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  Dai valori al progetto: i cattolici nelle autonomie locali

Data di pubblicazione: Domenica, 16 Gennaio 2011

TRAGUARDI SOCIALI / n.45 Gennaio / Febbraio 2011 :: Dai valori al progetto: i cattolici nelle autonomie locali

di Pier Paolo Saleri

Come è ben noto, i cattolici impegnati nel sociale e nel politico riservano, da sempre, particolare attenzione alla questione delle autonomie locali: ciò avviene in ragione della loro cultura, della loro visione della società, della loro tradizione e della loro storia. A maggior ragione, pertanto, in questi ultimi anni, questa attenzione non poteva che rendersi più puntuale e vigile.
L’avvento della riforma federalista ha, infatti, riportato in primo piano il dibattito sugli enti locali, l’approfondimento sul loro ruolo, sulla loro autonomia, sulla loro responsabilità amministrativa, sulla loro capacità di essere motore dello sviluppo politico, sociale ed economico del Paese.
Il MCL e la Fondazione Italiana Europa Popolare anche in questa occasione, come sempre, hanno fatto la loro parte: sia con due importanti assemblee degli amministratori locali vicini al Movimento, sia con l’istituzione di un tavolo di lavoro permanente che, in continuità, ed oltre le tematiche affrontate nelle assemblee, ha sviluppato ulteriori approfondimenti. Approfondimenti che costituiranno il fulcro della proposta che ci si prepara a lanciare in occasione della terza assemblea degli amministratori locali, in programma per la prossima primavera. In questi ultimi anni il nostro impegno nei confronti degli enti locali e degli amministratori locali si è sostanzialmente focalizzato nel sottolineare - fatto del quale siamo, anche oggi, più che mai convinti - che è dalla società, dal basso che bisogna cominciare a ritessere le fila del consenso politico e culturale per una mobilitazione in difesa dell’identità popolare italiana e dei valori non negoziabili.
Un’identità che, anche sotto la scorza di una dilagante secolarizzazione, resta fortemente ancorata alle sue radici cristiane. Di qui la centralità delle autonomie locali e del ruolo di quegli amministratori locali che in tale identità si riconoscono. La comunità locale è infatti, immediatamente dopo la famiglia, il fondamento primo della società civile. E’ da qui che bisogna cominciare per ricostruire una società civile fondata su valori veri. Tuttavia oggi, rispetto al lavoro di sensibilizzazione e raccordo che abbiamo fin qui svolto, dobbiamo fare un ulteriore passo avanti.
Se è, infatti, doveroso, necessario e indispensabile riaffermare e difendere, senza esitazioni e senza cedimenti, in ogni occasione, i valori non negoziabili e tutti quelli fondanti la società civile, bisogna prender coscienza che tutto questo, da solo, non è, ormai, sufficiente: bisogna fare molto di
più!
La difesa dei valori non negoziabili non può essere ridotta né esclusivamente a battaglia di principio, né, tantomeno, a battaglia confessionale di retroguardia.
Si tratta di ben altro. Si tratta di riaffermare una visione della società e dell’uomo capace di garantire il futuro ed il progresso della nostra società, di evitarne l’imbarbarimento e il disfacimento. Si tratta di una battaglia che non interessa solo i cattolici ma coinvolge la vita e il futuro di tutti i cittadini, che siano o meno credenti. Si tratta di una grande battaglia culturale, prima
ancora che politica, che deve avere come punto di riferimento costante quella “nuova alleanza tra fede e ragione” che l’insegnamento di Benedetto XVI ci indica.
La difesa della vita, la protezione e valorizzazione della famiglia, la libertà delle famiglie di educare i figli, il diritto alla libertà religiosa, il lavoro, la sussidiarietà e la solidarietà, debbono diventare il centro e il cuore di una società buona”, di una visione complessiva del futuro incentrata sul principio-cardine del bene comune.
Debbono farsi fulcro e fondamento di un programma concreto, di scelte riformiste coraggiose la cui prima realizzazione e sperimentazione potrebbe, per molti versi, avviarsi proprio dalle autonomie locali.
La riforma federalista offre, sotto questo profilo, un’occasione preziosa e unica per operare in tal senso. Infatti, se per un verso rafforza l’autonomia e la capacità decisionale degli enti locali, per l’altro introduce, finalmente, un principio forte di responsabilità amministrativa e politica. Un’innovazione quest’ultima che può realmente spezzare la pericolosa spirale determinata dall’incrocio perverso tra distribuzione centralizzata delle risorse, autonomia di spesa e pressoché totale deresponsabilizzazione della classe politica locale. Capacità decisionale, responsabilità e partecipazione sono esattamente i pilastri su cui si può ricominciare a costruire, dal basso, un nuovo progetto riformista incardinato saldamente sul principio del bene comune. Principio che è tale da presupporre, per potervi seriamente aderire, una forte motivazione etica da parte della classe politica. Una tensione etica profonda che non va in nessun modo confusa con il moralismo fariseo, l’idolatria delle regole ed il giustizialismo oggi sparsi a piene mani, in un dibattito sempre più degradato, per coprire il vuoto e l’assenza della politica.
Per tutte queste ragioni è inimmaginabile che tale processo possa mettersi in moto senza l’apporto, sostanziale e determinante, di molti cattolici, politicamente impegnati e forti della loro identità e dei loro valori.
Le autonomie locali, come più volte abbiamo sottolineato, sono, soprattutto oggi, campo di elezione privilegiato per tale avvio.
Naturalmente le modalità attraverso cui questo impegno potrà concretizzarsi a livello territoriale sono molteplici. Tra queste va annoverata anche la possibilità che in alcune città, comuni e province nascano “liste civiche” che, pur rifiutando ogni localismo corporativo, mantengano un forte legame
col territorio; si riconoscano in quella visione della società che nasce dal principio della centralità assoluta della persona e dei valori non negoziabili; siano finalizzate alla realizzazione del bene comune e di un progetto di “società buona”; si adoperino per la ricostruzione di un tessuto di partecipazione democratica realmente radicato nella società.
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