NOME UTENTE        PASSWORD  

Hai dimenticato la tua password?

Nell'ultimo numero di Traguardi Sociali:
Traguardi Sociali

Stai sfogliando il n.61 Ottobre / Novembre 2013

Leggi la rivista in formato pdf Cerca numeri arretrati in archivio
.PDF Numero 61 (2347 KB) Sfoglia l'archivio di Traguardi Sociali Sfoglia l'archivio di Traguardi Sociali

  Elezioni europee 2014: irrompe la politica

Data di pubblicazione: Sabato, 26 Ottobre 2013

TRAGUARDI SOCIALI / n.61 Ottobre / Novembre 2013 :: Elezioni europee 2014: irrompe la politica

Dal 22 al 25 maggio del prossimo anno si svolgeranno le elezioni per il Parlamento Europeo.

E’ una scadenza di cui ancora non si parla molto, nell’opinione pubblica dei Paesi membri, eppure è una scadenza importante: uno snodo risolutivo nel cammino dell’Europa verso la sua unità politica.
E’ difficile oggi descrivere il sentimento degli italiani, e degli europei in generale, nei confronti dello “stato dell’Unione”.
E’ tuttavia, fuori discussione che l’Europa non può più essere oggetto di disattenzione perché la crisi finanziaria internazionale e la conseguente recessione ci hanno costretti a capire, quanto, nel bene e nel male, essa sia determinante per la nostra vita quotidiana, per il nostro lavoro, per il nostro livello di vita, per il nostro futuro.
A questo punto la disattenzione verso l’Unione Europea è un lusso che nessuna opinione pubblica dei Paesi membri può più permettersi.
E’, allora, fuori discussione che il dibattito politico di queste imminenti elezioni sarà più pertinente e combattuto di quanto sia avvenuto finora e, probabilmente, non sarà più solo il pallido riflesso dei dibattiti di politica interna dei diversi Paesi membri: una specie di megasondaggio, fatto sul vivo del corpo elettorale, per verificare e certificare il consenso elettorale dei partiti nazionali con i relativi rapporti di forza e attribuire ad alcuni concittadini una lucrosa e prestigiosa “sinecura”.
Tutte cose, insomma, attinenti strettamente, alla politica locale.
E’ abbastanza probabile che, questa volta, le cose vadano diversamente.
Nel senso che l’ormai irreversibile percezione, da parte delle opinioni pubbliche nazionali, di uno spostamento a Bruxelles di grosse fette di potere reale, fortemente incidenti sulla loro vita quotidiana, indirizzerà il dibattito verso tematiche europee che determinano la vita di tutti i giorni. Basti pensare alla questione dell’Euro: il confronto su questo tema sta letteralmente invadendo e condizionando la politica interna dei singoli Paesi.
Certo questo vuol dire che sulla scelta europea non continueranno ad alzarsi peana, tanto unanimi quanto ininfluenti, ma vuol dire invece che il dibattito comincerà a indirizzarsi verso un confronto vero, e duro, sulle scelte dell’Unione Europea.
Non è certo da sottovalutare, ad esempio, il fatto che, nelle recentissime elezioni federali tedesche, la Afd, Alternativa per la Germania, il cosiddetto partito antieuro nato soltanto pochi mesi prima delle elezioni, abbia mancato di pochissimo la soglia del 5% indispensabile per entrare al Bundestag.
Vale allora la pena di domandarsi: se tutto questo è successo in Germania che, comunque, dall’Euro ha, finora, lucrato prevalentemente benefici, cosa potrà succedere negli altri Paesi europei che dall’euro sono stati penalizzati?
Le correnti antieuro sono senza dubbio forti: in Francia i sondaggi attribuiscono al partito di Marine Le Pen – che ha condotto una violenta campagna antieuro – la maggioranza relativa; ed anche in Italia è fuori discussione che le posizioni antieuro trovano largo ascolto in un’opinione pubblica impaurita, disorientata e impoverita.
Tutto questo, ovviamente, ha dei risvolti, per molti versi, pesantemente negativi, perché la diffusione di forti correnti politiche anti-euro può facilmente trasformarsi in antieuropeismo e risultare destabilizzante per il quadro politico ed economico dell’intero continente.
Tuttavia è anche vero che il fatto che alle elezioni europee ci si confronti, anche duramente, su vere tematiche europee è cosa, in sé, positiva: significa infatti, nel bene e nel male che ormai l’Europa esiste e conta.
E’ però necessario, per continuare il cammino dell’integrazione, ed impedire che le spinte disgregatrici prevalgano, che le classi dirigenti democratiche del continente abbiano la capacità di capire che la sola economia non basta per costruire l’unione dell’Europa.
Che bisogna rapidamente porre termine alla stagione del predominio tecnocratico a Bruxelles; che bisogna superare le ottiche occultamente nazionaliste di egemonia economica cui, troppo spesso in questi anni, sono sembrati abbandonarsi diversi Paesi dell’Europa settentrionale; che l’Europa deve presto diventare una vera patria per tutti gli europei, ed essere percepita come tale; che l’Europa non può diventare una vera patria se non si ispira al principio della solidarietà dalle sue frontiere settentrionali alle coste mediterranee, dall’occidente Atlantico all’est mitteleuropeo, se non riscopre la fierezza della propria identità culturale e delle proprie radici storiche.
In questo senso, proprio perché si andranno a svolgere in un momento difficilissimo per l’intero Continente, le elezioni europee del prossimo maggio saranno certamente una prova difficile, ma anche uno snodo risolutivo per avviarsi, davvero, verso la costruzione di un’autentica Europa dei Popoli.

Pier Paolo Saleri
Vicepresidente della Fondazione Italiana Europa Popolare
 Torna ad inizio pagina 
Edizioni Traguardi Sociali | Trattamento dati personali