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  In politica una nuova generazione di cristiani

Data di pubblicazione: Sabato, 8 Ottobre 2011

Sen. Gaetano Quagliarello

Sen. Gaetano Quagliarello

TRAGUARDI SOCIALI / n.49 Settembre / Ottobre 2011 :: In politica una nuova generazione di cristiani

Intervista al Sen. Gaetano Quagliariello.

Gaetano Quagliariello, classe 1960, professore ordinario di Storia contemporanea, è il presidente onorario della Fondazione Magna Carta. Senatore eletto nel PdL, è stato Consigliere per gli Affari Culturali del Presidente del Senato Marcello Pera e Responsabile nazionale del Dipartimento Cultura di Forza Italia. è attualmente Vice Presidente Vicario del gruppo del Popolo della Libertà al Senato, componente della Commissione Giustizia, membro della Giunta per il Regolamento e del Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica.
Nonostante i suoi numerosi impegni ha accettato di buon grado di rispondere alle nostre domande per i lettori di Traguardi Sociali.

Sen. Quagliariello, il mondo cattolico è in grande fermento: i continui appelli del Papa e della Chiesa in generale (non ultimo quello del Cardinal Bagnasco che ad Ancona ha invitato i cattolici ad evitare fughe solitarie) chiamano tutti a raccolta per costruire un nuovo e forte impegno al servizio della società. Qual è, secondo lei, oggi, il ruolo dei cattolici in politica?
In un contesto di crisi epocale e di ripensamento dei nostri paradigmi, i principi del cristianesimo assumono una responsabilità universale: quella di rivolgersi a tutti, credenti e non credenti. Il valore erga omnes del cristianesimo nel mondo contemporaneo è legato, infatti, alla centralità delle radici cristiane nel nostro patrimonio identitario comune, a prescindere dalla dimensione fideistica di ciascuno. Sulla base di tale premessa, da cui origina l’impostazione laica del rapporto tra religione e politica, si chiarisce anche il ruolo dei cristiani - meglio che cattolici, in quanto il dato culturale è politicamente più rilevante di quello dell’appartenenza ecclesiale - nell’ambito della politica: essere portatori e interpreti di quei principi, pochi ma non negoziabili, laici ma radicati nella nostra tradizione cristiana, in grado di orientare l’azione quotidiana nell’interesse collettivo e attraverso cui affrontare le sfide della modernità senza lasciarsene soggiogare.

La legge sul testamento biologico sembra ormai essere a un punto di arrivo, e proprio in questi giorni sarà in Aula al Senato per il dibattito: trova che quello licenziato dalla Camera sia un buon testo?
La ritengo una legge equilibrata, che ricalca nella sostanza il provvedimento approvato in precedenza dal Senato. Resta ben salda, infatti, la tutela della libertà di cura senza che il principio di autodeterminazione della persona sconfini nel diritto al suicidio assistito. Laici e cattolici si sono riconosciuti nell’impianto liberale di questa legge individuandovi un buon compromesso.
Ancora sul tema dei cattolici in politica, le associazioni più impegnate nel campo del sociale, a partire dal Forum delle Persone e delle Associazioni cattoliche nel mondo del lavoro, Forum di cui il MCL è uno dei padri fondatori, chiedono da tempo di tornare a una politica che parta dai “valori” e da “una nuova generazione di cattolici”, come il Papa e la Cei domandano a gran voce. Vorremmo un suo parere.
Il compito della politica non può ridursi all’adeguamento a una secolarizzazione che di fatto non c’è; né deve limitarsi all’accettazione rassegnata di un paradigma relativista che anziché valorizzare le differenze le cancella; al contrario, il suo ruolo è quello di governare la società tenendo conto dei valori su cui essa si fonda. Nella storia millenaria del cristianesimo si trova una parte imprescindibile delle fondamenta culturali della nostra civiltà, e nei suoi principi il patrimonio genetico della società occidentale. Di tutto ciò la politica non può non tenere conto. Ecco perché sono convinto che serva una nuova generazione di cristiani che condivida laicamente questo patrimonio identitario e lo riaffermi. Ciò non significa, come molti erroneamente ritengono, cedere a un’impostazione confessionale della vita politica; significa, piuttosto, non rinnegare le nostre radici e la nostra storia.

Molti accusano la Chiesa di un’eccessiva ingerenza negli affari secolari, e in particolare sui temi politici italiani. Cosa ne pensa?
Esiste un’antica pretesa laicista in base alla quale c’è chi vorrebbe una Chiesa silente ed estranea al dibattito pubblico. O peggio una Chiesa che sia presente e assente a intermittenza a seconda di come fa più comodo. Io sono tra coloro che credono, invece, che la missione spirituale ed evangelica delle Chiese sia in grado di svolgersi apertamente e serenamente senza intaccare per questo la laicità del nostro tessuto sociale. Anzi, dando un grande contributo sia in termini di valori che di risposte ai problemi della modernità.

Altro tema “caldo” di questa stagione è il lavoro, a partire dalle polemiche sulla manovra e sull’art. 8, passando attraverso il ruolo di un mondo sindacale che sembra sempre più diviso e nervoso. Qual è la sua opinione in proposito?
Credo che su questo tema, soprattutto nell’ultimo periodo, non siano mancate le strumentalizzazioni, specialmente da parte della componente sindacale massimalista. Stiamo attraversando la più grande crisi economica dal 1929: ovvio che avremmo voluto fare di più, ma purtroppo abbiamo dovuto far fronte a una situazione d’emergenza e farci carico, contro voglia, di provvedimenti anche impopolari. Ciononostante, nella manovra economica sono contenute anche misure sacrosante come quelle dell’articolo 8, che sono state oggetto di un lungo percorso di confronto portato avanti dal ministro Sacconi con le parti sociali: ne è scaturita una regolazione dei contratti aziendali più flessibile e in linea con le richieste avanzate dell’Europa, frutto peraltro del lungo lavoro sviluppato insieme a Marco Biagi e al sindacato riformista.

La famiglia è la grande latitante delle politiche di questi anni. Eppure è il primo degli ammortizzatori sociali, il cardine da cui ripartire per rilanciare una società a misura d’uomo. Il MCL ha fatto sentire in più occasioni il suo dissenso contro una politica che manca totalmente di sostegni alla famiglia. Qual è il suo pensiero?
Per la famiglia si poteva fare di più, non lo nego. Ma non si può non tenere conto, anche in questo caso, delle difficoltà economiche che ci hanno limitato fortemente. A questa maggioranza, però, bisogna riconoscere di aver preservato tutti quei presupposti per attuare, in futuro, un’azione sul piano economico: mi riferisco alle politiche in difesa dei principi che stanno alla base della famiglia, come quello per cui un nucleo familiare nasce dall’unione di un uomo e una donna e la vita viene tutelata sin dal suo concepimento. Principi che la società moderna mette sempre più in discussione e che noi, invece, abbiamo difeso strenuamente.

Fiammetta Sagliocca
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