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  Al via la stagione del XII Congresso Nazionale MCL

Data di pubblicazione: Domenica, 3 Novembre 2013

TRAGUARDI SOCIALI / n.61 Ottobre / Novembre 2013 :: Al via la stagione del XII Congresso Nazionale MCL

Il documento per il dibattito congressuale.

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Il Consiglio Generale MCL, nella riunione del 7 e 8 giugno, ha formalmente convocato il XII Congresso Nazionale del Movimento, che si terrà a Roma dal 21 al 23 marzo 2014.
“MCL per un’economia a servizio dell’uomo: il lavoro primo fattore di ripresa. Realizzare le riforme per garantire democrazia e giustizia sociale”: sarà questo il tema centrale del XII Congresso, sul quale si confronteranno i Congressi Provinciali e Regionali, ormai ai nastri di partenza.
Pubblichiamo il “documento per il dibattito congressuale” che speriamo costituisca un utile strumento di riflessione nonché lo spunto portante del dibattito nelle varie Assise Congressuali.

MCL PER UN’ECONOMIA A SERVIZIO DELL’UOMO: IL LAVORO PRIMO FATTORE DI RIPRESA
Realizzare le riforme per garantire democrazia e giustizia sociale


PREMESSA
Responsabili della Speranza

“Primato del lavoro, partecipazione, responsabilità - MCL per un blocco sociale che orienti una stagione di riforme” fu il tema dell’XI Congresso del MCL che chiuse la sua fase nazionale nel dicembre 2009.
Apprestandoci a celebrare il XII Congresso della nostra storia ultraquarantennale ci rendiamo conto di come quei temi, quelle questioni e quelle prospettive continuino ad essere di stringente e drammatica attualità. Lo riscontriamo con grande preoccupazione in particolare per ciò che riguarda il lavoro, bene sempre più raro. Nel momento in cui si annunciano timidissimi segnali di rilancio dell’economia, ribadiamo che non sarà accettabile una ripresa che tocchi solo gli indici di borsa e non passi attraverso un deciso incremento dei livelli occupazionali.
La partecipazione delle persone a costruire una società rinnovata in tutte le sue sfaccettature ha raggiunto livelli bassissimi registrandosi sempre più disaffezione, scoramento, disimpegno. In questo, rinunciando ad esercitare quelle responsabilità a cui tutti indistintamente siamo chiamati in proporzione alle nostre capacità.
In quel Congresso, e già volutamente nel tema, il MCL provò a proporre un possibile percorso per riportare il lavoro (ed in particolare la persona che lavora considerata nel suo ambito familiare e comunitario) alla testa delle priorità, a rilanciare una stagione di partecipazione proprio mentre si andava affievolendo l’esercizio di una personale responsabilità. Si trattava di un “blocco sociale”, di un raccordo tra forze diverse e di ispirazione cristiana operanti nel mondo del lavoro largamente rappresentative e presenti nel Paese, che avrebbero dovuto ridare slancio ad una situazione stagnante dominata, allora come ora, da una politica dallo “sguardo corto” e dai comportamenti irrazionali, destabilizzanti e tesi a difendere minuti interessi di parte in una rissa senza fine. Le conseguenze di tutto questo sono state pagate, come si vede anche oggi, da tanti cittadini e tante famiglie giunte ormai oltre il punto di sopportazione, nel quadro complessivo di una crisi economica che continua ad alimentare profonde preoccupazioni ed inserita in una problematica situazione internazionale. Fu così che, proprio per iniziativa del MCL, nacque l’esperienza del Forum per il lavoro che ha registrato momenti altamente significativi seguiti alternativamente da accelerazioni e brusche frenate. Non vogliamo rassegnarci a considerare chiusa quell’esperienza: va rilanciata con altre modalità, cogliendo lo spirito ispiratore del “codice” di Camaldoli, che ancora oggi stupisce per la straordinaria attualità nel definire una concezione di bene pubblico da perseguire nella società con l’azione collettiva dei cattolici e di quelle persone sinceramente interessate alla salvezza prima ed alla crescita poi della nostra comunità nazionale e oltre.
Rimane il capitolo riforme, le grandi assenti di questi anni se si esclude la nomina della commissione per le riforme costituzionali appena insediata e qualche modesto passaggio parlamentare. Lavoro e welfare, famiglia e sanità, ammortizzatori sociali e giovani, federalismo e giustizia, sistema fiscale e sostegno alla natalità, istituzioni e Costituzione: sono solo alcuni degli ambiti da “aggredire” con decisione o su cui occorre intervenire a completamento e armonizzazione di provvedimenti presi per tamponare diverse situazioni ma rivelatisi, in più occasioni, parziali, occasionali, inadeguati. Stupisce che qualche politico insista nel far passare nell’opinione pubblica l’idea che “prima si pensa alla situazione economica e poi si penserà alle riforme”. In verità, non ci sarà mai una politica familiare degna di tale nome, non ci sarà un grande piano per il lavoro, in particolare per i giovani, non verrà organicamente riformata la spesa pubblica senza una situazione politica stabile e raggiungibile solo con una nuova legge elettorale. Dunque, i due percorsi devono viaggiare insieme e non essere, colpevolmente, posti in alternativa.
