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  La politica in cerca di un’identità

Data di pubblicazione: Martedì, 26 Novembre 2019

TRAGUARDI SOCIALI / n.96 novembre / Dicembre 2019 :: La politica in cerca di un’identità

Editoriale di Carlo Costalli,
Presidente Movimento Cristiano Lavoratori

La politica è in stand by; senza bussola, senza radici, senza idee. Ai leader e agli aspiranti tali non resta perciò che abusare di demagogia e propaganda per nascondere dietro sipari colorati il loro imbarazzante vuoto di identità.
Non c’è partito, oggi, che, per scelta, per convenienza o per necessità, non stia faticosamente lavorando alla definizione della propria identità politica e dei conseguenti riferimenti internazionali.
Vale per tutti compreso Forza Italia e PD, unici partiti ad avere almeno un riferimento internazionale ben definito (recentemente anche Fratelli d’Italia ha trovato casa almeno per gli eletti al Parlamento Europeo). Una collocazione oggi molto ambita sembra essere ancora quella del PPE: devono però essere riadattati i principi e le regole a un mondo ormai globalizzato e digitale; altrimenti, senza una scossa ben forte, si esaurirà la rappresentanza del PPE in Italia.
Sarà una questione tanto complessa quanto avvincente. Ma non sarà una faccenda breve: per tutti, soprattutto per i partiti senza una collocazione internazionale ben definita nel tempo.
Darsi un’identità politica sarà un’opera dolorosa che lascerà sul campo generali e truppe, vecchie bandiere e giovani valori.
Serviranno gli intellettuali, gli esperti, il coraggio, l’intuito, la comunicazione e soprattutto la presenza sul territorio. In alcuni casi si materializzeranno partiti sensati guidati da leader che gli corrispondono, in altri casi avremo aborti politici, esperimenti mal riusciti con leader inadeguati, o dimezzati, o fuori posto.
Dal risultato di questo processo discenderanno il quadro politico prossimo venturo, le sensibilità e le priorità di ciascun attore sulla scena. Dunque l’anima e la forza dei governi di qui ai prossimi anni.
La partita è enorme. Enorme è la responsabilità. Enorme è anche il rischio, alimentato dalla constatazione che tra i partiti le affinità culturali non sono ancora un granché delineate e nei partiti le idee appaiono ancora confuse e in conflitto. Ed è deludente il rapporto con i mondi vitali (i cosiddetti corpi intermedi) esterni ai partiti.
Congelare a uno stadio ancora ibrido questo processo per obbligare, col maggioritario, i partiti, così come sono, ad allearsi tra loro potrebbe generare mostri.
Siamo agli albori di una fase nuova, una fase costituente, e dobbiamo ammettere che il ritorno al proporzionale incoraggerebbe il completamento di questo fondamentale lavoro di ridefinizione delle identità politiche di ciascun partito, obbligherebbe i gruppi dirigenti ad approfondire i grandi temi e consentirebbe ai leader di scegliere consapevolmente una precisa politica di governo. Le alleanze si farebbero dopo le elezioni, ma si farebbero sulla base di reali affinità politiche.
Riconosciamo che col proporzionale ci si presenterebbe un’occasione unica per dare una struttura politica ai partiti, creando di conseguenza le condizioni per un bipolarismo maturo.
Magari un proporzionale con un opportuno sbarramento per evitare la nascita di partitini personali (o quasi), o iniziative velleitarie inutili ed opportune.
E intanto abbiamo un governo che “galleggia” con tante (troppe) promesse, poche idee, e confuse, sul futuro del Paese, sulla visione e sulle prospettive di crescita reale, con “progettini” di basso profilo e senza pensare a riforme strutturali che riducano (non aumentino) il grande deficit, che peserà come un macigno sulle future generazioni.

Carlo Costalli
Presidente Movimento Cristiano Lavoratori

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