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  Una nuova cultura di accoglienza e integrazione

Data di pubblicazione: Sabato, 15 Gennaio 2011

TRAGUARDI SOCIALI / n.45 Gennaio / Febbraio 2011 :: Una nuova cultura di accoglienza e integrazione

Verso la Conferenza Nazionale    sull'immigrazione
di Vincenzo Massara

Si svolgerà a Napoli l’11 e 12 febbraio, la prima Conferenza Nazionale sull’immigrazione organizzata dal Movimento Cristiano Lavoratori insieme all’ALS, l’Associazione Lavoratori Stranieri del MCL, ormai presente diffusamente sul territorio nazionale. Quest’importante appuntamento rappresenta un momento di sintesi rispetto al lavoro fin qui svolto ma, al tempo stesso, mira ad offrire spunti per un serio confronto con le istituzioni, e un contributo progettuale di idee che vorremmo servisse ad affrontare la questione dell’immigrazione, svincolandola da quella visione politico-ideologica che sino ad oggi non ha di certo aiutato a porre le basi per un dialogo e un confronto autentici su un tema fondamentale anche per lo sviluppo del nostro Paese. L’Italia si deve confrontare con il fenomeno dell’immigrazione in maniera adeguata: abbiamo più volte ribadito come lo straniero che si presenta alle nostre frontiere non debba rappresentare un problema, ma si deve piuttosto fare in modo che diventi una risorsa. Certo bisogna capire in che modo e con quali strumenti si possono offrire diritti in cambio di doveri, pensare ad una partecipazione dell’immigrato alla vita sociale del Paese nel rispetto della storia, delle tradizioni e dell’identità dello stesso Paese ospitante.
Molte volte l’analisi di questo fenomeno è contagiata da sentimenti di forte emotività ed enfasi, alimentati da quotidiani episodi di violenza non sempre riconducibili a responsabilità da parte di cittadini immigrati (vedi la vicenda di Brembate, ad esempio). Affrontare in maniera sistematica questi problemi richiede uno sforzo ed un impegno costante attraverso politiche di lungo periodo. Occorre, inoltre, un grande cambiamento culturale che miri ad un processo di accoglienza e di integrazione.
Un’accoglienza di diritti ma, contestualmente, anche un’accoglienza di doveri da cui non si può prescindere. Incontro, dialogo, identità: è su tali fattori che occorre costruire un sistema che sappia offrire strumenti idonei di risposta alle istanze che provengono da questa nuova realtà italiana ed europea. Si parlava di politiche di lungo periodo, ed è ciò di cui sicuramente abbiamo bisogno. Ma in che termini occorre ridare impulso a una produzione legislativa che sappia guardare al fenomeno dell’immigrazione nella sua totalità e complessità?
Certo, una prima e fondamentale distinzione va operata tra immigrati regolarmente soggiornanti nel nostro Paese ed immigrati clandestini: ai primi vanno offerte tutele e garanzie in modo da poter giungere effettivamente a quel processo di integrazione cui tutti fanno riferimento; nei confronti degli altri vanno adottate tutte le necessarie misure, al di fuori di ogni approccio ipocrita ed ideologico, affinché si possano verificare le condizioni di permanenza sul territorio italiano e, in assenza, procedere alla loro reale ed effettiva espulsione.
Un problema di questo genere si potrebbe porre in vista del cosiddetto click-day del 31 gennaio prossimo - stabilito dal nuovo decreto flussi per il 2010, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 31 dicembre scorso - che prevede l’ingresso in Italia di 98.080 cittadini non comunitari per motivi di lavoro non stagionale, che si vanno ad aggiungere alle 6.000 unità previste dall’ultimo decreto del 1° aprile 2010. Senza entrare nei meccanismi tecnico giuridici - non è questa la sede – risulta evidente che bisogna porre rimedio ad alcune finzioni che sino ad oggi hanno caratterizzato tutti i precedenti decreti flusso, nel momento in cui si sa perfettamente che i destinatari del decreto, che virtualmente si trovano all’estero, sono invece regolarmente presenti in Italia. Occorre, allora, proprio in virtù di quell’approccio non demagogico ed ipocrita, trovare una soluzione legale che eviti al cittadino immigrato tutti i rischi legati ad un rientro in patria per poi tornare nuovamente, per chiamata, a lavorare in Italia, senza per questo dover stravolgere il decreto sicurezza, la cui valenza sociale non viene certo disconosciuta. Occorre, perciò, uno sguardo d’insieme per poter gestire correttamente il fenomeno immigrazione. Alla politica sulla sicurezza non si può frapporre una politica del lavoro che non tenga conto di ragioni legata anche a una convenienza economica interna Nel mercato del lavoro in Italia, infatti, sono ormai presenti delle vere e proprie nicchie, dove l’offerta di lavoro di manodopera nazionale è ormai completamente assente: basti pensare al lavoro domestico, all’assistenza ad anziani e disabili. Se a tutto ciò aggiungiamo il graduale e crescente invecchiamento demografico del nostro Paese, ci rendiamo perfettamente conto di come questi lavoratori stranieri sono e saranno sempre più indispensabili. Altro elemento da non trascurare è legato proprio alla cultura del lavoro. Infatti, mentre la cultura lavoristica italiana, grazie anche ad alcune posizioni conservatrici di un sindacalismo ideologico, è ancora legata allo schema del posto ‘sicuro’, che crea immobilismo e rigidità, la mentalità del lavoratore extracomunitario registra invece un’alta capacità di adattamento, propria di un sistema di lavoro dinamico ed attivo. Ecco allora la concreta possibilità di interazione ed integrazione anche tra culture diverse che possono trasferirsi valori reciproci nel rispetto delle proprie identità, senza cadere nell’equivoco, a volte voluto, di un multiculturalismo informe, il cui unico effetto non può che essere la disgregazione sociale.
Alla luce di queste considerazioni, la Conferenza Nazionale sull’immigrazione va vissuta come una grande occasione di proposta e di progetto, resa ancor più evidente all’interno di un Movimento come il MCL, radicato fortemente sul territorio e divenuto ormai punto di riferimento per centinaia di migliaia di lavoratori italiani e stranieri, che sempre più ne riconoscono la validità dei principi e delle azioni.
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