Di questo abbiamo dibattuto in questi anni, fatto proposte, studiato soluzioni, attivato sinergie, esercitato pressioni ove possibile, chiamato a raccolta associati e simpatizzanti: un lavoro ampio e difficile che ha rafforzato la posizione e la visibilità del Movimento, dei suoi principi e progetti. Una linea di presenza e di coerenza con la nostra storia, fondata sui principi della Dottrina Sociale della Chiesa, che intendiamo assolutamente continuare a proporre ad ogni livello, sostenuti dagli autorevolissimi incoraggiamenti ricevuti e che continuiamo a ricevere in questo percorso.
A questo proposito non si possono dimenticare gli incontri straordinari avvenuti nel percorso di riflessione e celebrazione del nostro 40° di fondazione, primo fra tutti quello con Papa Benedetto XVI il 19 maggio 2012. Fu in quell’occasione che il Papa ci intrattenne sul ruolo del laicato, nel rendere incisiva l’appartenenza a Cristo e alla Chiesa sia nell’ambito privato quanto nella sfera pubblica della società; sul lavoro quale mezzo per promuovere la dignità umana; sulla famiglia luogo del dono e gratuità da estendere anche alla dimensione dell’economia, così come aveva scritto nella Caritas in Veritate; sulla necessità di testimoniare i valori su cui si fonda la dignità della persona. Poi un mandato preciso: perseguire una sempre maggiore giustizia sociale portando speranza al mondo del lavoro e, rivolto in particolare ai giovani ma non solo, saper coniugare idealità e concretezza.
Il presidente della Cei, il Cardinale Bagnasco, è tornato su questi argomenti nella sua ampia e approfondita lectio centrata sui temi del lavoro nel corso del nostro Consiglio nazionale a febbraio di quest’anno. Il Cardinale ci ha incoraggiato a guardare al futuro con speranza e, ringraziando per “la costante, cordiale ed affettuosa adesione al Magistero”, ha notato come “l’intreccio tra fede e fedeltà caratterizzi il Movimento non solo nel privato ma anche nella dimensione pubblica, attraverso un impegno scevro da complessi di sudditanza nei confronti di facili conformismi che cerca sempre con intelligenza e ardore di legare Vangelo e storia, fede e vita”.
Possiamo percepire nelle parole del Papa e del Presidente della Cei lo stesso richiamo ad essere uomini e donne di speranza, capaci di associare idealità (la fede) con la concretezza (la storia nella quale siamo inseriti). Sappiamo bene che il campo del nostro impegno è il mondo nel quale va diffuso il buon Seme: non siamo noi il Seme, ma nostra può essere la mano che lo sparge. Ecco perché con tanti altri, e pur con le nostre debolezze e limitatezze, dobbiamo sentirci responsabili di quella speranza. In una stagione segnata da divisioni e conflitti, da contrapposizioni e interessi di parte, da crisi morali ed economiche, da un attacco all’uomo nella sua dignità sempre più considerato la semplice ruota di un ingranaggio, occorre offrire alla nostra gente la possibilità di ritrovarsi, alle comunità di camminare insieme, alle famiglie un punto d’appoggio. E’ necessario individuare e percorrere con decisione la via che porti un pò di luce sulle tante tenebre, reagendo con coraggio e, appunto, con nuova speranza ai rischi di avvilimento e rassegnazione. Cambiare si può e si deve: non esistono alternative.
E’ in questo contesto non facile, ma il più bello per noi perché è in questo che siamo chiamati a vivere la nostra esperienza storica, che ci apprestiamo a celebrare il XII Congresso.
Il percorso di questi anni già identifica con chiarezza i punti prioritari di un impegno: il lavoro, innanzi tutto, dignitoso e per tutti; la famiglia soggetto sociale e primo costruttore di sussidiarietà; le riforme nei tanti ambiti citati; la costruzione di una società solidale con attenzione alle nuove povertà e alle questioni dell’immigrazione; la giustizia sociale e i sistemi di welfare; l’educazione alla partecipazione in campo associativo, ecclesiale, economico, nell’impresa; l’impegno nell’ambito pubblico individuando anche forme sinergiche tese ad organizzare tale presenza; la cooperazione internazionale e il sostegno per le comunità cristiane che soffrono, in particolare nell’area mediterranea; l’accelerazione del percorso verso una più forte soggettività politica dell’Europa che, divenendo un polo di stabilità nel mondo, aiuti i percorsi di pace ed a sostenere le vie di una ripresa che non potrà essere solo economica.
