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  Manca una vera politica per la crescita

Data di pubblicazione: Domenica, 9 Ottobre 2011

Bernhard Scholz

Bernhard Scholz

TRAGUARDI SOCIALI / n.49 Settembre / Ottobre 2011 :: Manca una vera politica per la crescita

Intervista al Presidente della CdO, Bernhard Scholz.

Bernhard Scholz (tedesco, 51 anni, sposato con tre figli) è presidente della Compagnia delle Opere, ma nasce come giornalista (ha curato l’ufficio stampa dell’arcidioscesi di Freiburg). Ha approfondito temi legati alle pubbliche relazioni e alla comunicazione, poi si è dedicato alla consulenza e alla formazione manageriale in imprese multinazionali e in piccole medie imprese italiane. Scholz ha accettato di buon grado di rispondere alle domande per Traguardi Sociali.

Un giudizio sulla manovra economica di aggiustamento dei conti e i suoi vari aspetti principali.
La gravità della situazione in cui ci siamo trovati – non del tutto imprevedibile – ha imposto l’adozione di misure drastiche, che purtroppo le famiglie e le imprese già sentono pesare sulle spalle. Dopo le varie riscritture si può forse dire che l’innalzamento dell’Iva di un punto è una delle soluzioni più eque soprattutto perché si è accompagnata a un prelievo sui super redditi. Si potevano sondare altre strade, la stessa ipotesi di una patrimoniale non sarebbe stata per noi un tabù. Il problema più grave però non sono i tagli o gli aggiustamenti dei conti in corsa. Quello che manca ancora, drammaticamente, è una vera politica per la crescita, basata sulla libera iniziativa professionale e imprenditoriale, sulla spinta all’innovazione e all’internazionalizzazione delle imprese.

Il governo intende aumentare la tassazione delle cooperative. è d’accordo?
Assolutamente no. Piuttosto, noi chiediamo che si abbassino le tasse anche per gli altri tipi di impresa, non che si aumentino quelle per le cooperative. Chiediamo questo non per un gusto demagogico, ma perché per ripartire davvero all’Italia serve una vera riforma fiscale che lasci alle famiglie e alle imprese maggiori risorse.
Serve un cambio di prospettiva: oggi il sistema è poco efficiente e funziona sul principio della redistribuzione delle risorse, con lo Stato che preleva la ricchezza e poi la restituisce in vario modo sotto forma di agevolazioni fiscali. Ma si è visto che così crescono solo burocrazia e iniquità, tanto che oggi, dal punto di vista fiscale, conviene di più allevare il cane piuttosto che pagare la scuola del proprio figlio. Questo è assurdo e bisogna applicare il principio di sussidiarietà anche in questo caso, lasciando nelle mani delle imprese e delle famiglie la maggior quantità possibile di risorse in modo da favorire la rimessa in moto dell’economia reale.
Così riusciremo a generare anche quel gettito necessario per contenere il debito pubblico, evitando altri tagli e altre soluzioni affrettate.

Il degrado della politica, le inchieste della magistratura, gli scandali (sul presidente del Consiglio come su Penati e il Pd). Quali impressioni?
Quello a cui stiamo assistendo è un enorme scandalo mediatico-politico-giudiziario, che non fa bene a nessuno.
Non ai media, che per non “bucare” le presunte notizie si sentono “costretti” ad appiattirsi sui brogliacci delle intercettazioni telefoniche fornite da qualcun altro che decide cosa far emergere e quando. Non alla politica, che preferisce dividersi sulle valutazioni pro o contro questo o quel leader, trascurando i problemi reali. E non fa bene nemmeno alla magistratura che, quando utilizza in maniera disinvolta e unilaterale gli strumenti a sua disposizione, contribuisce soltanto ad esasperare gli animi. Così l’Italia risulta sempre più grottescamente divisa fra chi invoca una “pulizia etica” senza se e senza ma – purché non riguardi se stessi – e chi, nutrendo simpatie politiche per l’indagato di turno, si sente costretto a difenderlo in maniera spesso acritica e incondizionata.
Da questo gorgo se ne esce solo quando torneremo coralmente a guardare alla società civile e a valorizzare realmente le risorse che è in grado di sprigionare, magari prestandone anche qualcuna alla politica.

La Chiesa chiede una nuova generazione di cattolici in politica. Quali i confini e il futuro di un nuovo impegno dei cattolici?
Nel dibattito pubblico si respira ancora, a volte, quell’assurda distinzione tra “laici ragionevoli” e “cattolici oscurantisti” figlia del pregiudizio e di una cultura illiberale. Eppure, la presenza dei cattolici in politica ha saputo imporsi all’attenzione per la sua ragionevolezza, creando consenso anche tra chi cattolico non è.
Come ha documentato la mostra “150 anni di Sussidiarietà” al Meeting di Rimini le realtà cattoliche hanno contribuito in un modo decisivo alla crescita culturale, economica e sociale del nostro Paese, fino ad oggi. Ma per estirpare il germe del pregiudizio non basta protestare contro le storture, occorre muoversi. Occorre che la società civile nel suo complesso, e specificamente quella di matrice cattolica, diventi ancora più cosciente delle sue responsabilità e si assuma anche quella di formare persone in grado di affrontare l’esperienza politica.
La questione fondamentale è che i politici cattolici siano davvero cattolici e quindi capaci di affrontare con una passione ideale e grande competenza le sfide enormi che la realtà ci pone.

Un bilancio dell’esperienza del Forum delle Associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro. Quale il contributo del Forum per la rinascita del protagonismo dei cattolici?
Il contributo che il Forum sta dando, con la presentazione del manifesto per la buona politica di luglio e i prossimi appuntamenti in programma, va esattamente in questa direzione. Il primo obiettivo è stato quello di far dialogare tante associazioni che si rifanno alla dottrina sociale sui temi che contano, dalla sussidiarietà alla libertà di educazione e al fare impresa, valorizzando le diversità che le caratterizzano. Questa attitudine che rischiava di perdersi ora si è rafforzata e può davvero essere il punto di partenza serio e concreto per dare al Paese quella visione di medio e lungo termine, che gli permetta di uscire dai condizionamenti delle diverse congiunture, per creare delle prospettive che sprigionino le forze e facciano convergere le energie per la costruzione di un futuro più umano.

Ettore Colombo
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