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  Le fatiche dei cattolici nel Pd

Data di pubblicazione: Sabato, 28 Maggio 2011

TRAGUARDI SOCIALI / n.47 Maggio / Giugno 2011 :: Le fatiche dei cattolici nel Pd

Intervista a Beppe Fioroni

Giuseppe, per gli amici semplicemente ‘Beppe’, Fioroni (viterbese, città di cui è stato sindaco ben due volte, esperienza che ricorda sempre volentieri), classe 1958, professione medico chirurgo - esperienza che mette sempre a disposizione di chiunque abbia bisogno di consigli, pareri, o di conforto -, una prima vita (politica) passata nella Dc (giovanili) e nel Ppi, una seconda dentro il centrosinistra (deputato dal 1996, eletto con l’Ulivo, Fioroni è stato tra i fondatori della Margherita prima e del Pd dopo), infine ministro, anche se per poco, e della Pubblica Istruzione, nel II governo Prodi, oggi ‘super-Beppe’ – come lo chiamano i suoi fedelissimi (due i suoi colonnelli, entrambi fidatissimi: il pugliese Gero Grassi e il romano Enrico Gasbarra) – è un po’ ‘a disagio’ dentro un Pd che non ha rispettato la vocazione e l’ambizione iniziale: far incontrare ‘bene’ laici e cattolici, ex-Dc ed ex-Ds. Il leader degli ex Popolari oggi presenti e militanti dentro il Pd (circa trenta deputati e venti senatori, più truppe sparse ma ben consolidate in tutt’Italia) è però sempre in servizio permanente effettivo. Il suo generoso ‘attivismo’ lo porta, se non è impegnato nei lavori d’aula, di cui è attento partecipante, ‘sui territori’. dove i suoi gangli vitali - tanti e radicati – gli fanno spesso incontrare, rinforzare e ‘confortare’ cattolici come lui, ‘a disagio’, nel Pd. Con Traguardi Sociali, però, Fioroni preferisce affrontare ben altri temi. Per discutere di nuove, possibili, collocazioni dei cattolici del centrosinistra all’interno di un quadro politico in continua evoluzione, oltre che tensione, ci saranno altri momenti e altre occasioni, spiega Fioroni, che oggi ricopre (chissà per quanto) l’incarico di responsabile del Forum Welfare del Pd.
Onorevole, siamo alle schermaglie iniziali, ma Tremonti sta preparando un nuovo Dpef e una nuova manovra economica. Cosa dovrebbe contenere?
Bisognerebbe trovare nuove risorse, e si può fare, per aiuti alla famiglia, impresa sociale e aiuti alle imprese, oltre che al mondo del non profit e del Terzo settore, come abbiamo scritto nella ‘contromanovra’ del Pd nel 2010. Insomma, bisognerebbe passare dalla logica della ‘catena’ a quella della ‘corda’, ma dovremmo anche ottenere un altro risultato, per l’opposizione, e cioè fare in modo che il Pd si riappropri di parole come sussidiarietà e solidarietà, ma anche come partecipazione sociale e dei lavoratori agli utili delle imprese, di cui invece si va facendo portabandiera il ministro Sacconi. L’impresa sociale e il Terzo settore producono reddito, oltre che valori, e creano posti di lavoro. Bisogna puntare a un’economia che sia sempre più improntata su queste leve, anche nel welfare, e anche incentivando il cd. ‘welfare personale’, uno strumento in cui credo molto e che va rilanciato coniugando la difesa dei ceti, delle famiglie e delle persone più disagiate, i ‘più deboli’, con il sacrosanto principio della sussidiarietà orizzontale.
Restiamo ancora sul tema della famiglia, punto molto caro al MCL.
C’è chi propone di continuo slogan a favore dalla famiglia e dei valori su cui si fonda, ma poi li smentisce nei fatti, nei comportamenti pubblici e in quelli privati (e qui il riferimento, neanche troppo velato, è al premier, ndr.) e invece è difficile comprendere perché il Pd si trovi quasi a doversi difendere per sfatare singolari considerazioni secondo le quali non sarebbe a fianco delle famiglie italiane: anche per queste critiche penso che il Pd debba assumersi le proprie responsabilità di proporre obiettivi concreti e realizzabili, non parole al vento. E aggiungo: basta con gli slogan di chi predica bene e razzola male! Perché chi utilizza i valori come specchietto per le allodole, affidandosi solo alle prediche e non alle pratiche, alla fine è incoerente anche nel suo ruolo pubblico. Infatti i numeri non mentono: il Fondo per le politiche sociali è passato con questo governo da un miliardo di euro del 2008 a 75 milioni di euro per il 2011 e il Fondo per le politiche della famiglia è stato ridotto di dieci volte, da 350 milioni a 52 in tre anni.
Ma il Pd non convince affatto ceti intermedi, cattolici, Terzo Settore. Che fare?
Riguadagnare la fiducia e l’autorevolezza che il Pd ha perso e interpretare e intercettare quello spazio di novità e di moderazione che oggi guarda al Terzo Polo.
Profilo e linea nuovi sono indispensabili. Magari si perderà qualcosa, ma non vedo alternative, altrimenti perdiamo l’appuntamento con la storia. Il Pd deve avere l’ambizione di guidarlo, il Paese, non può essere animato da atteggiamenti minoritari e rinunciatari.
Io amo il Pd, non voglio scissioni, ma credo in un Partito dell’Italia che ne veda e rappresenti tutte le complessità.
Se i ceti intermedi ci abbandonano, la colpa non è loro, ma nostra! Per quanto riguarda l’eterna litania sui possibili ‘abbandoni’ del partito da parte dell’area che fa riferimento a me e ai Popolari, per ora non va via nessuno, lo posso garantire, ma non intendiamo rinunciare alla nostra autonomia di giudizio politico e culturale. Anche per questo, abbiamo deciso di far nascere una nuova rivista, Il domani d’Italia (mensile, direttore politico ne è il senatore ‘fioroniano’ Lucio D’Ubaldo, ndr.) che si richiama esplicitamente da un lato alla Democrazia Cristiana di don Murri, nata agli inizi del Novecento, e dall’altro all’insegnamento di don Sturzo e del popolarismo italiano, cui si ricollega esplicitamente, anche nel nome, ma soprattutto negli obiettivi: una democrazia popolare e costituzionale, una legge elettorale nuova e adeguata, forti radici nell’identità cristiana del nostro Paese come del Continente europeo, valori chiari e indefettibili. Quelli del popolarismo sturziano e degasperiano, rispetto e difesa della vita – dal suo concepimento alla sua fine - e della famiglia, valorizzazione dei corpi intermedi della società e rilancio di principi-chiave come quello della sussidiarietà, in chiave federalista democratica, come della responsabilità e dell’etica personale e collettiva che sono il cuore della dottrina cattolica.

Ettore Maria Colombo
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