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  Immigrazione: l’Europa traduca le parole in azioni concrete

Data di pubblicazione: Sabato, 2 Novembre 2013

TRAGUARDI SOCIALI / n.61 Ottobre / Novembre 2013 :: Immigrazione: l’Europa traduca le parole in azioni concrete

Intervista a Jason Azzopardi Deputato al Parlamento di Malta, già Ministro, sulla questione ‘immigrazione’ dopo l’immane strage di Lampedusa.

Da Jason Azzopardi, nonostante la giovane età, abbiamo molto da imparare.
Classe 1971, avvocato penalista con un Master in Finanza, è una vera personalità della vita politica maltese. Esponente di spicco del Partito nazionalista, in Parlamento dal 1998, è stato Presidente della Commissione Affari Esteri, parlamentare europeo e capo della delegazione parlamentare per l’Assemblea parlamentare dell’OSCE. Nel 2008 è stato nominato Sottosegretario di Stato alle entrate e al demanio del Ministero delle finanze e, nel gennaio 2012, Ministro per la concorrenza leale, le piccole imprese e i consumatori. Insignito nel 2010 del Premio Mondiale “Junior Chamber International Young Persons”, e inviato di Malta per la PMI alla Commissione europea. Con grande disponibilità ha accettato di rispondere alle nostre domande per i lettori di Traguardi Sociali.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a rivoluzioni, dagli esiti ancora incerti, che hanno visto coinvolte le popolazioni del mondo arabo. Quale sarà a suo avviso l’evoluzione di questi sommovimenti di massa?
C’è molta instabilità ma anche voglia di respirare libertà e democrazia vere. E’ un processo naturale che i Paesi europei hanno già vissuto, secoli addietro, un processo forse inevitabile oggi per il Nord Africa.
E’ dovere dell’Europa aiutare questi Paesi a trovare stabilità senza però imporre loro la nostra forma mentis: sarebbe un grave errore pensare che la democrazia debba essere ovunque la stessa.
Non ci sarà sicurezza in Europa se non ci sarà sicurezza nel Mediterraneo e viceversa: sono due lati della stessa medaglia.

In Italia è all’ordine del giorno la questione ‘immigrazione’, anche dopo l’immane strage di Lampedusa. Malta, come l’Italia, per posizione geografica è esposta all’arrivo di migliaia di ‘disperati’. Ritiene che l’Europa debba e possa fare qualcosa in più?
L’Europa deve tradurre in azioni le parole, le dichiarazioni, i documenti, le conferenze. Negli ultimi anni si sono fatte troppe parole, ma solidarietà praticamente zero. C’è una grande differenza di mentalità fra i Paesi dell’Europa del nord e quelli del sud: noi di Malta e l’Italia, in particolare, stiamo soffrendo per quello che è successo vicino Lampedusa.
Speriamo non ci siano mai più sciagure come quella, ma chissà quante altre tragedie accadono in mare e non ne sappiamo nulla.
Quest’anno a Malta, il Paese più piccolo d’Europa, sono arrivate 2000 persone: tantissime, equivalgono a oltre 120.000 sbarcati in Paesi come l’Italia, la Francia, la Germania.

Cosa fare?
Vedo due soluzioni: una a lungo termine, l’altra a breve.
A lungo termine: finché nei Paesi di origine - Eritrea, Etiopia, Somalia -, non si affermerà il regno del diritto e ci saranno corruzione e regimi che sfruttano i popoli, come dar torto alle famiglie che vogliono scappare da questo inferno? Bisogna aiutarli con investimenti consistenti.
Sul breve termine, siamo molto delusi dall’assenza e dal menefreghismo di alcuni Paesi, specie dell’Europa del nord: non si tratta di aiutare l’Italia o Malta, ma di aiutare persone che muoiono innocentemente nel Mediterraneo.
Siamo favorevoli alla proposta fatta dal ministro Alfano ad un recente Consiglio dei Ministri degli Interni europei, di istituire una task force per pattugliare il Mediterraneo e aiutare i migranti, ma questo implica che l’Europa tutta deve trovare i soldi affinché diventi una struttura concreta.
Altra cosa importantissima: si deve intensificare lo sforzo per la persecuzione degli scafisti.

Una delle questioni che investono l’Europa, e riguarda il futuro di pace cui tutti lavoriamo, è l’intensificazione degli sforzi per allargare il dialogo sociale e la costruzione di solidi ponti di amicizia. Qual è la sua opinione?
Non possiamo perdere nessuna occasione per promuovere il dialogo sociale, anche attraverso gemellaggi ra Comuni, che creano scambio di esperienze,
contatto, amicizia fra le persone. Perché non promuovere gemellaggi fra Comuni d’Europa e Paesi del nord Africa?
Lo sbaglio che possiamo fare è pensare che noi siamo superiori: dobbiamo invece affrontare questo tema col massimo rispetto. Ci sono stati momenti nella storia in cui loro erano superiori a noi: gli arabi hanno inventato la matematica, e poi gli egiziani, i siriani, erano loro la culla della civiltà. I pregiudizi vanno messi da parte.

Alle porte abbiamo le elezioni europee del 2014: si respira un po’ dovunque un’aria di populismo dilagante, con l’avanzare di forme organizzate di protesta che cavalcano il disagio sociale ed economico in cui versa il nostro Continente. Come reagire?
Dobbiamo investire nella formazione dei candidati: tanti partiti corrono dietro a star dello sport, dello spettacolo, che sì sono popolari ma non necessariamente profondi nel pensiero e nella formazione.
Da noi si dice: quando semini vento raccogli tempesta. Così, se si votano candidati che vedono appena a un palmo dal loro naso, ovvio che il risultato sia quello di avere decisioni politiche di apparenza, non di sostanza.
Si ragiona a brevissimo tempo, per ottenere consensi immediati. La politica deve essere invece ‘vocazione’, che spesso implica tanti sacrifici, personali e familiari.

Quale ruolo possono giocare i movimenti di lavoratori cristiani in questo contesto?
Noi dobbiamo essere ‘lievito’ e non preoccuparci di nuotare contro corrente, di non ricevere consensi e notorietà.
La Dottrina sociale della Chiesa è la ricetta ideale per affrontare i problemi del nostro tempo, come quello di un’economia capitalista spietata.
Dobbiamo smetterla di prendere decisioni che vanno contro l’insegnamento della DSC, ossia contro la valorizzazione dell’uomo come soggetto e come fine: sono temi che vanno riscoperti, perché no, anche nelle elezioni del Parlamento europeo. Altrimenti avranno il sopravvento i movimenti estremi, specie di destra, che trovano terreno fertile in questa cultura nichilista, subdola, che sta globalizzando l’egoismo.

E’ in cantiere un convegno a Malta organizzato da MCL e alcuni partners maltesi, la prossima primavera. Cosa si aspetta da questa iniziativa?
Sono molto fiero che quest’iniziativa si tenga a Malta, non vedo l’ora! Ho già avuto conferma della presenza del vescovo di Malta, che è stato il braccio destro del Cardinal Ratzinger. Probabilmente avremo altre due personalità che ci parleranno di immigrazione, che penso sarà un tema centrale anche nelle elezioni europee.

Fiammetta Sagliocca
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