NOME UTENTE        PASSWORD  

Hai dimenticato la tua password?

Nell'ultimo numero di Traguardi Sociali:
Traguardi Sociali

Stai sfogliando il n.18 Novembre / Dicembre 2005

Leggi la rivista in formato pdf Cerca numeri arretrati in archivio
.PDF Numero 18 (1271 KB) Sfoglia l'archivio di Traguardi Sociali Sfoglia l'archivio di Traguardi Sociali

  Iniziativa del MCL in favore degli anziani

Data di pubblicazione: Martedì, 7 Marzo 2006

TRAGUARDI SOCIALI / n.18 Novembre / Dicembre 2005 :: Iniziativa del MCL in favore degli anziani

Storia de Il Baratto


INIZIATIVA DEL MCL IN FAVORE DEGLI ANZIANI
STORIA DE IL BARATTO



       Il 30 settembre si è concluso il progetto MCL dal titolo “Il Baratto, lo scambio come strumento di incontro tra due generazioni ”, iniziativa che prende vita dall’esperienza e dalla vocazione del Movimento Cristiano Lavoratori, che da sempre, con particolare riferimento alle condizioni socio-economiche degli anziani, si è misurato con la necessità di rompere gli schemi tradizionali di contrapposizione generazionale, cercando di favorire il rapporto tra le generazioni.

       Affrontando i problemi collegati all’invecchiamento della società, partendo dalla percezione che nella società dominata dall’interconnessione planetaria, dove sono immediati gli scambi di informazioni, transazioni di vario genere e dove il concetto di distanza perde senso, spesso lo spazio che divide due soggetti che camminano uno di fianco all’altro diventa una distanza difficile da coprire. Si stenta sempre di più a riconoscere il proprio vicino, si dimenticano i luoghi della socializzazione, che vengono sostituiti da ‘impalpabili’ piazzette virtuali, i momenti di aggregazione ‘tangibile’ perdono senso e cresce l’isolamento degli individui.

       Proviamo solo per un attimo a immaginare, in questo contesto, la dirompente forza del concetto di “Baratto”. Riscoprire gli approcci tipici di un’economia pre-moderna, per elaborare un modello che possa governare il futuro degli scambi interpersonali ma anche favorire la reciprocità, al fine di rilanciare dinamiche di forte socializzazione.

       Il fine ultimo è cercare il benessere sociale e individuarlo attraverso le relazioni interpersonali: questo lo si può ottenere organizzando nuove forme, ricreando legami sociali attraverso sistemi di scambio non monetari, permettendo a persone dello stessa comunità di incontrarsi, scambiare e formare così contatti e reti di convivialità in cui i doni sono basati sul principio della reciprocità - quando io do una cosa a te, un giorno da te riceverò qualcos’altro -. Ecco una buona opportunità per una società che vuol superarare la depressione dei tempi che viviamo, avendo presente che insieme al mercato possono convivere economie senza denaro, perché l’essere umano è in primo luogo un essere di relazione.

       Da quanto detto si capisce come la più qualificante delle esperienze che il progetto “Il Baratto” ha portato con sé, è stata la scoperta dell’intrinseca forza aggregante del concetto di libero scambio di esperienze ed opinioni finalizzate al reciproco arricchimento. Questo forse più di altri può rappresentare un modello di comportamento e di approccio a problematiche che diversamente ed in altri contesti tengono vive diffidenze e diverse sensibilità.

       Per ciò che riguarda la specificità dell’intervento, noi volevamo che “Il Baratto” potesse fornire un modello applicabile al malessere sociale comunemente riconosciuto come ‘conflitto intergenerazionale’, ne volevamo comprendere le dimensioni, verificarne il reale peso e quanto compromettesse il rapporto fra le generazioni. Un lavoro complesso, che aveva in sé la necessità di allargare anche i normali ambiti della nostra azione, includendo elementi di valutazione sociologica e psicologica dei fatti. I risultati delle attività applicati a un campione significativo, hanno evidenziato fenomeni assolutamente interessanti, soprattutto rispetto all’argomento ‘lavoro – pensioni’, dal momento che ci siamo preoccupati di verificare le ‘divergenze’ di valutazione e percezione fra le diverse generazioni. La lettura dei dati emersi ci consente di apprezzare unicamente la diversità di bisogni e di aspettative espressi dalle due generazioni che tuttavia non si traduce in conflitto, almeno sulle tematiche prese in considerazione. Anzi, giovani ed anziani sembrano avere le stesse identità di vedute, lo stesso sentire su diversi aspetti quali:
- le evoluzioni del mondo del lavoro (miglioramento delle condizioni di lavoro, aumento della precarietà);
- le caratteristiche di un mercato del lavoro che sembra ostacolare i giovani;
- un sistema pensionistico che offre per il futuro come sola ‘certezza’ la riduzione delle prestazioni erogate;
- la percezione che il sistema pensionistico comunque non assorbe risorse per l’occupazione;
- la convinzione che gli anziani non costituiscono un ostacolo all'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro.

