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  Lavoro, una questione generazionale

Data di pubblicazione: Venerdì, 4 Marzo 2011

TRAGUARDI SOCIALI / n.46 Marzo / Aprile 2011 :: Lavoro, una questione generazionale

Il mondo giovanile e il futuro. A cura di Fausta Tinari.

“Iproblemi che i giovani sentono e si pongono per il futuro sono gli stessi che si pongono per il futuro dell’Italia”: così il Presidente della Repubblica ha iniziato il consueto discorso di fine anno alla nazione, scegliendo di dedicarlo in particolar modo ai giovani, futuro del Paese. In questo modo, è tornato a stimolare il dibattito su quella che è una delle maggiori preoccupazioni degli italiani: un mercato del lavoro fragile che non consente, soprattutto alle giovani generazioni, di vivere serenamente il tempo delle scelte, quel tempo nel quale ognuno cerca di tradurre in quotidianità concreta un futuro a lungo anelato e cercato.
La contrazione dei posti di lavoro dovuta alla crisi economica, come era prevedibile, ha impattato duramente sui giovani e sulle donne, anelli più deboli della catena produttiva. Un ragazzo su tre, secondo i dati forniti periodicamente dall’Istat, non ha lavoro. L’indice della disoccupazione giovanile, nonostante alcuni deboli segnali di ripresa, è ancora allarmante. Questo perché agli effetti dannosi di una crisi economica mondiale si sono aggiunti gli annosi problemi della questione giovanile ereditati dai padri, rischiando di compromettere il futuro di un’intera generazione. L’Italia deve uscire da questa immobilità permanente puntando su riforme efficaci che sappiano mettere al centro l’occupazione e la valorizzazione dei giovani, coniugando innovazione e formazione in un moderno mercato del lavoro. Per evitare che questo possa diventare uno strumento di polemica inutile e finalizzata ad altro, bisogna riflettere ed agire con responsabilità in un’ottica di sussidiarietà con fini propositivi e costruttivi. Analizzando il mondo dell’occupazione italiano appare subito evidente che il livello massimo di criticità si riscontra nella concezione delle tutele.
Per anni un concetto rigido delle garanzie ha impedito al nostro Paese di adeguarsi ai parametri europei dove transizioni occupazionali e professionali hanno reso l’economia maggiormente competitiva ed aumentato le occasioni di tenere o mantenere un lavoro. La flessibilità non equivale necessariamente a privare i lavoratori di tutele giuridiche e contrattuali. Esiste un equilibrio di flessibilità e tutele che non genera incertezza ma è dinamismo essenziale per incrementare le possibilità di ingresso nel mondo del lavoro.
è necessario adattarsi alle trasformazioni dei sistemi produttivi, e rimuovere gli ostacoli che ancorano il Paese a schemi antichi e largamente superati. In Italia l’imprenditoria è ostacolata, come in nessun altro Paese europeo, da norme e procedure burocratiche interminabili. Occorre agevolare l’impresa soprattutto quella nuova, giovane, che porta idee e innovazione, unico modo per cercare di contrapporsi allo spostamento dell’asse dello sviluppo verso i grandi Paesi cosiddetti lowcost: Cina, India, Russia, Brasile, Est Europa, Sudafrica e Turchia.
La formazione è, e rimane, il principio imprescindibile dal quale partire, ma molteplici possono essere gli interventi volti a migliorare l’occupazione giovanile.
Va istituito un più stretto rapporto tra scuola-lavoro con stage e tirocini esterni. L’economia contemporanea, infatti, è complessa e basata su un sapere avanzato, per questo i giovani necessitano di tirocini e di percorsi di inserimento che hanno l’obiettivo di preparare alla realtà aziendale e all’acquisizione delle capacità richieste dal mercato.
Quasi tutti gli Stati europei adottano questi percorsi di transizione tra scuola e lavoro e ovunque sono considerati un ponte di collegamento fondamentale tra i due mondi, che da noi sono ancora troppo distanti o mal collegati. Nel percorso di miglioramento è prezioso, anche, riuscire a premiare le buone prassi aziendali nella ricerca del personale con riduzioni fiscali e, viceversa, scoraggiare atteggiamenti fraudolenti attraverso un aumento degli obblighi fiscali e sanzioni pecuniarie.
L’atto più importante, doveroso e urgente è sostituire, finalmente, lo Statuto dei lavoratori, fondato su logiche obsolete e strettamente legate ad un determinato periodo storico, con lo Statuto dei lavori, riforma che non può essere ancora tenuta sospesa e bloccata da un clima di sospetto e da pregiudiziali che vengono erroneamente diffuse da chi ha interesse a rimanere legato a criteri del passato. Lo Statuto dei lavori: si prefigge di estendere gli ammortizzatori sociali e diritti universali e inderogabili per tutte le tipologie di lavoro dipendente e la possibilità di normare situazioni di fatto nel reale interesse del lavoratore.
Si deve intervenire anche sulla tutela del futuro delle giovani generazioni prevedendo una base pensionistica anche per i lavoratori atipici o per chi lo rimane tanto e troppo a lungo.
Senza tralasciare, in ultimo, la valorizzazione dell’eccellenza, capitale umano fondamentale per l’Italia.
Il MCL crede da sempre fermamente in questi principi e si batte insieme a tutte le forze sane del Paese, lavorando senza sosta per il raggiungimento di questi obiettivi.
è importante guardare al domani con profondo senso di responsabilità e, soprattutto, impegnarsi per la creazione di una società che sappia liberare le energie creative dei giovani lavoratori, questo è il proposito attorno al quale costruire una strategia partecipativa e un confronto programmatico.
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