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  Un settore che non conosce crisi

Data di pubblicazione: Sabato, 5 Marzo 2011

TRAGUARDI SOCIALI / n.46 Marzo / Aprile 2011 :: Un settore che non conosce crisi

Intervista al Presidente di Federcasse, Alessandro Azzi

L’Avvocato Alessando Azzi è stato eletto, nel novembre 2003, per il quinto mandato consecutivo, Presidente di Federcasse (la Federazione italiana delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali) che rappresenta le 446 Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali italiane, presenti in 96 province e 2.298 comuni con 3.332 sportelli: un ‘colosso’ che rappresenta il 10,9 % dell’intero sistema bancario nazionale.
A lui abbiamo rivolto una serie di domande, di carattere strettamente economico, per i lettori di Traguardi Sociali.

E’ di questi primi giorni del nuovo anno la notizia della nascita della nuova “Alleanza delle Cooperative italiane”, un soggetto che unisce le coop rosse della Lega, quelle bianche della Confcooperative e quelle verdi (ex repubblicane) dell’Agci, in rappresenta di ben 43mila imprese, un milione centomila persone, e con un fatturato di 127 miliardi di euro. Quale giudizio dà di quest’iniziativa?
Il nostro giudizio non può che essere positivo. Con la nascita dell’Alleanza, la semplificazione e il rafforzamento della rappresentanza del settore cooperativo hanno fatto un importante passo in avanti. Credo difatti che sia giusto, nella attuale complessa fase economico sociale, dare sempre maggiore forza e visibilità ad un sistema che da solo, senza aiuti di alcun tipo, sta contrastando nei fatti – e con successo – alcuni effetti perversi della crisi. Esistono, sul territorio, molti ‘bisogni’ che non diventano ‘domanda’ perché non trovano interlocutori. A questi bisogni - penso all’accesso al credito a condizioni vantaggiose, alla richiesta di servizi alla persona che ne valorizzino la dignità ed a molto altro – la cooperazione dà quotidianamente risposte. Ecco allora che rafforzare la rappresentanza di sistema, rispettando l’autonomia delle organizzazioni che vi partecipano, è oggi un passaggio strategico fondamentale. Nell’interesse del Paese.

In questa Alleanza quale spazio si apre e quali prospettive per le BCC?
La Federazione Italiana delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali partecipa convintamente a questo importante progetto. Nell’Alleanza, in particolare, le BCC portano la loro conoscenza profonda delle dinamiche economiche del territorio, delle domande delle migliaia di piccoli e medi imprenditori, presentando il loro know how originale di banche cooperative. Si parla oggi insistentemente della necessità di “fare rete”. E’ un tema che riguarda il sistema-Paese, non solo le imprese cooperative. Occorre infatti tessere reti sempre più trasversali, tra mondo produttivo, mondo della cultura, società civile, istituzioni. La prossimità, la condivisione del territorio, può essere il denominatore comune su cui costruire un futuro migliore per il nostro Paese.
L’Alleanza delle Cooperative Italiane è un ulteriore esempio, sul modello di Rete Impresa Italia, per voltare pagina e guardare alla ripresa dello scenario economico con un approccio diverso.

La creazione della banca del Sud è un altro importante fatto con cui fare i conti. Con quale spirito si approcciano le BCC a questa nuova realtà e quale ruolo possono esercitare?
Il sistema delle BCC ha ottenuto un importante riconoscimento attraverso il coinvolgimento nella realizzazione del progetto della Banca del Mezzogiorno che nei prossimi mesi potrebbe entrare nella fase operativa. E’ un’iniziativa nella quale le 106 BCC nel Sud, che già operano nel Mezzogiorno con oltre 600 sportelli, potranno portare le loro competenze specifiche; su tutte, la capacità di ascoltare i bisogni reali del territorio e di fornire risposte ‘partendo dal basso’, da interventi che colgano le esigenze di sviluppo soprattutto della piccola impresa, favorendo le sinergie e le risposte in termini di canalizzazione delle risorse di finanziamento e di potenziamento del sistema delle garanzie.
E’ in questa logica che Federcasse, in stretto collegamento con Confcooperative, intende valorizzare ulteriormente la già efficace azione che sul territorio le BCC del Sud svolgono, per favorire su basi nuove lo sviluppo dell’intera area. In questo senso la possibilità di ‘fare rete’, anche tra soggetti economici diversi, come le Poste, anch’esse fortemente radicate sul territorio, può rappresentare qualcosa di nuovo e – mi auguro – di successo.

All’ordine del giorno dell’agenda politica italiana sta il dibattito sui temi del lavoro, della partecipazione, delle relazioni sindacali: quale giudizio si è fatto sulla situazione?
Siamo in una fase di profonda revisione degli schemi di rappresentanza, a tutti i livelli. E il mondo delle relazioni industriali non rappresenta un’eccezione.
Il vero problema, a mio avviso, è guardare al futuro ma senza gettar via le cose buone del passato, penso ad esempio al metodo della concertazione che oggi sembra in disuso ma che, dobbiamo ricordarlo, ha permesso a questo Paese, alla fine degli anni ’80, di riconoscersi in un progetto e di innescare quella marcia in più che gli permise di uscire da una crisi profonda, non solo economica.
In secondo luogo occorre avere visioni di lungo periodo, guardando soprattutto al futuro dei giovani, troppo spesso imprigionati – nei fatti – dentro proposte stereotipate: penso alla paradossale ‘rigidità’ di schemi contrattuali flessibili che sembrano oggi gli unici in grado di essere proposti alle nuove generazioni che si affacciano al mondo del lavoro.
Più in generale, provando a superare definitivamente il conflitto tradizionale tra ‘capitale e lavoro’, occorre inserire nei meccanismi della contrattazione forme nuove di partecipazione dei lavoratori alle dinamiche aziendali ed avviando – in questo modo – una vera stagione di crescita produttiva ed occupazionale.
Ma la concertazione non basta se non è accompagnata da un sistema integrato (che deve fare perno su ricerca, infrastrutture, logistica) capace di dare a questo Paese un nuovo impulso in termini di innovazione.

Dopo le Settimane sociali c’è una ‘priorità’, tra i tanti temi emersi, che le sembra di dover indicare?
Credo si debba riempire di significato concreto il concetto di “bene comune” che è stato ampiamente discusso a Reggio Calabria e che rischia di restare una “buona cosa teorica”. Se è vero che tutte le forze sociali, politiche, imprenditoriali sono d’accordo nell’indicare il raggiungimento del “bene comune” come obiettivo per la rinascita del sistema Italia, si deve poi essere coerenti, ovvero concreti e conseguenti.
Ricordo, a questo proposito, le priorità che come Credito Cooperativo indicammoallora: liberare l’intrapresa; rendere equa la fiscalità; costruire una efficiente rete di servizi; coltivare l’educazione; favorire l’inclusione sociale; premiare il merito. Tutto resta ancora molto valido.
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