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  I cattolici oltre Berlusconi

Data di pubblicazione: Sabato, 8 Ottobre 2011

Silvio Berlusconi (foto: pdl.it)

Silvio Berlusconi (foto: pdl.it)

TRAGUARDI SOCIALI / n.49 Settembre / Ottobre 2011 :: I cattolici oltre Berlusconi

“Basta con i leader demiurghi”

Pubblichiamo integralmente l’articolo del giornalista Andrea Tornielli, noto vaticanista, pubblicato da La Stampa del 30 agosto.
“Il lento crepuscolo della leadership di Berlusconi rappresenta anche il tramonto del clerico-moderatismo, che in questi ultimi anni ha visto certi cattolici perdere molta della loro originalità in politica. Hanno finito per giustificare il bungabunga….”.
Il filosofo Massimo Borghesi, autore del libro “Augusto Del Noce, la legittimazione critica del moderno” (Marietti 1820), al termine del Meeting sintetizza così il disagio di molti cattolici di area Pdl.
Anche se a tener banco nelle cronache riminesi sono stati Roberto Formigoni e la sua contrapposizione con un altro ciellino e berlusconiano doc, Maurizio Lupi, il Meeting che si è appena concluso ha segnato una svolta: “il vero discorso politico spiega Borghesi è stato quello del Presidente Napolitano.
E nella mostra sui 150 anni dell’unità d’Italia per la prima volta si sono superate vecchie posizioni intransigenti, riconoscendo l’apporto fondamentale di cattolici e socialisti. C’è la necessità di guardare oltre gli steccati, di riprendere il meglio della tradizione cattolico popolare e soprattutto di mettere all’ordine del giorno l’incombente questione sociale…”
Un segnale di novità delle ultime settimane è rappresentato dal manifesto per una “buona politica” lanciato dai presidenti di sette diverse associazioni del mondo del lavoro di ispirazione cristiana con il quale si chiede di mettere il bene comune al di sopra di tutto, di valorizzare le energie migliori del Paese e favorire un ricambio della classe dirigente, attinta anche dal mondo delle associazioni.
La Compagnia delle Opere, con il suo presidente BenhardScholz, è tra i firmatari, insieme ai presidenti di Cisl, Confartigianato, Confcooperative, Coldiretti, Acli, e Movimento Cristiano Lavoratori.
“Negli ultimi anni- spiega Carlo Costalli, presidente del MCL- si è finito per considerare “iprincipi non negoziabili”, cioè la difesa della vita, della famiglia e della libertà di educazione, non come punto di partenza per l’impegno politico dei cattolici, ma come un punto d’arrivo. Così continua si finisce per ridurre l’originalità dei cattolici in politica e si rischia di dare deleghe in bianco, facendosi rappresentare in cambio della difesa di certi valori.
è come se, nel Pdl, si fosse riproposto ciò che accadde nel 1913 con il PattoGentiloni , quando i cattolici, alla loro prima partecipazione alle urne, votarono i candidati moderati che avevano sottoscritto alcuni punti programmatici…”.
Per Costalli, quest’epoca “è al tramonto”. Serve “ un impegno rinnovato, che non definisca la presenza dei cattolici in politica soltanto con i “principi non negoziabili”. Anche perché oggi, accanto a quelli, che per noi restano imprescindibili, ci sono le emergenze del lavoro, della povertà che cresce, di un Paese che ha bisogno di tornare a guardare al futuro”. “Più che dire agli altri che cosa devono fare- spiega a La Stampa Raffaele Bonanni, presidente della Cisl- i cattolici devono fare. La sussidiarietà, il valorizzare le iniziative dal basso è l’unica occasione di governo per le nostre comunità sconquassate, perché le persone tornino protagoniste.
Bisogna dare più senso alla nostra democrazia, la quale o è partecipata o non è”. I firmatari del manifesto, che rappresentano milioni di iscritti, hanno avanzato la proposta di una riforma elettorale per permettere ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti. Una nuova legge su base proporzionale, con uno sbarramento “idoneo a limitare l’ingresso in Parlamento solo ai partiti politici che abbiano ricevuto un consenso adeguato” e dei correttivi che garantiscano la governabilità. Bipolarismo si, bipartitismo no, sembra essere la ricetta. I vertici della Chiesa italiana hanno seguito con attenzione, ma dall’esterno, il lavoro che ha portato al manifesto delle associazioni. La Cei non sponsorizza la rinascita di un partito cattolico e gli stessi firmatari precisano: “ Non stiamo costruendo un partito ma siamo un’ alleanza sociale decisa a fare la sua parte e a ristrutturare la politica, profondamente scollata dalla società civile”. Non c’è (ancora) un partito. Ma, soprattutto nel caso il Cavaliere non si ricandidasse e nonostante l’apprezzamento verso il cattolico Angelino Alfano, aleggia l’ipotesi di un nuovo “contenitore”, in grado di attrarre personalità del Pdl ( come Sacconi, Formigoni e Tremonti), dell’ Udc e del Pd (come Fioroni).
Il sociologo Giuseppe De Rita ha scritto che i tre mondi separati, quello delle associazioni, quello dei fedeli delle parrocchie e quello dei cattolici che già fanno politica, per convergere avrebbero bisogno di un grande “federatore”. Peccato, aggiungeva, che non si vedono all’ orizzonte leader come De Gasperi e Moro o ecclesiastici come Montini. Il ciellino Giorgio Vittadini, il presidente della Fondazione Sussidiarietà, a conclusione del Meeting di Rimini ha affermato, con un riferimento neanche tanto velato al Cavaliere, che “oggi non è più il tempo per leader demiurghi”. Ma il problema di un “federatore” per quest’area in ebollizione, rimane.
Cercasi De Gasperi disperatamente…
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