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  Integrazione tra crisi, dialogo e sfide identitarie

Data di pubblicazione: Martedì, 21 Maggio 2013

TRAGUARDI SOCIALI / n.59 Giugno / Luglio 2013 :: Integrazione tra crisi, dialogo e sfide identitarie

A Napoli un Seminario internazionale su Europa e Mediterraneo

“Europa e Mediterraneo integrazione Europea tra crisi, dialogo e sfide identitarie”: questo il tema delle quattro sessioni di lavoro, organizzate dal Movimento Cristiano Lavoratori in collaborazione con Eza e altri partners europei, manifestazione promossa con il contributo UE, che si è tenuta a Napoli dal 17 al 19 maggio dove si sono dati appuntamento studiosi, sindacalisti, politici, provenienti da 18 Paesi europei.
Un incontro che ha segnato un ulteriore passo avanti nell’impegno ormai consolidato del MCL in favore della Terra Santa: dopo la raccolta fondi per sostenere il progetto per la costruzione di case da destinare alle giovani coppie cattoliche che intendano vivere a Gerusalemme (progetto che ha caratterizzato l’impegno del MCL per il 2012, 40° anniversario della fondazione del Movimento), quest’anno è invece la volta di un nuovo progetto, anche questo fortemente voluto dal Patriarcato Latino di Gerusalemme e sostenuto da Papa Benedetto XVI, che ha posato la prima pietra durante la sua visita del 9 maggio 2009: quello della costruzione dell’università di Madaba, in Giordania, destinata a raccogliere circa 8.000 studenti non solo cristiani, ma anche musulmani ed ebrei, provenienti da tutta la regione mediorientale e anche dal Maghreb, dall’Africa.
Un progetto ambizioso e imponente, che godrà della collaborazione e cooperazione di ben otto atenei stranieri, di cui cinque italiani: Università di Pavia, di Genova, di Enna, l’Università Cattolica del Sacro Cuore e Politecnico di Milano.
Proprio a Napoli si è tenuta una cerimonia ufficiale nel corso della quale il Presidente MCL, Carlo Costalli, ha consegnato al Patriarca Latino di Gerusalemme, Mons. Fouad Twal, la seconda tranche del contributo per la costruzione dell’Università di Madaba. Per finanziare l’iniziativa il MCL ha già da tempo aperto una raccolta fondi, su tutto il territorio nazionale, fra i suoi iscritti e simpatizzanti, sotto il significativo slogan “Costruiamo la pace in Terrasanta e Medio Oriente formando una nuova classe dirigente illuminata e tollerante”.
“Tessere le trame del dialogo specie in aree geografiche eterogenee per varietà etniche, religiose, identitarie, culturali, come il Mediterraneo è un’impresa che richiede pazienza e, nel contempo tenacia, molta tenacia”, ha detto il Presidente del MCL entrando nel vivo di lavori. “Il tema è ambizioso, come ambiziose sono sempre le nostre speranze di portare un contributo concreto alla risoluzione dei problemi: contributo, magari piccolo, ma sempre concreto”.
“Ogni anno – ha continuato Costalli –, con ogni Seminario, con ogni costruzione di opere (dalla Terra Santa a Sarajevo, ma anche in altri Paesi: dal Marocco alla Tunisia, all’Eritrea, a tutti i Balcani) il MCL si propone, insieme agli amici di EZA, di aggiungere una nuova tessera a questo mosaico di dialogo, di scambi, di opere, di conoscenze. Senza rinnegare identità e radici, ma cercando insieme nel rispetto reciproco un filo comune che possa avvicinare e costruire patti di amicizia”.
“Ho apprezzato molto il fatto che, per questo convegno internazionale, sia stato scelto come tema il ‘Dialogo Euro-Mediterraneo’, e come corollario la riflessione sul ruolo della Chiesa cattolica in favore del dialogo interreligioso”, ha detto Mons. Fouad Twal, Patriarca Latino di Gerusalemme. “E’ ormai cosa corrente sentir parlare di ‘scontro di culture o di civiltà’. Con queste espressioni si evoca di solito un’opposizione fra mondo musulmano e mondo occidentale, un conflitto fra due civiltà, due culture, due concezioni dell’esistenza. Si attribuiscono allo ‘scontro di civiltà’ lotte che in realtà hanno le loro radici in ingiustizie e privazioni di cui sono vittime alcuni popoli”, ha continuato Mons. Twal.
