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  Armenia, culla della cristianità da oltre duemila anni

Data di pubblicazione: Giovedì, 24 Ottobre 2013

TRAGUARDI SOCIALI / n.61 Ottobre / Novembre 2013 :: Armenia, culla della cristianità da oltre duemila anni

Il 2013 è stato un anno veramente importante per l’Armenia, specialmente dal punto di vista delle relazioni internazionali e in particolare con l’Italia.

Il meeting di Rimini dello scorso agosto ha visto l’Armenia protagonista con una mostra fotografica e una conferenza che spaziava dalla storia alla cultura, dalla politica all’attualità dei nostri tempi. Il titolo della manifestazione “Armenia, culla della cristianità” è così simbolico che riflette la cultura del popolo armeno, baluardo cristiano da oltre 2000 anni. L’ambasciatore armeno in Italia, sua eccellenza Sarkis Ghazaryan, nel suo intervento ha sottolineato che con l’Italia vi è una coincidenza d’interessi, una condivisione valoriale che non è nuova ma che risale almeno alle repubbliche marinare, quando i commercianti armeni operavano in un regime di “libero scambio” e si sta cercando di tornare al passato per rilanciare il futuro attraverso l’Unione Europea proprio con un accordo di libero scambio.
Questo è stato e continua a essere un anno significativo per la politica estera armena, che la vede per la prima volta protagonista in qualità di presidente di turno del Consiglio d’Europa.
Gli aspetti principali della sua azione, nel semestre maggio-novembre, sono rivolti in particolare alla lotta al razzismo e alla xenofobia, promuovendo i valori europei attraverso il dialogo interculturale e il rafforzamento degli standard europei per ciò che concerne i diritti umani e il rispetto delle norme. Probabilmente meglio di altri Paesi, ha poi continuato Ghazaryan, l’Armenia può inviare un messaggio che trasformi i contrasti in sinergie, i conflitti in pluralismo. L’ambasciatore si è anche soffermato sul “risorgimento armeno e l’indipendenza cercata e voluta dall’Unione Sovietica”, e sul fatto che la democrazia, i diritti civili e la libertà d’espressione che rappresentano una scelta netta dell’Armenia, sono un’eccezione e non la regola nella regione in cui ci troviamo.
Il ventiduesimo anniversario dell’indipendenza della Repubblica d’Armenia è coinciso con l’inaugurazione della nuova sede diplomatica presso la Santa Sede. I festeggiamenti per la nuova sede hanno avuto inizio con l’apertura di una mostra dedicata a San Gregorio l’Illuminatore. La cerimonia ha visto la partecipazione di 350 persone tra cui il segretario per i rapporti con gli stati S.E. Dominique Mamberti, il capo del protocollo della segreteria di stato S.E. José Bettencourt, il ministro degli esteri d’Armenia Eduard Nalbandian e il celebre chansonnier Charles Aznavour. Al discorso di benvenuto dell’ambasciatore Mikael Minasian è seguito quello del Cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le chiese orientali, che ha tenuto una prolusione dedicata alle relazioni storiche fra la nazione armena e l’Italia.
Il ministro degli affari esteri armeno, Eduard Nalbandian, nella sua visita in Italia, ha incontrato numerose personalità del mondo politico e istituzionale fra i quali il ministro della difesa Mario Mauro. Si è discusso dell’accordo di cooperazione bilaterale nel settore della difesa – siglato lo scorso ottobre – che si sviluppa sostanzialmente negli ambiti della formazione e dell’addestramento, delle operazioni di peacekeeping e in quello della ricerca tecnologica. Nel corso del colloquio, il Ministro Mauro ha confermato l’offerta formativa che consente a ufficiali armeni di frequentare corsi regolari dell’esercito sia all’Accademia di Modena sia alla Scuola di Applicazione di Torino. I militari armeni avranno inoltre la possibilità di formarsi negli Istituti di formazione Superiori (Issmi e Iasd), nonché al Coespu di Vicenza e presso il Nato Defense College di Roma.
La comune fede cristiana si rafforza nel segno dei santi e martiri cari ai due popoli, San Biagio e San Gregorio fra tutti, e la presenza di piccole e laboriose realtà armene rimane impressa nella toponomastica di tante storiche città della penisola, nelle loro chiese, nei loro borghi e palazzi.
L’Italia, che ha saputo accogliere i profughi armeni scampati al genocidio turco del 1915, è divenuta patria di molte famiglie di armeni e, dall’indipendenza armena ad oggi, ha sviluppato relazioni diplomatiche, commerciali e culturali con l’Armenia (il cui inno è basato su un testo risorgimentale italiano) che si sono intensificate traducendosi in un legame che scavalca i rigidi steccati diplomatici ed economici e si traduce in un comune sentire, in valori europei condivisi.
Il ministro degli esteri Nalbandian, in uno degli incontri che ha avuto a Roma, ha parlato anche della situazione geopolitica del Caucaso ricordando la costante minaccia del vicino Azerbaijan che reitera il boicottaggio alle trattative di pace per il Nagorno-Karabakh e la situazione di stallo con la Turchia che, nonostante gli sforzi della società civile, continua ad avere un atteggiamento nazionalista e negazionista verso il genocidio di quasi un secolo fa. Nel 2015 ricorrerà il centenario di una delle pagine più strazianti per gli armeni e per l’umanità in generale e potrebbe essere anche il tempo ideale per dare giustizia a coloro che ancora l’aspettano.

Varoujan Aharonian
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