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  Editoriale

Data di pubblicazione: Giovedì, 13 Dicembre 2007

TRAGUARDI SOCIALI / n.28 Novembre / Dicembre 2007 :: Editoriale

I valori che fondano l’Europa


I VALORI CHE FONDANO L'EUROPA



       L’Europa è ormai assente dal nostro dibattito politico - se si escludono le continue polemiche sull’euro e i costanti richiami ai nostri problemi di bilancio-.

      Si confrontano due posizioni entrambe rigide ed inutili: l’euro-entusiasmo, silenzioso (figlio di quel sogno europeo che molto aiutò l’Italia, e ancor più la Germania, a rilegittimarsi dopo gli anni della dittatura e del totalitarismo) e privo di iniziativa; e l’euro-scetticismo isolazionista, incapace di orientare la propria attitudine critica almeno a vantaggio di interessi nazionali.

      Dobbiamo ricominciare a parlare d’Europa. E non soltanto delle prospettive delle complesse architetture istituzionali europee, ma di come sciogliere il problema della decisione politica su materie sensibili europeizzandole (penso in particolare ai temi dell’immigrazione e della sicurezza), per sottrarle al ricatto della ricerca ossessiva di un’umanità a tutti i costi e, quindi, al ribasso. L’Europa infatti può decidere con vigore e rapidità, oggi, soltanto nei settori tradizionali del mercato interno, dei trasporti, delle politiche agricole, ma non, ad esempio, in settori cruciali per i cittadini: disoccupazione, nuove politiche energetiche, criminalità, terrorismo, immigrazione, clima, ecc.

       La complessità ed il prepotente affermarsi di nuove emergenze – per tutte l’immigrazione, che non può essere lasciata sulle spalle di pochi Stati – richiede una risposta che non può limitarsi al solo ambito nazionale. Le istituzioni europee debbono avere nuove competenze: essere struttura governante capace di battersi alla pari con le reti delle organizzazioni e dei fenomeni complessi, globali. E con la necessità che cresca il ruolo del Parlamento, troppo spesso confinato a ricercare qualche successo mediatico, in nome di politiche gridate e troppo spesso mirate ad inseguire pseudo libertà che tanto hanno il sapore del pregiudizio anti-cristiano, superato solo recentemente con l’approvazione della risoluzione per la difesa delle comunità cristiane.

       L’iniziale entusiasmo, poi, che nasceva dal fatto che per i fondatori dell’Ue (Adenauer, De Gasperi, Schuman) il fondamento identitario dell’Europa consisteva nell’identità cristiana del nostro continente, divenuto tale grazie al cristianesimo, è velocemente svanito, e l’Unione Europea si è allora compiuta innanzitutto, se non quasi esclusivamente, sotto aspetti economici, lasciando fra parentesi la questione dei suoi fondamenti spirituali.

       Negli ultimi anni, per fortuna, è di nuovo cresciuta la consapevolezza nei confronti del fatto che la comunità economica degli Stati europei ha bisogno anche di una   base di valori comuni: la crescita della violenza, le fughe di tipo nichilistico, l’aumento della corruzione, ci hanno fatto diventare molto sensibili nei confronti del fatto che la caduta dei valori ha senza dubbio anche conseguenze materiali e che è necessaria anche una inversione di tendenza, un remare in direzione contraria.

       E la multiculturalità che viene sempre, con passione, incoraggiata e favorita, è talvolta abbandono e rinnegamento di ciò che è proprio, fuga dalle cose proprie, dalle proprie tradizioni. Ma la multiculturalità non può sussistere senza costanti in comune, senza punti di orientamento rispetto a valori e identità propri; essa sicuramente non può sussistere senza il rispetto di ciò che è sacro. Di essa fa parte l’andare incontro con rispetto agli elementi sacri dell’altro, ma questo lo possiamo fare soltanto se il sacro, Dio, non è estraneo a noi stessi.

       Dobbiamo occuparci dell’Europa, e noi che lo abbiamo sempre fatto, lo faremo ancora con più passione. Il programma del Movimento Cristiano Lavoratori del 2008 (anno che precede le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo) sarà improntato su questa necessità: lo faremo parlando di dialogo sociale, di strategia di Lisbona, di immigrazione, di partenariato euro-mediterraneo, di allargamento e di Balcani, di radici cristiane. Lo faremo a Roma come a Sarajevo, a Strasburgo come a Bruxelles, riaffermando identità e valori; lo faremo anche rafforzando le nostre strutture in Europa.


Carlo Costalli

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