Sul Mediterraneo si affaccia l’Europa che, come ha scritto in un suo libro Joseph Ratzinger, “non è un continente distintamente afferrabile in termini geografici, ma è invece un concetto culturale e storico”, dall’altra parte si parla di un bacino dove si affacciano “fratture e conflitti, in atto o latenti”, ha detto ancora il Patriarca di Gerusalemme. “Si pensi a Paesi come Israele e la Palestina, Cipro,il Libano, la Siria, la Grecia e la Turchia, l’Algeria, la Libia, la Tunisia. Le recenti rivoluzioni in molti Paesi arabi vengono definite con l’espressione primavera araba, ma non è così. Più che di primavera io parlerei di autunno, ma anche di un inverno cupo”.
Nel mezzo di tutti questi problemi vive la Chiesa di Cristo, “con e nella società araba”. Infatti, ha ricordato Mons. Twal, la società in cui vive la Chiesa mediorientale, “radicata in suolo arabo da cui trae origine la sua storia, è in maggioranza musulmana.
In essa i cristiani raggiungono i 15 milioni.
Perciò la Chiesa cattolica è la Chiesa della società araba, è la Chiesa del mondo arabo ed è anche la Chiesa dell’islam. Una Chiesa che interagisce con l’islam, con esso soffre e insieme gioisce, costruisce e spera, crede a ama”.
Per rispondere alla crisi in atto “che non è solo economica ma è soprattutto etica, dei valori, della famiglia” bisogna innanzi tutto riscoprire le nostre radici, ha concluso Sua Beatitudine: “ripartiamo da Gerusalemme, dalla nostra bella comunità come era 21 secoli fa”.
I lavori della seconda sessione del Seminario – presieduta da Piergiorgio Sciacqua, Copresidente Eza – sono stati invece focalizzati sull’area dei Balcani: il Presidente di Napredak, la più grande associazione culturale di Bosnia Erzegovina, Franjo Topic, ha sottolineato come Napoli sia “una buona città per riflettere sull’Europa e sul Mediterraneo”.
Topic si è soffermato sulla strategia dell’Europa 2020: “Il documento presentato da Barroso e altri, in cui si auspica la nascita di una vera Europa, pone al primo posto l’istruzione che, si legge, deve essere più qualificata e qualificante. Poi bisogna rafforzare la produzione, creare più posti di lavoro e abbattere le povertà”.
Tuttavia, quello che manca, ha rilevato il prof. Topic, “sono i valori etici: in realtà tutto dipende dall’uomo. Ogni giorno leggiamo sui giornali titoloni che parlano di ‘crisi in Europa’, dove il salario medio è sceso a 1412 euro al mese. Ma in Africa il salario medio è di appena 30 euro al mese: evidente che anche lì c’è crisi, eppure non leggo mai di crisi in Africa… vedete come tutto è relativo”.
“I desideri umani sono senza fine e senza misure: non è giusto dire che noi abbiamo tanti problemi, non è vero! In Somalia sono morte di fame 216mila persone. Quindi noi di cosa parliamo?
Forse abbiamo messo solo troppo ‘in alto’ i nostri standard, i nostri desideri, le nostre aspettative”.
La realtà è che “l’avidità non ha limiti. La povertà non ha un valore in sé, è una maledizione, ma questa avidità è intollerabile. Il 90% della migrazione è soltanto economica”.
Ai lavori sono intervenuti fra gli altri il Presidente EFAL, Antonio Di Matteo (che ha presieduto la terza sessione dei lavori), Bartho Pronk (Presidente Eza), Rafael Rodriguez Ponga, Presidente Fondazione Humanismo y Democracia (Spagna), Raf Chanterie, già parlamentare europeo (Belgio), Fritz Neugebauer, Presidente II del Parlamento Austriaco e numerosi rappresentanti del mondo politico e sociale provenienti da tutta Europa: da Malta (il parlamentare Jason Azzopardi), Cipro (Diomides Diomidous, Segretario generale del Deok), Spagna (Joaquìn Pèrez da Silva), Portogallo (Maria Reina Martin), e ancora da Austria, Marocco, Francia.
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