ad incoraggiare e promuovere un rinnovato impegno delle nostre comunità ecclesiali per nuovi percorsi di solidarietà che aiutino le persone ad essere protagoniste della propria storia.

       La nuova questione meridionale è dunque una questione culturale ed etica, che tocca profondamente la coscienza dei credenti. Una questione che richiede uno specifico impegno a ciascuno di noi perché, come ci ricordava vent’anni fa l’enciclica “Sollicitudo rei socialis”, di Giovanni Paolo II, “tutti siamo veramente responsabili di tutti”.

       Una responsabilità particolarmente forte oggi, nel momento in cui cioè si registra dappertutto un notevole decadimento etico, che si ripercuote negativamente sulla qualità della vita delle persone.

       Un rinnovato impegno, dunque, per una nuova rivoluzione culturale che esalti così la dignità di ogni persona umana ed indichi le piste di un nuovo progetto di sviluppo globale che aiuti ad accorciare il divario Nord-Sud ed inneschi nuovi processi di democrazia partecipativa.

       Lo esige fortemente la logica del bene comune e quell’atto di amore che il Card. Angelo Bagnasco, Presidente della CEI, ha chiesto, per il Paese, ai cattolici italiani.


Vincenzo Conso
Vicepresidente della Fondazione Europa Popolare


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