NOME UTENTE        PASSWORD  

Hai dimenticato la tua password?

Nell'ultimo numero di Traguardi Sociali:
Traguardi Sociali

Stai sfogliando il n.96 novembre / Dicembre 2019

Leggi la rivista in formato pdf Cerca numeri arretrati in archivio
.PDF Numero 96 (16081 KB) Sfoglia l'archivio di Traguardi Sociali Sfoglia l'archivio di Traguardi Sociali

  L’Italia di oggi e il suo futuro

Data di pubblicazione: Venerdì, 22 Novembre 2019

TRAGUARDI SOCIALI / n.96 novembre / Dicembre 2019 :: L’Italia di oggi e il suo futuro

Politica e società

Per cercare di comprendere le ragioni della difficile condizione dell’Italia e tentare di immaginare una strada per il suo futuro occorre valutare con realismo cosa stia accadendo in questo autunno ricco di problemi e di drammi.
L’aggravato prodursi del fenomeno dell’acqua alta a Venezia, con gli enormi danni provocati, si è aggiunto alle preoccupazioni per il futuro dell’acciaieria di Taranto e dei suoi lavoratori dal cui contratto - anche per inadeguatezze e contraddizioni governative - la cordata imprenditoriale franco-indiana ha deciso di recedere con iniziativa giudiziaria, salvo riaprire la trattativa.
Pur avendo caratteri, ambiti e situazioni del tutto differenti, un filo unisce alcuni fatti che hanno contribuito a determinare i drammatici esiti nelle due realtà territoriali.
Infatti in tutti e due i casi sono in corso, da anni, progetti e interventi per dare un futuro di sicurezza a territori esposti a rischi – di differente natura – ma che presentano danni e pericoli per le due città. Che poi sia in gioco anche l’immagine e taluni motori economici fondamentali (turismo e siderurgia) per l’intero Paese, ne sottolinea ancor più l’importanza.
Il lungo tempo trascorso per raggiungere gli obbiettivi prefissati (sicurezza dalle maree a Venezia, risanamento ambientale e mantenimento dell’attività produttiva a Taranto) ha mostrato comuni inadeguatezze. Dalla corruttibilità e dagli errori dei decisori politici (tangenti sugli appalti del Mose e insediamenti abitativi ravvicinati all’acciaieria), al groviglio legislativo di proclamata “garanzia”, ma che ha finito col ritardare autorizzazioni, progetti e perfino finanziamenti europei; fino alla deresponsabilizzazione per la quale alle istituzioni politiche, nel corso dell’attuazione degli interventi, si è sovrapposta l’opera della magistratura, con sequestri o innestando preoccupazioni procedurali che hanno allungato i tempi necessari al raggiungimento degli obbiettivi.
Per la verità da tempo in Italia, a prescindere dai necessari interventi contro le illegittimità, è stato teorizzato un ruolo di supplenza dei magistrati non come fatto contingente ma, addirittura, come permanente logica giustizialista e censoria nei riguardi delle istituzioni e delle classi politiche. Componenti decisive degli ultimi governi hanno reso più aspre le condizioni di esecuzione delle pene per reati connessi con l’attività politica e proposto ed ottenuto la riduzione del numero dei parlamentari con motivazioni moralistiche e qualunquiste.
In queste condizioni di fondo è assai difficile costruire un futuro per l’Italia. La crisi della rappresentanza, lontana da territori e positivi interessi e priva di visione del bene comune, produce cattive leggi e può essere fatale per il Paese. Una classe politica dequalificata e deresponsabilizzata rischia di produrre una recessione sociale e lo svuotamento reale della democrazia. Del resto l’azione repressiva della magistratura e la visione giustizialista, per loro stessa natura, guardano al presente e non tengono conto e non conducono ad una prospettiva futura che, invece, dovrebbe appartenere in primis alla politica ed alle sue istituzioni.
Tuttavia, come ha ben sottolineato il Presidente Costalli nella sua relazione all’ultimo Consiglio generale del MCL, siamo di fronte “ad un governo che ‘galleggia’ con tante (troppe) promesse, poche idee e confuse sul futuro del Paese, sulla visione e sulle prospettive di crescita reale con ‘progettini’ di basso profilo e senza pensare a riforme strutturali che riducano (non aumentino) il grande deficit, che peserà come un macigno sulle future generazioni”.
Mancano, in altre parole, una visione di politica industriale la cui presenza, invece, accompagnò lo sviluppo dei primi decenni del dopoguerra; manca una consapevolezza dell’urgenza di opere decisive per il territorio e lo sviluppo - una vera emergenza - anche volgendo la spesa pubblica dallo stillicidio delle poste correnti agli investimenti produttivi; manca una delegificazione che vada nel senso di rendere snelle e trasparenti le procedure decisionali dei funzionari pubblici; un definitivo chiarimento delle competenze istituzionali tra governo, regioni ed enti locali, superando la confusione dei poteri; un’Alta scuola per la dirigenza amministrativa che in molti casi ha subito una dequalificazione. In Italia anche le procedure speciali finiscono quasi sempre per arenarsi. Queste sono solo alcune necessarie indicazioni. L’attuale governo non solo non dà segnali in queste direzioni ma, diviso su tutto, appare oggettivamente inadeguato a presentare le riforme strutturali necessarie per porre il Paese in grado di affrontare le sfide di un’Europa che impone maggiore competitività e di una globalizzazione che ci espone a concorrenze incolmabili, a livello del costo del lavoro, che richiederebbero una ben maggiore attenzione negli accordi internazionali.
C’è, a monte, un distacco tra le istituzioni centrali e il Paese reale, dei suoi mondi vitali ma, soprattutto, c’è, come ha scritto recentemente De Rita, una visione ancorata al presente come “somma di risentimenti individuali”, ma anche come “esclusione dal tempo e dalla proprie responsabilità, storiche e dei relativi impegni”.
Al difficile presente e alla cecità verso il futuro si deve opporre un lavoro di preparazione e formazione dei giovani e di chi ha ancora voglia di aiutare a migliorare un Paese che, nel corso della sua storia, non si è mai arreso; una presenza negli spazi della sofferenza sociale per dare speranza; una volontà di contribuire ad indicare alle forze politiche “mali” e “rimedi”, proposte ed azioni concrete, come dimostrano le recenti iniziative del MCL a Roma, Napoli, Milano, Bari, Lucca e in tante città, sui temi della Capitale, dell’immigrazione, dell’ambiente e della sicurezza sul lavoro e delle tante ferite che affliggono l’Italia.

Pietro Giubilo
 Torna ad inizio pagina 
Edizioni Traguardi Sociali | Trattamento dati personali