       “Il Baratto” ha cioè messo in luce i seguenti elementi di valutazione:
A) il tema della pensione sicuramente rappresenta per i giovani un tema    lontano nel tempo e, conseguentemente, lontano negli interessi. Una lontananza per alcuni accentuata dalle connotazioni negative che l’età della pensione evoca.
B) possiamo ipotizzare che la famiglia, per le sue caratteristiche strutturali, svolga un ruolo di ‘ammortizzatore’ dei conflitti. La sua funzione di protezione, sostegno e trasferimento di ricchezza può effettivamente rappresentare una rete solidale tra le generazioni che ‘inibisce’ il conflitto.
C) Un’ultima ipotesi che potrebbe spiegare l’assenza di conflitto si collega alla mancanza di confronto tra le due generazioni su lavoro e pensione. I dati infatti evidenziano bassi livelli di informazione su questi temi e una scarsa conoscenza delle opinioni dell’altra generazione.

       Ma “Il Baratto” non si è limitato ad analizzare i presupposti e gli effetti di un ipotetico ‘conflitto in atto’ ma ha anche investigato su possibili terreni di confronto fra giovani e anziani . Le possibilità analizzate sono state due: la necessità di un’alfabetizzazione informatica degli anziani - percorso realizzabile mediante il baratto di conoscenze con le giovani generazioni - e il promuovere la mobilità intesa non solo come ‘mobilità geografica’, bensì come passaggio da una condizione sociale non più produttiva ad un’altra più attiva, con lo scopo di valorizzare il ruolo della popolazione anziana.

       Relativamente all’alfabetizzazione informatica degli anziani i dati raccolti al termine degli incontri sono stati di unanime indirizzo: i corsi di alfabetizzazione informatica realizzati hanno vinto la diffidenza degli anziani verso i giovani (“erano pazienti”, hanno detto al termine del progetto) ma anche la diffidenza inversa (“non pensavamo che fossero così curiosi”, hanno riferito i giovani). Questo è il risultato di uno scambio che è stato momento di arricchimento reciproco e foriero di eliminazioni di pregiudiziali assai pericolose, che minano alla base la costruzione di un rapporto di reciproca comprensione e solidarietà.

       Un ulteriore dato merita attenzione, e cioè che non è solamente la riconducibilità a problematiche di emarginazione o sofferenza a rendere assolutamente necessario l’utilizzo di Internet da parte degli anziani; infatti non dobbiamo cadere nella qualunquistica convinzione che gli anziani siano persone quasi sempre disabili alle quali le tecnologie offrono nuove possibilità. In realtà, se vissuta serenamente, la vecchiaia è una fase meravigliosa della nostra vita, in cui si conserva ancora la forza fisica, si ha tanta esperienza, molta cultura, si ha anche una certa saggezza che da giovani non si ha e quindi è possibile fruire delle nuove tecnologie in modo straordinario. Tra l’altro, gli anziani hanno un grande lusso che i giovani e gli adulti non hanno: il tempo.

       Per ultimo i giovani e gli anziani hanno colto l’occasione del progetto “Il Baratto” per promuovere un modello d’impresa basato sulla cooperazione generazionale.

      Da qui la mobilità intesa come passaggio da una condizione sociale non più produttiva ad un'altra più attiva. I giovani, infatti, ritengono che in quest’epoca che sta affrontando una nuova rivoluzione tecnologica, la difesa di arti e mestieri che hanno reso famoso il nostro Paese in tutto il mondo non è anacronistica, anzi la possibile cooperazione tra giovani ed anziani rappresenta un alto valore sociale dell’impresa perché include soggetti svantaggiati e favorisce il trasferimento di una cultura destinata altrimenti a soccombere.


Stefano Ceci



 Torna ad inizio pagina 
Edizioni Traguardi Sociali | Trattamento dati personali