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  Testimoni credibili capaci di cambiare la storia

Data di pubblicazione: Lunedì, 6 Marzo 2006

TRAGUARDI SOCIALI / n.18 Novembre / Dicembre 2005 :: Testimoni credibili capaci di cambiare la storia

Verso il Convegno di Verona


TESTIMONI CREDIBILI CAPACI DI CAMBIARE LA STORIA


       Chiamare i cattolici italiani a testimoniare, con uno stile credibile di vita, Cristo Risorto come la novità capace di rispondere alle attese e alle speranze più profonde dell’uomo di oggi: questo, richiamato anche nell’ultima assemblea generale della Cei, l’obiettivo principale del IV Convegno ecclesiale nazionale, in programma a Verona, dal 16 al 20 ottobre 2006, sul tema: "Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo".

       In un quadro culturale e antropologico inedito, in cui nulla appare veramente stabile, solido, definitivo, occorre reagire al dominante   “sentimento di fluidità” partendo dalla consapevolezza che la fede non è un fatto privato, ma ha un rilievo pubblico che richiede la presenza di cristiani adulti, capaci di testimoniare il Vangelo con gioia e coraggio. E’ quanto scrive il Comitato preparatorio, presieduto dal card. Tettamanzi, nella traccia di riflessione in preparazione al Convegno. “In un tempo dominato dai beni immediati e ripiegato sul frammento – si ricorda nel testo – i cristiani non possono lasciarsi omologare alla mentalità corrente, ma devono seriamente   interrogarsi sulla forza della loro fede nella risurrezione di Gesù e sulla speranza viva che portano con sé”.

       Tra gli ambiti privilegiati della testimonianza cristiana, il documento cita l’esperienza della generazione e della famiglia, come primo luogo dove ciascuno può accogliere e far crescere il dono della vita, dell’altro, del mondo. Una realtà, quella della famiglia, oggi messa alla prova al pari di tutte le esperienze umane fondamentali: il rapporto uomo-donna, la sessualità e la generazione, l’amicizia e la solidarietà, la vocazione personale, la partecipazione alle vicende della società.

       La tentazione radicale, per la Chiesa italiana, è quella di pensare la vita come una ricerca di possesso di beni: una visione, questa, che mette in discussione la possibilità stessa di un progetto di vita personale responsabile e che mette in crisi ogni forma di vocazione: quella al matrimonio e quelle di speciale consacrazione, come pure il rapporto con il lavoro e la professione. Di qui l’urgente bisogno di coltivare cristiani adulti, consapevoli e responsabili, capaci di dedizione e di fedeltà.

       “I cristiani devono sentirsi responsabili di fronte ai mondi della comunicazione, dell’educazione e delle scienze, per far sentire la presenza della Chiesa nella società e animare con intelligenza, nel rispetto della loro legittima autonomia, i diversi linguaggi dell’arena pubblica”. Sensibilità, passione, intelligenza i requisiti chiesti ai fedeli dai vescovi, partendo dalla presa di coscienza che la missionarietà deve essere culturalmente attrezzata, se vuole incidere nelle mentalità e negli atteggiamenti, pena la condanna della testimonianza cristiana a un’inefficacia pratica.

       In un tempo come il nostro, che ha una grande nostalgia di speranza, anche per i rischi insiti nelle rapide trasformazioni culturali, ogni cristiano è chiamato a collaborare con gli uomini e le donne di oggi nella ricerca e nella costruzione di una civiltà più umana e di un futuro più buono, per reagire così alla deriva individualistica e all’offuscamento del senso morale. Una più condivisa identità cristiana, secondo la Chiesa italiana, è anche la base per il dialogo con i credenti di altre religioni e con gli uomini di buona volontà, poiché la cultura dell’accoglienza, del rispetto e del dialogo tra le civiltà e le religioni va sviluppata senza cedere all'indifferentismo circa i valori e senza trascurare la fisionomia culturale del nostro Paese e dell’Europa tutta.

       Come è evidente, nei punti toccati dal documento preparatorio si rispecchiano e trovano fondamento e sostegno molte delle piste di impegno di MCL di questi ultimi anni. In particolare vogliamo ribadire che la fede è criterio interpretativo e operativo per la costruzione della storia, una storia che vogliamo contribuire ad orientare senza prevaricazioni ma senza neppure rassegnarci a farci isolare in un angolo, a farci recintare in una riserva come se la nostra cultura e la nostra fede fossero da tollerare solo se espressione di una religiosità lontana da un vincolo stretto dalla vita e dalla realtà di ogni giorno.

       Non vogliamo rivendicare alcuna rendita di posizione ma vogliamo essere positivi e propositivi lavorando per la coesione e l’integrazione di una società in profonda trasformazione e, dunque, ancor più bisognosa di cure e attenzione. MCL intende riaffermare l’impegno, che vogliamo sempre più caratterizzante della nostra esperienza, a contrastare quella che Papa Benedetto ha definito la “dittatura” del relativismo individuando in questo uno dei più gravi pericoli del nostro tempo. Per questo ribadiamo con forza ciò che riteniamo essere qualificante nell’impegno di laici appartenenti ad un movimento di “testimonianza evangelica organizzata”: il dovere della testimonianza abbinato alla rivendicazione di un diritto di proposta. Vogliamo poter proporre la nostra idea di società, la nostra idea di persona, la nostra idea di economia, la nostra idea della vita. Giocandoci poi, del tutto democraticamente, il consenso.

       Naturalmente va messa in campo anche tutta una serie di strumenti informativi e formativi così come si è fatto nel corso della campagna per il referendum sulla legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita. Una esperienza unitaria e sinergica davvero straordinaria che ha visto in campo una passione ed un impegno davvero formidabili che non vanno assolutamente dispersi.


Noè Ghidoni

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