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  Un blocco sociale riformista: scelta rivoluzionaria

Data di pubblicazione: Sabato, 15 Ottobre 2011

TRAGUARDI SOCIALI / n.49 Settembre / Ottobre 2011 :: Un blocco sociale riformista: scelta rivoluzionaria

di Carlo Costalli

L’Italia è un Paese diviso, un Paese lacerato. Per ricreare una vera coesione sociale e nazionale è necessario farsi carico di un “nuovo patto fra gli italiani”, per liberare la Costituzione da quella gabbia ideologica in cui l’hanno imprigionata - strumentalizzandola e spesso stravolgendola - la cultura relativista, il giustizialismo, l’individualismo e il massimalismo.
Si tratta di una strada non facile e non scontata, ma è probabilmente un passaggio ineludibile per restituire fiducia ai cittadini e credibilità alla politica e alla classe dirigente. La credibilità della politica è, infatti, il problema principale che bisogna risolvere per porre i presupposti di una rinnovata crescita nazionale: di un nuovo sviluppo economico e sociale.
Pensare che la fine del berlusconismo possa coincidere con lo svanire delle posizioni di quelle forze che formano un blocco conservatore (che trae la propria forza soprattutto dal fatto di essere prepotentemente insediato nei principali gangli vitali del sistema nervoso della società italiana) è puramente illusorio. La proliferazione di “caste” e di “corporazioni” che affligge la società italiana è ormai strutturale e, come tale, deve essere affrontata e risolta: nel potere giudiziario, nella cultura, nei mass media, nel sistema scolastico e universitario, in parte nel sindacato (Cgil-Fiom), nel potere finanziario con ricadute all’interno dei partiti politici (tutti).
Oggi il sistema del bilanciamento dei poteri, che viene considerato la garanzia suprema della democrazia occidentale, in Italia non funziona più. E non funziona non solo perché la politica, ma anche le istituzioni dello Stato, stanno perdendo credibilità. I cittadini non si riconoscono più nello Stato: per questo è necessario un rinnovamento del patto con gli italiani. I costi della politica sono oggi tanto, e giustamente, contestati non solo perché sono troppo alti, ma soprattutto perché sono percepiti come inutili, se non addirittura dannosi, per la nostra comunità nazionale. La politica è per eccellenza lo spazio per la decisione e dovrebbe essere lo spazio della decisione in funzione dell’interesse generale e del bene comune. Ma oggi la realtà è che la politica e il Parlamento non sono più in grado di decidere per il bene comune. E può mai essere credibile, in Italia e nel contesto internazionale, uno Stato che non è in grado di decidere, che non ha più la forza e l’autorevolezza per perseguire l’interesse generale?
In questo senso l’idea centrale che sta alla base della nascita del Forum - la costruzione di un blocco sociale autenticamente riformista che abbia il suo centro e la sua anima nel perseguimento del bene comune ripartendo dal mondo cattolico - risponde ad un’esigenza reale che è quella di superare l’immobilismo mortale e la paralisi, che impedisce alla società italiana di rinnovarsi per affrontare un’epoca storica nella quale pressoché tutto sta cambiando. Risponde ad un’esigenza reale perché si tratta di disaggregare un blocco sociale conservatore immobilista che nulla vuole cambiare per difendere i propri privilegi ed è forte, variegato e trasversale rispetto alla politica e alle istituzioni. Oggi in Italia, per quanto apparentemente paradossale, una conseguente incisiva scelta riformista è la scelta più rivoluzionaria.
In questo contesto, l’idea della costruzione di un “blocco sociale riformista” è molto più ambiziosa ed incisiva di quella di dar vita ad un nuovo partito politico. Non si tratta, infatti, di creare un nuovo partitino cattolico che vada ad arricchire il variegato panorama esistente, ma di suscitare un forte profondo movimento culturale-sociale-politico capace di cambiare il Paese.

Corlo Costalli
Presidente del Movimento Cristiano Lavoratori (MCL)
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