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  L'evoluzione e l'impegno della CISL

Data di pubblicazione: Martedì, 11 Gennaio 2011

TRAGUARDI SOCIALI / n.45 Gennaio / Febbraio 2011 :: L'evoluzione e l'impegno della CISL

di Stefano Fontana da SIR- Servizio di Informazione Religiosa del 5 gennaio 2011

In questo momento gli occhi di tutti sono puntati sulla Cgil e in particolare sulla Fiom. L'accordo per Mirafiori con la Fiat di Marchionne è stato siglato da tutte le maggiori sigle sindacali, ma non ancora dai metalmeccanici della Cgil. Si è in attesa di un referendum tra i lavoratori e se prevarranno i "sì" verrà dato corso all'accordo. Ma proviamo a distogliere un po' lo sguardo dalla Confederazione della sinistra e puntiamolo sulla Cisl di Raffaele Bonanni. Questa confederazione sindacale ha dato prova di grande senso di responsabilità in questi anni, soprattutto con l'accordo di Pomigliano ed ora con quello di Mirafiori (una specie di Pomigliano 2), dimostrando di avere un'idea chiara e moderna del sindacalismo. Ha compiuto un lungo tratto di strada in fedeltà alle sue origini, ma l'impressione è che questo tratto di strada l'abbia fatto da sola, abbandonata
o almeno trascurata dal mondo cattolico. La Cisl, infatti, è l'organizzazione storica del cattolicesimo sindacale, a tutt'oggi guidata da un cattolico come Bonanni. La Cisl viaggia da sola? Un tratto caratteristico del sindacalismo cattolico è sempre stato il rifiuto della lotta di classe.
L'impresa non è il nemico. Il mondo del lavoro non è luogo di scontro né ideologico né politico Non si trattava solo di fare il paio con l'interclassismo politico della Democrazia cristiana. Si trattava d'ispirarsi alla dottrina sociale della Chiesa che, fin dalla "Rerum novarum", aveva sostenuto che imprenditori e operai sono interdipendenti e complementari perché non esisterebbero nemmeno l'uno senza l'altro. Ciò non significa rinunciare al legittimo conflitto d'interessi, né alle forme della protesta, né alla - anche dura – dialettica sindacale. Lo scopo, però, di tutto questo, dev'essere
il raggiungimento di contratti equi a difesa. dei veri interessi degli operai. La Cisl si è attenuta a questa sua storia anche in questo ultimo periodo, quando si trattava di affrontare con decisione il nuovo nella contrattazione sindacale. Si trattava di prendere atto con realismo dei cambiamenti
connessi con la globalizzazione: le fabbriche possono anche essere spostate e l'unico modo per non farle spostare é garantire condizioni funzionali. Questo è anche l'unico modo - come ha dichiarato proprio Bonanni - per attirarne di nuove in modo che l'Italia non sia più Paese di uscita nei processi di delocalizzazione ma di entrata. Si trattava, sempre con realismo, di guardare in faccia gli operai e le loro famiglie in tutta la loro
concretezza e lottare non con i veti ma con la trattativa: tenere duro sui diritti fondamentali e cercare di rosicchiare più che si può su salario e condizioni lavorative. La Cisl ha potuto fare questo in quanto proprio questa era la sua storia. Ora ha intrapreso una strada di disponibilità a rivedere l'intera problematica della contrattazione. Un contratto nazionale ci deve essere, ma solo come salvaguardia di base rispetto ai contratti aziendali. La rappresentanza sindacale dev'essere autentica e non presunta. Questa nuova logica contrattuale richiede una nuova capacità di contrattazione,
che la Cisl sembra avere acquisito, diversamente dalla Cgil. Nei decenni scorsi, la Cisl era stata accusata di collateralismo con la Democrazia cristiana. Oggi è invece Bonanni a rimproverare alla Cisl di vivere al proprio interno gli effetti di una ristrutturazione politica dell'area della sinistra partitica nel nostro Paese. La Cgil fatica a togliersi di dosso le ipoteche politiche e ideologiche del suo passato: il contratto nazionale, l'autorità politica che garantisce i patti e che si siede al tavolo con imprenditori e sindacati, la discussione non solo sui temi sindacali ma sull'universo mondo, la trasformazione del sindacato in partito politico... tutto questo appartiene al passato e la Cisl se n'è accorta. Anche la "Caritas in veritate" chiede ai protagonisti della scena sociale di ripensare il sindacalismo nel nuovo contesto della globalizzazione. Credo che questa evoluzione, senz'altro non indolore, all'interno della Cisl, avrebbe meritato e meriti maggior attenzione da parte del mondo cattolico e soprattutto da parte delle associazioni che in esso si occupano di lavoro. Un contributo di pensiero e di spinta culturale sarebbe molto utile in questi momenti difficili. Senza una riflessione intelligente sui cambiamenti, finisce che anche i cattolici rimangano preda di vecchi schemi ideologici e che la Cisl venga lasciata sola.
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