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  Fattorefamiglia: la sfida per un fisco più giusto

Data di pubblicazione: Domenica, 9 Gennaio 2011

TRAGUARDI SOCIALI / n.45 Gennaio / Febbraio 2011 :: Fattorefamiglia: la sfida per un fisco più giusto

di Giuseppe Ficini

Un fisco equo e a misura di famiglia: è questa la sfida lanciata dal Forum delle Associazioni Familiari, di cui il MCL è socio fondatore ed attivo partecipante, durante i lavori della Conferenza nazionale sulla famiglia tenutasi a Milano nello scorso mese di novembre. Una proposta, il fattorefamiglia, che vuol contribuire a consentire alle famiglie di oggi, ma maggiormente a quelle di domani, di guardare al futuro con più fiducia e speranza. Il lavoro, il sistema dei servizi, la politica abitativa, l’emergenza educativa, il sistema fiscale, sono le emergenze non più eludibili “per una coesione sociale nel senso del pieno e armonioso sviluppo della società nel suo insieme, partendo dalla famiglia”. L’Istat aggiorna continuamente i dati sulla povertà relativa e su quella assoluta, in costante crescita e diversificazione; insieme all’Istat tutti gli osservatori, sia demografici che sociali, lanciano segnali d’allarme che non possono essere ulteriormente ignorati. Le nuove povertà, come pure il costante invecchiamento della popolazione con l’inversione di tendenza delle nascite, pongono in seria emergenza il futuro del Paese. Le politiche per la famiglia debbono, in via prioritaria, sostenere la famiglia nella responsabilità educativa e assistenziale: il sistema fiscale non è estraneo a questa esigenza, assumendo sempre di più la funzione di snodo centrale attorno al quale si gioca il futuro del Paese. Siamo chiamati a rispondere ad una richiesta di giustizia sociale che, partendo dal riconoscere la famiglia come soggetto sociale, ne tuteli i carichi familiari e intervenga sulla condizione di quanti vivono con redditi modesti. Una politica di welfare orientata a sostenere effettivamente la famiglia, il suo carico economico e quello di cura, è indifferibile e il “fattorefamiglia” è il contributo che si vuol mettere a disposizione per l’avvio di una seria riforma
fiscale. Nel dibattito sulla riforma del sistema fiscale nel nostro Paese la “vertenza famiglia” deve poter assumere rilevanza centrale. Universalmente riconosciuto che l’attuale sistema fiscale è iniquo verso le famiglie con figli, che occorrono interventi di sostegno alla natalità e alla responsabilità familiare, che la famiglia è una risorsa insostituibile di coesione sociale, fiducia e sviluppo economico per il “sistema Italia”, il cambiamento di politiche fiscali nei confronti della famiglia è, a nostro parere, la vera emergenza sociale e la sfida da raccogliere. Una nuova proposta, che si inserisca nel più ampio progetto di riforma del sistema fiscale come il “fattorefamiglia”, può contribuire a costruire un sistema finalmente equo per i nuclei con carichi familiari, a partire dal dettato costituzionale (artt. 30-31, ma soprattutto l’art 53, “tutti sono chiamati a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”) e capace di valorizzare il grande dibattito sul quoziente familiare, superandone i limiti. Il “fattorefamiglia”, con la scala di equivalenza attualmente utilizzata dall’Isee opportunamente corretta, va a sostituire l’attuale sistema delle detrazioni per i familiari a carico facendo sì che, a parità di reddito, una famiglia con
tre figli paghi molte meno tasse rispetto a una famiglia che non ha figli; esso può inoltre riconoscere altri fattori di difficoltà familiare (quali, ad esempio, la presenza di disabili, non autosufficienze, anziani, ecc.), sostenendo così la famiglia nei suoi compiti di cura. Il “fattorefamiglia”, dal punto di vista tecnico, si basa sui seguenti elementi: introduce una “no tax area familiare” determinata dai costi di mantenimento e di accrescimento dei singoli componenti del nucleo familiare; più persone sono presenti nel nucleo, maggiore sarà il reddito non sottoposto a tassazione; la no tax area si calcola moltiplicando il costo di mantenimento del dichiarante per un coefficiente dedotto da una scala di equivalenza definita dal numero dei componenti e dalle problematiche del nucleo familiare;
adotta il criterio della quota fissa: la quota di reddito sarà esente dalla tassazione dell’aliquota più bassa (oggi il 23%). In tal modo si garantisce equità di vantaggio tra redditi bassi, medi e alti (punto critico del quoziente familiare nelle sue diverse versioni); adotta criteri oggettivi ed aggiornabili anno per anno per misurare la no tax area: in particolare adotta la soglia di povertà misurata dall’Istat annualmente (circa € 7.200 per persona sola, oggi); usa un coefficiente familiare progressivo rispetto al numero dei figli: in altre parole il peso dei figli viene adeguatamente riconosciuto (oltre il doppio di quanto faccia oggi l’Isee); identifica l’area di incapienza, oltre le imposte dovute, riconoscendo un credito fiscale esigibile nelle modalità di immediata corresponsione o utilizzo differito dello stesso; fissa il reddito familiare al livello nazionale, in modo universalistico, ed offre al federalismo fiscale una misura della ricchezza familiare che assicura parità di trattamento a livello nazionale e possibilità di intervento differenziato tra le Regioni e negli Enti locali. Solo riconoscendo la natura economica globale della famiglia è possibile passare da un sistema “concessorio”, basato sulla richiesta allo Stato da parte della famiglia di interventi di aiuto e di assistenza, ad un’alleanza dove alla famiglia si riconosce il ruolo che già di fatto svolge nella nuova economia: riconoscere, cioè, le forme di capitale sociale che in essa già si realizzano. La famiglia non deve chiedere favori allo Stato, ma solo il riconoscimento, civile ed economico, di quanto già fa senza riconoscimento. E’ una questione di giustizia, non di concessioni generose. La famiglia non è solo un “bene meritorio”, è anche un bene che produce forme di capitale sociale ad alta produttività e redditività in termini di Pil.
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