Tutto ciò nel quadro di un inalterato impegno sulle questioni eticamente sensibili, che sono le fondamenta su cui può poggiare una società nuova con al centro la persona umana. Tutela della vita in ogni sua fase, famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna naturalmente aperta alla vita, libertà di educazione: sono temi che non possono essere in alcun modo etichettati come “cattolici”, ma sono principi e valori buoni per tutti, non certo di una sola parte. E’ per questo che continuiamo a rivendicare un “diritto di proposta” per un modello di società che si appoggi, appunto, su tali pilastri.
Ci sono poi, importantissime, le questioni più strettamente associative ma che determinano un impatto anche all’esterno, poiché anche per noi è il tempo del discernimento e di nuova progettualità. Il Congresso - nelle sue fasi di circolo, provinciali, regionali e nazionale - sarà chiamato a valutare diversi aspetti e tre in particolare: l’impianto organizzativo, la formazione, i servizi. Intendiamo ribadire la centralità della dimensione locale tipica dell’assetto associativo. E’ il territorio l’area privilegiata dell’impegno che trova nel circolo la sua espressione più avanzata, mentre potrebbe essere definita una nuova realtà che accorpi, ove e se utile, la vecchia articolazione provinciale abbinata ad un rafforzamento del ruolo delle sedi regionali.
L’attenzione alla formazione sarà centrale in questo quadriennio, non perché non ci sia o non ci sia stata ma sempre più è necessario acquisire competenze specifiche ed approfondite nelle vaste aree del nostro impegno. Le proposte su lavoro, economia, società sussidiaria, riforme possono derivare solo da una puntuale e non occasionale conoscenza delle tematiche. Non basta più un generico o retorico richiamo a qualche valore, ma occorrono preparazione ed esperienza. In ciò vogliamo rispondere all’invito del Papa alla concretezza. L’aspetto formativo potrebbe essere a più livelli, con un’alta scuola nazionale ed uno, stabile, a livello locale coordinato dalla sede regionale che dovrebbe toccare tutte le sfaccettature del nostro impegno:la formazione spirituale (diffondendo anche in periferia il metodo di alcune ore di riflessione specifica che mensilmente ha visto impegnata la presidenza nazionale), la formazione sociale e politica, sul non profit, sui temi etici, sul sistema fiscale, sull’architettura istituzionale, ecc..
Infine gli enti di servizio che non consideriamo come la “conseguenza” dell’attività del MCL, ma ne sono parte costitutiva. L’esperienza di questi anni ci porta a proporre una forma di coordinamento politico-organizzativo che abbia anche un ruolo propositivo e guidato dal presidente ad ogni livello. Questo per garantire e sottolineare sempre più lo stretto legame con i principi ed i percorsi del Movimento. Un servizio, pur se importante, fine a se stesso non ha senso: anche se molti lo fanno. Ciò che conta è come e perché lo si fa e ce lo insegna Papa Francesco che, in una delle omelie estive a Santa Marta, ha detto: “se non guardi negli occhi e se non tocchi la mano di chi ha bisogno, avrai solo buttato una moneta”.
Ecco la necessità di affermare ancora di più uno stile, un sistema che metta al centro la persona con i suoi bisogni.
Questo lo si può fare in un raccordo armonico e coerente tra tutti gli ambiti di attività del Movimento.
Valga anche per noi il richiamo della Caritas in Veritate ad assumere, con fiducia e speranza, le nuove responsabilità a cui ci chiama lo scenario di un mondo che ha bisogno di un profondo rinnovamento e della riscoperta dei valori di fondo su cui costruire un futuro migliore.
Ci guidino le parole di Papa Francesco che interpreta la missione della Chiesa nel chinarsi su un’umanità smarrita.
Al Santo Padre vanno i sentimenti della nostra affettuosa vicinanza e fedeltà, la riconoscenza per i suoi costanti appelli in favore della dignità dell’uomo e di un lavoro per tutti, così come ha fatto a Cagliari nello scorso settembre quando ha decisamente insistito sulla priorità del lavoro (“dobbiamo imparare a ‘lottare’ per il lavoro”, ha detto) e l’urgenza di un’economia che rimetta al centro le persone rispetto all’attuale dittatura di profitto e rendita, perdurando il tradimento del bene comune da parte di singoli e gruppi di potere.
Sono proprio questi i temi su cui centriamo il nostro Congresso.
Nel contributo per il dibattito congressuale, che segue, vengono tratteggiate alcune delle questioni che riteniamo prioritarie tra le tante sopra descritte e di cui siamo, e saremo, chiamati ad occuparci nel nostro articolato cammino associativo.
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