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  Un tavolo per sancire i valori non negoziabili

Data di pubblicazione: Martedì, 11 Dicembre 2007

TRAGUARDI SOCIALI / n.28 Novembre / Dicembre 2007 :: Un tavolo per sancire i valori non negoziabili

di Pier Paolo Saleri


UN TAVOLO PER SANCIRE I VALORI NON NEGOZIABILI


      “I valori, l’identità, la politica” è il tema che Movimento Cristiano Lavoratori e Fondazione Europa Popolare hanno lanciato con l’assemblea degli amministratori locali dello scorso marzo a Roma. In quell’assemblea è stato assunto l’impegno di dar vita ad un “Tavolo dei valori” per riunire e coordinare gli amministratori locali disponibili a mobilitarsi per la difesa dei valori non negoziabili: innanzitutto la famiglia e la vita.

       La costituzione del “tavolo dei valori”, che sta avvenendo in questi giorni, onora questo impegno ed apre la seconda fase operativa dell’iniziativa. Iniziativa che, sino ad oggi, ha già registrato due momenti significativi: il Manifesto per l’Identità Popolare (pubblicato su Avvenire il 12 maggio, in coincidenza con il Family Day) e la raccolta delle adesioni al Manifesto stesso.

       Questa seconda fase prevede la programmazione ed il coordinamento di una serie di assemblee regionali che si succederanno in tutta Italia proprio per approfondire, dibattere e pubblicizzare le tematiche e le proposte espresse nel “Manifesto per l’Identità Popolare”. E’, quindi, più che mai opportuno, a distanza di alcuni mesi dalla sua pubblicazione, tornare a riflettere sulla sua impostazione politica e culturale.

      Il primo tratto distintivo che preme sottolineare, è che il Manifesto, ponendosi in termini costruttivi ed assolutamente positivi nella battaglia in difesa dei valori non negoziabili, si colloca in naturale sintonia con l’impostazione data da Benedetto XVI su queste tematiche.

      Il Papa, infatti, in una sua intervista alla Radio Vaticana del 5 agosto.2006 spiegava come sia indispensabile far comprendere che la lotta per la difesa dei valori non negoziabili, innanzitutto la vita e la famiglia, non significa soltanto un no all’aborto ed un no al riconoscimento giuridico di tipologie familiari diverse dal matrimonio fondato sul diritto naturale. Significa, anche, la promozione di questi valori nel quadro della costruzione di una società più giusta e più capace di tutelare i diritti naturali ed il rispetto della persona umana: “..Il cristianesimo, il cattolicesimo, non è un cumulo di proibizioni ma un’opzione positiva. Ed è molto importante che lo si veda nuovamente, poiché questa consapevolezza oggi è quasi completamente scomparsa”.

       Questa impostazione riecheggia pienamente nel nostro Manifesto laddove si rivendica, a fianco della grande battaglia etica in difesa dei valori non negoziabili, la necessità di costruire una società incentrata sulla solidarietà, sulla sussidiarietà, sulla democrazia economica e politica, sulla centralità della persona, sulla uguaglianza e sulla giustizia sociale, perché solo una società giusta può consentire vitalità concreta a questi valori. Un atteggiamento questo che fa parte del dna e della storia del MCL e, per proprietà transitiva, direi anche della Fondazione Europa Popolare.

       A questo riguardo la memoria, in particolare, va al manifesto del Movimento per la campagna per il referendum sull’aborto del 1981.

         Il manifesto focalizzava un particolare del “Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo: una madre che avanza nella prima fila del corteo operaio stringendo tra le braccia il suo figlioletto. A commento dell’immagine la frase: “Il movimento operaio ha sempre difeso i più deboli: chi lotta per il lavoro sceglie la vita!”.

       La difesa intransigente dei valori non negoziabili intrecciata ed interconnessa con la lotta per la promozione e la giustizia sociale è il filo rosso di continuità che lega l’impegno del MCL dai suoi primi anni di vita fino ad oggi. Si tratta di una linea in piena sintonia con la dottrina sociale della Chiesa come si evidenzia, ancora una volta, dalle recenti parole di Benedetto XVI nel messaggio inviato alla 45° settimana sociale dei cattolici italiani.

       Il Pontefice – sconcertando tutti coloro che vogliono, aprioristicamente, dividere la società, la politica e la cultura in rigidi campi contrapposti progressista-conservatore - ha voluto, infatti, sottolineare come il lavoro sia “collocabile tra le emergenze etiche e sociali in grado di minare la stabilità della società e di compromettere seriamente il suo futuro” sottolineando, peraltro, che “quando la precarietà del lavoro non permetta ai giovani di costruire una loro famiglia lo sviluppo autentico e completo della società risulta seriamente compromesso”. Benedetto XVI ha dunque fortemente rilanciato, nel concreto, il dibattito che lega la difesa dei valori e dell’identità popolare all’impegno per la costruzione di una società più giusta e solidale.

       C’è un secondo punto che è fondamentale sottolineare. L’appello del Manifesto si rivolge a tutti coloro che si riconoscono nell’impegno per la difesa dei valori non negoziabili a prescindere dalle diverse appartenenze religiose, culturali, politiche e, così, si richiama ad uno degli snodi fondamentali dell’intervento di Benedetto XVI al convegno di Verona. Il Papa afferma esplicitamente, che “la gravità del rischio di staccarsi dalle radici cristiane della nostra civiltà… viene formulata espressamente e con forza da parte di molti ed importanti uomini di cultura, anche tra coloro che non condividono o almeno non praticano la nostra fede. La Chiesa ed i cattolici italiani sono chiamati a cogliere questa grande opportunità, e anzitutto a esserne consapevoli.”

       Il Manifesto per l’identità popolare si richiama direttamente a questa impostazione del Pontefice. Afferma, infatti, che di fronte alla “prospettiva di una società egemonizzata da una cultura relativistica che non solo pretende di espellere la dimensione religiosa da ogni ambito civile ma attacca i più elementari principi del diritto naturale... i laici cattolici ed anche molti tra coloro che non condividono o non praticano la fede cattolica sentono la necessità di tornare a ribadire l’identità popolare dell’Italia. Un’identità che resta fortemente ancorata alle proprie radici cristiane”.

       Il lavoro che abbiamo avviato con l’assemblea e che ora prosegue col “tavolo dei valori” è, dunque, un tentativo di cogliere la grande opportunità cui fa riferimento il Papa, partendo dagli amministratori locali, cioè dalla base della società, tra coloro che, più di ogni altro, sono chiamati a vivere la politica come un impegno quotidiano tra la gente e per la gente.

       Tutto ciò, nella consapevolezza che per rispondere alla sfida del relativismo etico è necessaria una nuova alleanza tra fede e ragione che coinvolga anche coloro che non credono o non praticano ma si riconoscono nella necessità di non staccarsi dalle radici cristiane della nostra civiltà.


Pier Paolo Saleri

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