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  Governo: sarà crisi?

Data di pubblicazione: Giovedì, 26 Settembre 2013

TRAGUARDI SOCIALI / n.60 Agosto / Settembre 2013 :: Governo: sarà crisi?

Il terreno scivoloso della politica italiana

“Non c’ho mica scritto Jo Condor, sulla testa!”.
E’ con una frase presa in prestito dall’immaginario collettivo di un’intera generazione - quella che, a cavallo degli anni Settanta e Ottanta, la sera prima di essere spedita a letto da severi genitori, ci faceva emozionare guardando, rigorosamente in bianco e nero, la pubblicità di Carosello in onda su un solo canale (la Rai) - che il premier Enrico Letta ha avvertito tutti, alleati e avversari, amici e nemici, competitor interni ed esterni, oggi e dopo, alla leadership di palazzo Chigi. Il punto però rimane. Il governo di grande coalizione nato all’indomani del sostanziale pareggio elettorale tra Pd e Pdl alle politiche del febbraio 2013 e dopo la devastante (soprattutto per il Pd) galoppata suicida coincisa con le mancate elezioni di Marini e Prodi alla Presidenza della Repubblica, per poi costringere Napolitano a un secondo mandato ma solo previo accordo sulla resa ‘preventiva’ al Capo dello Stato su come formare nuovi governi, formalmente è ancora vivo, ma cammina male. Anzi, non sta più in piedi. A costringerlo a barcollare fin quasi a cadere (con relativa crisi di governo dagli esiti imprevedibili), tuttavia, non è responsabilità ‘solo’ dei guai giudiziari del leader del Pdl, Silvio Berlusconi, ma anche di quelli del Pd, diviso e in perenne dubbio amletico tra la ‘novità’ Renzi e ‘l’usato sicuro’ dei vari Epifani, Bersani, D’Alema, mentre il ruolo di Scelta Civica e del suo caposquadra (teorico), Mario Monti, è sempre più scialbo e irrilevante.
Conviene, tuttavia, partire dal dominus – in positivo come in negativo – dell’intera estate politica italiana. Berlusconi, appunto. Condannato con sentenza definitiva (passata cioè in giudicato, senza possibilità d’appello) a quattro anni (di cui tre condonati per l’indulto del 2003, uno da scontare) per evasione fiscale allo Stato (sentenza diritti tv Mediaset) il 1° agosto, il Cavaliere attende - rinchiuso nel suo fortino di Arcore tranne per poche, sempre più rade, sortite romane – due date.
La prima è ancora in itinere e riguarda una legge dello Stato da poco in vigore, la legge delega Afano-Cancellieri-Severino (votato e ratificato dal Parlamento a dicembre 2012) in base a cui, a partire dalle ultime elezioni, il condannato a pene definitive superiori ai due anni per una serie di reati (tra cui la frode fiscale) deve venire dichiarato decaduto, seduta stante, dalla sua carica dalla Camera di appartenenza. E pur se la legge confligge apertamente con il principio dell’immunità parlamentare, previo processo interno, dei parlamentari (art. 68 Costituzione, ancorché riformato dopo Tangentopoli, ma ancora valido) il ‘processo’ di decadenza dalla carica di senatore (Berlusconi venne eletto in Molise) è stato subito istruito dalla Giunta delle Immunità del Senato. Processo che, ancora in discussione, dovrebbe chiudere per fine settembre (prima, cioè, che questo numero di Traguardi Sociali vada in stampa, ndr), e che ne sancirà il termine del mandato di senatore, dati i
rapporti di forza in Giunta, dove Pd-M5S-Sel sono maggioranza e voteranno la decadenza. Il processo di decadenza, però, dovrà passare per forza anche da un voto dell’Aula di palazzo Madama (presumibilmente entro la metà di ottobre) e lì, potendo effettuarsi mediante voto segreto, potrebbe riservare sorprese.
La seconda ‘data’ è, invece, già fissata. Il 19 ottobre, infatti, la Corte d’Appello del Tribunale di Milano che lo ha condannato per frode fiscale, confermando il giudizio dei giudici di primo grado, dovrà ‘ricalcolare’ la pena interdittiva acclusa alla condanna. Infatti, la Cassazione, quando ha confermato la sentenza di condanna a Berlusconi, ha solo ‘limato’ l’interdizione dei pubblici uffici, chiedendo che scenda da uno a tre anni. Da questa data scatteranno, per il Cavaliere, degli arresti irrevocabili: la pena da scontare è di un anno e potrà solo scegliere (ma la decisione finale spetta comunque al Tribunale di Sorveglianza), in quanto ultra-settantenne, se affidarsi ai servizi sociali o restare agli arresti domiciliari.
Fuorigioco, almeno per un anno, il leader incontrastato del centrodestra da vent’anni (anche se Berlusconi venisse, per assurdo, salvato dal voto del Senato ex legge Severino, decadrebbe comunque a breve per effetto dell’interdizione dai pubblici uffici che priva comunque il parlamentare del proprio seggio), resta da capire chi ne raccoglierà le spoglie e l’eredità. Si parla molto della figlia, Marina Berlusconi, a capo dell’impero Mediaset e, nel frattempo, il Cavaliere ha ripreso in mano il partito e rilanciato Forza Italia, pochi giorni fa. “Ma quando – osserva un acuto commentatore esperto di mondo cattolico – Berlusconi si richiama ai valori cristiani, a Dio Patria e Famiglia si vede e capisce quanto poco, ormai, sia non solo al passo con i tempi e la gente, ma pure coi cattolici. Infatti, l’arrivo al soglio pontificio di papa Francesco I è una tale rivoluzione che persino noi ne veniamo, ogni giorno, travolti”.
Resta da capire, però, cosa intende fare e farà quella composita e ricca, quanto frastagliata e recalcitrante all’unità politica, ‘galassia’ che viene, di solito, denominata sotto il cappello di ‘Todi uno’ e ‘Todi due’ (Mcl, Acli, Cisl, Confcooperative, Confagricoltura, ma anche i vari movimenti detti ‘spirituali’, da Cl ai Focolarini passando per Azione cattolica, Meic, etc.) e che, dopo aver tentato di guidare una rinascita politica del centro cattolico ed aver ricevuto solo dinieghi e ostilità da partiti e partitini (Udc), ancora presenti sulla scena politica italiana per quanto ridotti ai minimi termini, oggi avrebbe, in teoria, ancora più campi fertili da arare e filo da tessere.
Non foss’altro perché, tra implosione indolore ma fattuale di Scelta civica (l’area che fa capo alla comunità di Sant’Egidio, per dire, ma anche le Acli sono già con un piede fuori) e scontro al fulmicotone dentro un Pd dove i cattolici che si raccolgono sotto le bandiere del’ex-Ppi (area di Fioroni) vivono sempre più forte un disagio ormai annoso, di ‘radicali liberi’ (o, meglio, di ‘cattolici liberi’) in giro per i partiti politici presenti e passati come per l’Italia, le comunità, i paesi, le parrocchie e i movimenti inizia ad essercene parecchi. L’importante, come sempre, è saperli ben organizzare.

Ettore Maria Colombo
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