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  Europa e Mediterraneo: contro la criminalità sostenere lo sviluppo

Data di pubblicazione: Venerdì, 7 Dicembre 2007

TRAGUARDI SOCIALI / n.28 Novembre / Dicembre 2007 :: Europa e Mediterraneo: contro la criminalità sostenere lo sviluppo

A Catania due giorni di riflessione sui temi dell’immigrazione


A Catania due giorni di riflessione sui temi dell’immigrazione

EUROPA E MEDITERRANEO: CONTRO LA CRIMINALITA'
SOSTENERE LO SVILUPPO


       Proprio nel momento in cui, facendosi scudo di un orribile omicidio avvenuto a Roma, il nostro Paese si concentrava sul “polemico fantoccio” della “criminalità romana” per nascondere le responsabilità dello Stato verso la crescente e dilagante insicurezza che ci circonda, a Catania il MCL rifletteva – ancora una volta – sullo spinoso argomento dell’ “immigrazione illegale nel Mediterraneo” e sugli scenari che si aprono dopo i sostanziali fallimenti delle più recenti politiche euro-mediterranee.

      Voglio subito evidenziare che per me la criminalità non è la conseguenza diretta dell’immigrazione clandestina ma è il primo effetto di una cultura che giustifica e tollera sempre più la mancanza di una vera legalità: quando non si garantisce la certezza della pena e del vincolo della Legge si rafforza solo la debolezza delle istituzioni e cresce quell’idea dell’impunibilità che anche i recenti episodi di inaudita violenza negli stadi sembrano confermare. In questo contesto culturale va collocato il nostro Seminario internazionale di studi sul tema: “Verso un concreto dialogo fra lavoratori: le sfide della cooperazione nel Mediterraneo”.

       Ma, mentre insieme a tanta gente si discuteva di immigrazione e cooperazione, io sentivo in molti partecipanti – e soprattutto tra i rumeni – le difficoltà dello stare insieme. Cresceva la convinzione che “tutti i rumeni” fossero l’oggetto di un risentimento collettivo che non sapeva più – o forse non voleva – distinguere le responsabilità personali e condannava un popolo intero, un popolo affine e vicino al nostro.

       Nello Stato di diritto la responsabilità è personale e se è il potere dell’opinione pubblica che si sostituisce a quello del codice penale le istituzioni finiscono col diventare ostaggio di una deriva antidemocratica.

       Per anni il nostro Paese ha finto di non vedere le baracche nelle periferie di Roma – e di altre città – e, mentre oggi quella stessa “classe dirigente” della Capitale si candida alla guida dell’Italia, il messaggio che il MCL intende dare è, ancora una   volta, controcorrente: sosteniamo le ragioni dell’educazione, la necessità di più formazione professionale e di più cooperazione tra tutti i Paesi del Mediterraneo.

      Grazie anche alle relazioni di Randa Hamati Sayegh – una professoressa giordana di fede cattolica – e di Mohamed Saady – un marocchino presidente dell’Anolf-Cisl –, durante il Seminario si è rafforzata la convinzione che soltanto un’immigrazione legale può contribuire utilmente ad uno sviluppo omogeneo del mercato del lavoro e rafforzare la promozione di una nuova società democratica anche nei diversi Paesi di provenienza.

       La legalità, la formazione professionale e la cooperazione per lo sviluppo delle infrastrutture sono state la cornice del Convegno – cui hanno partecipato quindici delegazioni straniere oltre ad un vasto pubblico – che non ha trascurato di evidenziare più volte il ruolo attivo della società civile, indispensabile per garantire la crescita della democrazia.

       C’è sempre un deficit democratico quando trionfa la criminalità: talora questo alimenta la rassegnazione e con essa lo sfruttamento sembra costituire l’unica “possibilità” per sopravvivere.

       Il MCL vuole continuare a contribuire alla costruzione di una società diversa: per noi il “partenariato è una scommessa” che non possiamo far cadere e, come dice il Presidente Carlo Costalli, per essa “noi continueremo a lottare”.

       Con le nostre Ong continueremo a costruire acquedotti e scuole, a sviluppare cooperative e formare lavoratori.

       E’ da questa prospettiva, mentre si registra un reale fallimento delle più recenti azioni previste dai piani dell’Unione Europea, che esce rafforzato il ruolo dei Movimenti di lavoratori che possono contribuire ancora a promuovere le ragioni del dialogo sociale ed a rafforzare le istituzioni democratiche.

       Il Mediterraneo non è uno spazio periferico dell’Ue ma è quel crocevia dove si deve elaborare un forte supplemento di iniziativa politica affinché si arrivi ad una pace ancorata alla giustizia sociale.

       Nel 2004 a Palermo, in un analogo contesto, il nostro Presidente Costalli chiese l’istituzione di un Commissario Europeo per il Mediterraneo: non fu ascoltato, ma a distanza di poco tempo si deve reiterare questa richiesta che fu frutto di un’intuizione determinata da una reale conoscenza dei problemi. Gli avvenimenti più recenti ne denunciano la necessità.


Piergiorgio Sciacqua

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